Legge gioco Piemonte: è muro contro muro, e il 20 maggio si avvicina
Gli operatori del gioco proseguono le interlocuzioni con la politica per la modifica della legge piemontese, minoranza e associazioni si appellano alla Regione per bloccarla.
"Il confronto con la Regione non si ferma, ci siamo incontrati anche l'altra settimana con rappresentanti della Giunta e della maggioranza e sindacati (insieme con i delegati di Sapar, Ndr), ma siamo in un momento di stasi e i giorni corrono veloci verso il 20 maggio data che, senza interventi legislativi, segnerà la chiusura anche per le sale che son nate prima dell'entrata in vigore dal distanziometro regionale".
A restituire un'immagine precisa della corsa contro il tempo compiuta dagli operatori del gioco per supportare l'iter della proposta di modifica della legge regionale piemontese è Mario Negro, presidente onorario dell’associazione As.tro, intervistato da GiocoNews.it.
Dopo la presentazione dello studio dell'Istituto di ricerche economiche e sociali per il Piemonte secondo cui la legge vigente avrebbe portato ad una forte riduzione dei volumi di gioco con una contropartita della perdita di 'soli' 52 posti di lavoro, prosegue Negro, "abbiamo fatto avere a tutti i consiglieri regionali lo studio della Cgia di Mestre da cui si evince che, nonostante la legge, fra il 2012 e il 2020 il numero dei malati di gioco patologico presi in carico dai servizi sanitari è rimasto sempre lo stesso, intorno alle mille persone, e quando ho chiesto al direttore dell'Ires quante di loro fossero in cura anche per altre dipendenze non ha saputo rispondere. E ancora aspetto la sua risposta".
"È stato un incontro molto partecipato - riferisce Negro - e ora pensiamo di organizzare una manifestrazione di protesta, oltre a proseguire l'interlocuzione con la politica. Avremo una serie di incontri con i capigruppo di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia e presto un nuovo confronto in III commissione, per far presenti le problematiche del settore: lavoratori e imprenditori sono molto demoralizzati, il Covid prima o poi finirà ma se non si modifica la legge attuale alla fine di maggio le sale chiuderanno quasi al 100 percento".
L'ultima iniziativa a riguardo vede protagonista un gruppo di 21 associazioni, guidate dalla Commissione regionale per la Pastorale sociale e del lavoro della Conferenza episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta, che ha lanciato un appello al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e a tutta l’Assemblea regionale per chiedere che non venga abrogata la legge del 2016.
"Siamo all’avanguardia in Italia, non si torni indietro. Alla politica si chiede di trovare risposte nuove alle ricadute occupazionali. Come confermano gli stessi dati regionali, forniti di recente dall’Istituto regionale di statistica Ires e dall’Osservatorio sulle dipendenze, la legge è stata un traguardo di civiltà che ha posto il Piemonte all’avanguardia nell’attenzione alle persone e alle famiglie più fragili e ne ha fatto un esempio per le altre Regioni. Come società civile avevamo ripetutamente sollecitato e attivamente operato perché si arrivasse a tale provvedimento. Ora si registra che in Piemonte in soli tre anni (2016-2019, prima quindi delle chiusure per Covid) i pazienti in carico ai servizi sanitari sono diminuiti del 20 percento e i giocatori a rischio sono divenuti in proporzione la metà di quelli del resto d’Italia. Ciò naturalmente insieme a una forte riduzione dei volumi di denaro investito. Nello stesso tempo l’incremento del gioco online è stato inferiore a quello registrato nelle altre Regioni", scrivono le associazioni firmatarie dell'appello.
IL COMMENTO DI ROSSI (PD) - Il vice presidente della commissione Sanità Domenico Rossi (Pd), che qualche mese fa ha lanciato anche una petizione per fermare la modifica della legge regionale sul gioco, accoglie con favore l'appello del mondo associazionistico. “Ringrazio le associazioni che hanno voluto portare all’attenzione del presidente Cirio la necessità di continuare sulla linea tracciata dalla legge regionale a contrasto dal gioco d’azzardo patologico in vigore, alla luce dei nuovi dati Ires che registrano una contrazione del 20 percento dei pazienti presi in carico dai servizi sanitari.
Non siamo i soli, dunque, a chiedere di preservare l’attuale norma, che ha ridotto sensibilmente la pervasività dell’offerta di gioco in Piemonte, tutelando la salute di molte persone: sono molte le voci autorevoli che si alzano dalla società civile, che condividono con forza questa battaglia.
Come istituzioni non faremo mancare il nostro appoggio ad unica tutela della salute dei piemontesi più fragili, soprattutto a fronte della volontà da parte della Lega e della maggioranza di centro-destra di abolire e sostituire, in maniera del tutto ideologica – tenuto conto degli ultimi dati elaborati – la legge in vigore”.