Come sono cambiati i giocatori online: ne parla la psicologa Giulia Calamai
Durante il lockdown in molti si sono avvicinati al mondo dell’online cambiando approccio e comportamenti. La psicologa Giulia Calamai analizza il cambiamento dei giocatori online.
Dall’inizio della pandemia a oggi sono cambiate molte abitudini, alcune delle quali hanno interessato anche il gioco online, con o senza vincita in denaro. Nel periodo dei lockdown, infatti, il comportamento degli utenti ha subìto delle modifiche, a partire dal numero di ore trascorse online che si è intensificato. A questo va aggiunto che si è rivelato necessario l’apprendimento di nuove tecnologie legate a internet, che per molti erano sconosciute. Tuttavia, ora che il mondo si è “normalizzato” è lecito chiedersi se siamo ritornati al punto di partenza o se questi cambiamenti siano diventati parte integrante di una nuova vita. Tanti interrogativi che necessitano di un approfondimento. Ne parla a Gioco News la dottoressa Giulia Calamai, psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale presso l’istituto Ipsico (wwww.ipsico.it) di Firenze.
Durante il periodo della pandemia, oltre ad un evidente aumento di ore passate al computer, in generale come è cambiato l’atteggiamento degli utenti che giocavano online?
“Durante il periodo della pandemia, per la mia esperienza clinica, il numero di ore passato al computer si è intensificato. Pertanto, osservando un target di persone adulte, possiamo dire che i giocatori assidui, sia nel gioco in vincita sia nei videogame, hanno semplicemente aumentato il numero di ore. Difficilmente ho conosciuto dei pazienti che durante la pandemia hanno fatto riscontrare una diminuzione delle ore passate al computer. Questo discorso vale per tutti i giocatori e non soltanto per tutti quelli che presentavano delle vulnerabilità o delle dipendenze patologiche.”
Il gioco online durante il periodo di quarantena può essere stato anche un fattore di aggregazione sociale?
“Il gioco online può essere stato un fattore aggregante in entrambi i casi ma dobbiamo fare una distinzione. Da un lato ci sono quegli individui che si sono avvicinati a internet perché impediti dal normale funzionamento sociale ed era diventato fondamentale vedersi online. Le persone che ci sono arrivate in questo modo, e mi riferisco sempre a una popolazione adulta, con buona probabilità hanno ripristinato, a fine pandemia, un funzionamento normale. Diverso è invece il caso per quelli che si sono avvicinati all’online presentando una certa vulnerabilità alla dipendenza da gaming.”
Ci sono state delle tipologie di giochi che hanno avuto una preponderanza maggiore rispetto ad altre?
“In generale direi che non ci sono stati cambiamenti o inversioni di tendenze. Solitamente i giocatori sono sempre attratti da una tipologia. Ad esempio ci sono quelli che preferiscono le slot machine e ignorano altri giochi che il mercato propone, ci sono altri che preferiscono i videogames, altri ancora a cui piace il gioco di ruolo. Tipicamente il giocatore non cambia abitudini, ma continua a concentrare la sua attenzione su quella specifica modalità in cui è diventato esperto. Raramente ho visto migrare i giocatori su tipologie differenti e la tendenza è stata quella di cristallizzare la propria attenzione su una disciplina soltanto.”
Volendo fare un parallelismo tra il prima e il dopo pandemia quali sono stati i cambiamenti nell’atteggiamento dei giocatori online?
“Possiamo dire senza dubbio che il gioco su internet durante il periodo della pandemia si è molto normalizzato. Molte persone, che prima dei lockdown non concepivano il mondo dell’online, hanno cambiato comportamento ma senza che si sia aggiunto un valore negativo. Se penso al gaming online, ad esempio, mi vengono in mente tanti giovani adulti che in seguito hanno continuato a connettersi a Internet anche per una ragione prettamente economica. Per fare un altro esempio, nei giochi di ruolo si devono fare spesso delle lunghe trasferte e il fatto di poter collegarsi online viene considerato come un fattore di comodità, cosa che prima della pandemia poteva sembrare impensabile. Per un giocatore patologico, invece, questo cambiamento può aver avuto degli effetti negativi.”
Volendo tracciare un identikit di un giocatore, che tipo di cambiamenti avete rilevato?
“Per chi gioca con vincita in denaro, ad esempio, i fattori predisponenti sono aspetti temperamentali di ricerca di sensazioni forti, l’impulsività, una certa difficoltà nel riconoscere e gestire le emozioni, mentre gli amanti dei videogames presentano come tipici tratti personélogici predisponenti quello dell’introversione o delle difficoltà a instaurare relazioni sociali. Chi non presenta queste caratteristiche con maggiore probabilità non arriva a sviluppare forme patologiche di dipendenza. Tuttavia nel corso della pandemia, in base anche alla nostra esperienza clinica, chi presentava questo tipo di vulnerabilità ha amplificato questo comportamento e in certi casi è anche precipitato.”
Nel momento in cui ci siamo lasciati alle spalle il periodo dei lockdown, il profilo dei giocatori è tornato ad essere uguale a quello prima della pandemia o ha riscontrato delle differenze?
“Se consideriamo sempre un target di persone adulte, dalla mia esperienza posso dire che non si è tornati al quadro iniziale. Le situazioni a rischio sono deflagrate a volte in forme gravi di dipendenza. Chiaramente diverso è stato il comportamento di chi non presentava patologie che ha semplicemente imparato a utilizzare una tecnologia diversa.”
Per concludere quali consigli darebbe a una persona che ha compreso di essere diventata troppo dipendente da internet, e quali a una persona che vuole giocare online ma in sicurezza?
“Il consiglio che potrei dare a una persona che si trova in una situazione del genere è quello di stabilire dei confini chiari. A volte è importante predeterminare con sé stessi un limite di tempo da dedicare al gioco, sia esso gaming o con vincita. Nel caso di quest’ultimo è importante prestabilire anche dei limiti di denaro e soprattutto condividerli con qualcuno di fiducia in modo da renderli molto chiari a sé stessi e alle persone intorno. Quando questi limiti vengono in qualche modo oltrepassati arriva il primo campanello d’allarme, sintomo di una situazione che può diventare a rischio. Un esempio è il gioco notturno: spesso in quelli che diventano nostri pazienti sussiste un’inversione del ciclo sonno veglia perché vengono trascorse intere nottate e giocare. Quindi, tornando al punto iniziale, sottolineo ancora una volta quanto sia importante stabilire dei limiti e degli intervalli temporali prestabiliti.”
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