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Ciani (Pd) su Questione territoriale: 'Serve coordinamento Stato-Regioni più efficace'

13 dicembre 2024 - 11:10

Il deputato del Pd Paolo Ciani auspica una rapida soluzione della Questione territoriale attraverso il riordino del gioco fisico, sottolineando il ruolo degli operatori del settore.

Scritto da Anna Maria Rengo
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L'anno volge al termine e l'Italia ha dovuto affrontare molte sfide e scenari, sia a livello nazionale che internazionale.

A tracciare un bilancio complessivo dell'attività politica del Governo è il deputato del Pd – Idp Paolo Ciani, segretario Demos e segretario della commissione Affari sociali e componente dell'Intergruppo parlamentare sul gioco, oltre che delle commissioni parlamentari d'inchiesta sulla Gestione dell'emergenza sanitaria causata dal Covid e sulle Condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.

“Il bilancio del Governo Meloni è preoccupante: troppe scelte hanno accentuato le disuguaglianze, troppe misure hanno penalizzato le fasce più deboli della popolazione. Il Governo continua a dimostrare di non essere in grado di rispondere a questioni complesse con gli strumenti adeguati. Questo si manifesta in modo emblematico con l’utilizzo dei numerosi decreti che abbiamo imparato a conoscere, dal decreto Caivano al più recente e discusso decreto Sicurezza, che adottano una linea estremamente punitiva nei confronti di contesti che avrebbero bisogno di interventi d’altro genere: non si curano i sintomi dei problemi senza affrontarne le cause profonde”.

Cosa ne pensa dell'impianto complessivo del disegno di legge di Bilancio per il 2025 e come opererà lei personalmente e il Pd per migliorarlo?

“Parliamo di una manovra finanziaria che è stata definita di puro galleggiamento, senza visione e incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, del tutto inadeguata a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali.

La manovra ha poi dimenticato il sociale, non solo il Governo non stanzia soldi su questo capitolo ma continua a fare cassa sulle fragilità, basti pensare che l’art. 13 prevede un’ulteriore estrazione settimanale del Lotto e del SuperEnalotto, alimentando il mondo delle patologie per trarre profitto.

Personalmente ho presentato e sottoscritto diversi emendamenti, tra cui la soppressione del citato art. 13 con proposta di finanziare il fondo per le emergenze nazionali emendando il successivo art. 14, che rende più onerose le proroghe per le concessioni dei giochi in scadenza. In tema di sostegno alle famiglie, ho proposto di includere nella platea dei beneficiari del bonus bebè anche le famiglie composte da persone richiedenti protezione internazionale partendo dal fatto che l’art. 29 della Direttiva 2011/95 'obbliga uno Stato membro a provvedere affinché i beneficiari di protezione internazionale ricevano, nello Stato membro che ha concesso tale protezione, adeguata assistenza sociale, alla stregua dei cittadini dello Stato membro medesimo'.  Ho anche proposto un contributo per le adozioni di minori stranieri, l’incremento del fondo per i progetti di vita, l’incremento delle risorse per le cure palliative e, infine, in materia di cittadinanza ho chiesto la soppressione dell’art. 106 che aumenta in maniera spropositata il costo del contributo unificato che permette ai discendenti di italiani di accedere alla giustizia.”  

Tra le disposizioni in Manovra c'è anche l'abolizione del fondo per combattere il gioco patologico e dell'Osservatorio sul gioco, in favore di un nuovo fondo e di un nuovo Osservatorio che si occupi di dipendenze in senso più generale. Che cosa ne pensa?

“Si tratta dell’ennesima prova dell’incapacità di gestire problemi sociali complessi con strumenti adeguati. La decisione è stata giustificata con l’incremento del cosiddetto 'gioco legale'. Un controsenso, se pensiamo che il gioco d’azzardo coinvolge un’industria che crea dipendenza e rovina tante persone e famiglie. Abolire il fondo contro il gioco patologico e l’Osservatorio sul gioco va nella direzione opposta al decreto Balduzzi, che per primo ha tentato di regolamentare il settore, con risultati tutt’altro che trascurabili. Questa decisione conferma l’approccio superficiale del Governo verso una questione importante. Il gioco d’azzardo è una piaga sociale e per tale ragione le sue specificità vanno affrontate tramite strumenti appositi: ridurre tutto ad un generico osservatorio per le dipendenze, accorpando droga e alcol al gioco d’azzardo patologico, manifesta come il Governo non reputi una priorità la tutela delle persone che soffrono di tali dipendenze. Le analisi dell’Istituto Superiore di Sanità evidenziano una tendenza in forte crescita circa la dipendenza da gioco d’azzardo. I numeri in Italia sono impressionanti: un giro d’affari di miliardi di euro all’anno, nel 2023 si contano ben 130 miliardi, e ben 2,5 milioni di persone manifestano segni di dipendenza o rischio elevato, mentre 1,5 milioni sono giocatori patologici. Purtroppo, in questo trend spiccano molti giovani che, a seguito della pandemia, hanno iniziato a usufruire soprattutto del gioco online: il 57 percento degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha giocato almeno una volta, il 51 percento di questi lo ha fatto quest’anno.  Di fronte a certi dati come si può pensare di abolire l’Osservatorio sul gioco e il fondo dedicato?” 

