Di gioco, ma non per gioco. L'Università Link punta (anche) su corsi di laurea triennali e magistrali, dedicati all’industria del gaming, così da formare professionisti che puntino all'eccellenza. Una scelta che Andrea Coppola, professore straordinario e programme leader del corso di laurea in videogiochi, motiva così: “Riteniamo che una specializzazione riconosciuta a livello universitario in Italia sia un valore aggiunto sia all’offerta formativa dell’ateneo, sia all’intera industria videoludica, anche in funzione della radicale trasformazione del mondo del lavoro stesso. In particolare questo favorisce la crescita di un settore dalle enormi potenzialità. Formare le figure professionali dell’industria videoludica in tutte le sue forme e sfaccettature è una sfida che credo abbiamo già vinto.”
Quali sono le specifiche e nuove esigenze formative dell'industria del gaming?
“Come dicevo, l’industria videoludica è enorme e prevede l’utilizzo, l’interazione e la collaborazione di moltissime figure professionali. Il nostro scopo è quello di formarle da una parte e metterle in diretta relazione dall’altra, puntando fortemente sul workflow produttivo attraverso tanta pratica all’interno di aziende partner nel settore.”
Ritenete che l'industria del gaming possa essere uno sbocco professionale interessante e praticabile per le giovani generazioni?
“Assolutamente sì, specialmente se allarghiamo l’orizzonte in ogni forma di intrattenimento interattivo, a partire dai serious games. Il videogioco è un vero e proprio medium della comunicazione, come qualsiasi altro applicativo che prevede l’interazione con gli utenti. L’ambito è vastissimo, dall’opera videoludica propriamente detta, alla formazione, agli ambiti medici, ingegneristici, architettonici…”
Per riuscire nel lavoro servono efficienza, eccellenza e sostenibilità. Ritenete che questo valga anche per l'industria del gaming e in che modo la formazione può riuscire a raggiungere questi obiettivi?
“Certo, vale anche per l'industria del gaming: ne sono convinto al 100 percento. L’obiettivo si raggiunge con corsi mirati, pratici e soprattutto con la collaborazione delle aziende partner che offrono tirocini, stage, assunzioni e anche lo sviluppo di progetti che permettano di scrivere importanti righe sul portfolio. Non è cosa da poco.”
L'intelligenza artificiale come può aiutare l'industria del gaming e il compito di voi formatori, se ne siete aiutati?
“Come tutte le cose sì, se gestita con moderazione. Ricordiamoci che la mente umana non verrà mai sostituita. Ci sarebbero di aprire capitoli enormi su questo argomento. Preferisco considerare l’AI come uno strumento da sfruttare per migliorarsi e produrre meglio, non la soluzione definitiva ai problemi, né il modo per risparmiare denaro eliminando o sostituendo il lavoro dell’uomo. Sarebbe un errore gravissimo solo pensarlo.”
I corsi di laurea da voi organizzati a quali tipologie di studenti interessano maggiormente?
“Bella domanda. Sarebbe facile rispondere 'quelli che amano i videogiochi' ma sarebbe estremamente semplicistico e riduttivo. Tutti sono potenziali futuri studenti e futuri professionisti in questo settore, proprio per la vastità delle opportunità. L’offerta copre e analizza lo studio e la formazione in molti ambiti, da quelli molto tecnici (2D artist, 3D artist, sviluppatori, sound designer…), a quelli più concettuali (narratori, game designer, producer, concept artist), a quelli più orientati nell’ambito del marketing, del diritto e della critica giornalistica. Quindi l’interesse è molto ampio. Sarebbe sbagliato quindi presentarci e proporci semplicemente come quelli che insegnano a creare un videogioco. Dentro c’è molto, molto di più.”