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Gestione Casinò St. Vincent, il nodo del 'quantum' alla prova della politica

26 settembre 2024 - 10:22

In vista della decisione sulla futura gestione del Casinò di Saint Vincent, la politica deve interrogarsi anche sulla percentuale sui proventi che l'eventuale privato dovrà versare alla proprietà.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Miguel A Amutio su Unsplash

Foto di Miguel A Amutio su Unsplash

C’è un argomento sul quale non ho ascoltato il benché minimo accenno, forse è trattato nella relazione giuridica allo studio sul futuro gestionale del Casinò di Saint Vincent. È probabile e anche possibile stante la rilevanza ma, a mio avviso, è una condizione importante, in specie, nel caso di un affidamento a una società a capitale privato. È pacifico, almeno per me, che la durata della concessione non possa prescindere dal valore degli investimenti che sono, a detta dell’attuale amministratore unico, indispensabili o quasi.

Ma lo è altrettanto, ed è questo il tema su cui intendo soffermarmi, la percentuale sui proventi che il concessionario si obbliga a versare al concedente quali entrate tributarie. Non riesco neppure a immaginare un “fisso” come canone di concessione.
Mentre con la gestione alla società pubblica detta percentuale potrebbe avere minore rilevanza in quanto l’utile di gestione è dell’azionista, cioè lo stesso ente pubblico proprietario, il discorso cambia, e non poco, poiché l’utile è del gestore privato.
Mi permetto di rilevare che il discorso può cambiare in modo anche importante, il valore dell’investimento da parte del concessionario privato rappresenta in ogni caso un cespite ammortizzabile sulla scorta della durata  della concessione.
E, se le mie reminiscenze scolastiche non mi hanno abbandonato completamente, credo che il cespite influisca giustamente, tramite l’ammortamento, sull’utile di gestione.
E allora la problematica che ne deriva non può esulare dal definire, ancorché temporaneamente come mi pare sia stata la scelta del concedente nei confronti della società che introdusse i giochi americani, il quantum che in ogni caso non potrebbe essere correlato se non ai proventi di gioco così come definito dalle vigenti normative: un accordo temporaneo che gli accordi tra le parti prevedono mutabile dopo un tempo prefissato.

Sicuramente, almeno per chi scrive, non si tratta di un problema di poco conto da affrontare in quanto comporta, innanzi tutto, una normativa sul controllo dei proventi di gioco sulla regolarità  del gioco e degli incassi  alquanto serrata specialmente se la percentuale in parola fosse temporanea, salvo revisione. 
È  purtroppo una mia personale abitudine, non credo riprovevole, provare ad immedesimarmi in una problematica che io vedo e, magari, non esiste oppure è stata superata e non ne conosco il risultato.

Ho provato a descrivere, in base alla mia esperienza nel campo specifico, una questione interessante in ogni caso. Sia chiaro che non intendo, con ciò che ho scritto, insegnare ad alcuno che, certamente, ne sa molto di più. Al massimo posso aver procurato l’insorgere di un argomento da prendere in esame dopo averne avuto notizia dalla stampa locale.
Senza pretendere di avere la verità in tasca ho cercato di evidenziare quanto rammento di episodi avvenuti in passato quando gli attuali decisori non si interessavano ancora delle questioni collegate e/o collegabili alla casa da gioco e alla relativa gestione.

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