Quale sarà il ruolo che potrà svolgere e le priorità che si è dato nell'ambito dell'Intergruppo parlamentare sul gioco?

“Faccio parte dell’intergruppo alla Camera sul gioco d’azzardo presieduto dal collega Vaccari. Qualche legislatura fa l’intergruppo aveva segnato l’adesione di tantissimi tra deputati e senatori provenienti da tutti i gruppi politici. Oggi la situazione è un po' diversa, e non è un buon segno. Il fatto che la tematica sul gioco d’azzardo non desti più tanto interesse è un segnale che stiamo in qualche modo cedendo alla cultura della 'scommessa', stiamo normalizzando dinamiche sempre più preoccupanti, soprattutto per i più giovani. Ecco credo che il lavoro dell’intergruppo sia quello di continuare a parlare di questa problematica, sensibilizzare, coinvolgere e cercare soluzioni ai reali problemi delle persone.” 

Il Governo Meloni sta realizzando la riforma del gioco in denaro, sia online che terrestre. Quali sono gli obiettivi che devono essere perseguiti e attraverso quali strumenti?

L’azzardo in dieci anni è stato derubricato da problema sociale, sanitario e criminale a mera questione economico-finanziaria. La prova? La riforma del gioco online è stata esaminata solo dalle commissioni economiche. E non anche da quelle per gli Affari sociali, la Salute, la Giustizia, questo anche se al suo interno contiene due articoli, uno sulle misure di 'tutela per la protezione del giocatore' e l’altra per la 'salute del giocatore'. Cioè si riconosce un problema, ma non lo si discute. Inoltre fin dall’inizio l’iter di questa legge non ha seguito il percorso auspicato. A partire dalla decisione di separare il percorso del gioco online da quello fisico: una scelta discutibile dal momento che le ricadute sulla salute delle persone sono ugualmente gravi e pericolose. È emerso chiaramente che la priorità era garantire l’invarianza del gettito fiscale. È mancata una corretta visione delle pericolose ricadute dell’azzardo. È un altro dei segnali della lontananza della politica dalla realtà della vita delle persone.” 

Nel corso degli anni si è creata una sorta di Questione territoriale in materia di gioco, con il sovrapporsi di norme locali e norme nazionali. Come la si può e deve affrontare?

“La questione territoriale in materia di gioco d’azzardo evidenzia un problema che va affrontato con una visione equilibrata e una strategia chiara. È vero che il sovrapporsi di norme locali e nazionali ha creato difficoltà agli operatori, ma non possiamo ignorare che l’obiettivo principale deve essere quello di tutelare la salute pubblica e contrastare il gioco patologico. Per affrontare questa situazione, credo sia necessario un coordinamento più efficace tra Stato e Regioni. Da un lato, serve una normativa nazionale che stabilisca principi chiari e inderogabili, come limiti sulla pubblicità, distanze minime dai luoghi sensibili e orari di apertura. Dall’altro, occorre lasciare alle amministrazioni locali un margine di adattamento per rispondere alle specificità dei territori, ad esempio dove il gioco d’azzardo ha avuto impatti particolarmente negativi. Lo Stato non può rinunciare alla propria responsabilità di ridurre l’impatto sociale del gioco, specialmente nei contesti più vulnerabili. La mia posizione resta chiara: prima di tutto la tutela delle persone, soprattutto dei più fragili.”

Quale è il contributo che gli operatori di gioco possono e devono dare nel processo di riforma e nella promozione del gioco responsabile?

“Il contributo degli operatori è fondamentale, ma deve essere orientato in modo chiaro verso la tutela delle persone e il contrasto delle derive patologiche. Gli operatori, essendo concessionari dello Stato, hanno la responsabilità di dimostrare che il loro operato non punta solo al profitto, ma anche alla salvaguardia della salute pubblica e del benessere sociale. Innanzitutto, possono collaborare attivamente con le istituzioni per definire regole chiare e applicabili, partecipando alla costruzione di un sistema che limiti le occasioni di gioco d’azzardo e riduca i rischi di dipendenza. Questo include sostenere misure come limiti rigorosi agli orari, distanze dai luoghi sensibili e il divieto di pubblicità aggressiva. Infine, il loro contributo deve essere anche economico: parte dei profitti generati dal gioco legale deve essere destinata a programmi di riabilitazione per i giocatori patologici e a campagne educative, soprattutto rivolte ai giovani. Il gioco responsabile, che per me rappresenta una contraddizione in termini ma tant’è, non deve essere solo uno slogan: deve diventare una prassi concreta e verificabile. Gli operatori devono dimostrare di essere alleati, non ostacoli, in una battaglia che mette al centro la dignità e la tutela delle persone.”

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