La vista dalla Obama Suite, come cambia il sogno Wsop con GGPoker
Marco Trucco, manager dell’igaming di esperienza internazionale è anche columnist di Gioco News magazine: ecco il suo profilo del numero uno di GGPoker.
Era il sette di luglio del 2010 e nella Obama Suite, la penthouse del Caesars da 30k a notte, c’eravamo io, Dario Minieri, Luca Pagano, Cristiano Blanco, Alberto Russo e un’altra cinquantina di pokeristi della prima ora in gara al Main delle WSOP, quelle in cui Filippo Candio sarebbe arrivato quarto. Era la festa di Everest Poker per gli italiani. Ora, a organizzare feste sono una pippa, ma con una terrazza suprema su Vegas, un budget di altri 50k per un mago, un DJ e open bar, ci riesco a farla venir bene pure io. Difatti, dopo quindici anni incontro ancora persone che mi dicono “ma ti ricordi...” con i lucciconi agli occhi per i glory days del poker.
Mentre eravate tutti al mare, GGPoker – dove ho lavorato fino a un anno fa circa – ha acquisito le World Series of Poker per 500 milioni di dollari. Ho deciso di scrivere un po’ che effetto mi fa, dato che le WSOP sono state un brand che mi ha segnato e, dato che ho avuto la possibilità di conoscere bene Michael Kim, il fondatore, proprietario unico e forza motrice di GG, un’azienda che ha portato dal nulla alla leadership incontrastata in soli cinque anni.
Il deal non è arrivato a sorpresa, perché è dal 2020 che GG era diventata non solo il main sponsor ma anche il principale partner di Caesars nell’organizzazione e nello sviluppo dell’evento, oltreché la piattaforma internazionale per le qualificazioni online fuori dagli USA. Durante il mio lavoro in GG per l’Europa ho realizzato la partnership con Holland Casino per le WSOP Circuit di Venlo e Rotterdam, gestito quella con il King’s Casino per le WSOPE e battuto il terreno per numerosi altri eventi proprio in prospettiva della conclusione di questa acquisizione. Non è stata una trattativa facile e non è andata in porto prima, però Michael Kim sapeva che, un giorno o l’altro, con calma e pazienza, le WSOP sarebbero state sue, e alle sue condizioni.
Dovete capire che, ancora prima di essere un businessman, è un poker player. Non nel senso che gioca, ma nel senso che ragiona come i giocatori, li capisce nelle loro idiosincrasie e nelle loro abitudini. Ascolta i giocatori più sharp, ma soprattutto ascolta i gambleroni, e poi molto raramente fa ciò che gli propongono (sia gli uni che gli altri): decide lui e, con notevole coraggio, impone ciò che crede sia meglio per il sistema. Quello che non fa è accontentare la platea anarchica dei pokeristi, ognuno dei quali vorrebbe un sito un po’ diverso, un’opzione nuova, la possibilità di scegliere questo e quello, un torneo in crociera o la variante esotica che giocano tre gatti in Svezia. No, no: decide lui. Quando non funziona, lo capisce e prova un’altra opzione.
Nello stesso modo, posso dire che tutta la parte live di GGPoker è stata gestita finora da lui in prima persona, quasi da solo e nei minimi dettagli, dagli schedule dei satelliti di qualificazione online alle strutture degli eventi, pur sapendo benissimo che il poker dal vivo rappresentasse una voce di costo, non certo di profitto, per GG.
Dovete immaginare una persona di trent’anni che, come molti di noi, nel 2010 guardava Poker After Dark in TV e leggeva i blog sulle WSOP su PokerNews, ma che, quindici anni dopo, ha comprato sia Poker After Dark sia le WSOP. La differenza è che molti lo considererebbero il coronamento di un sogno personale. Molti andrebbero in giro a petto gonfio a mostrare il giocattolo e organizzerebbero party nella Obama Suite ogni weekend.
Invece, a mio avviso, per Michael Kim, è, molto pragmaticamente, una spesa necessaria che il leader di mercato deve assumersi per far crescere il poker: un dovere, una responsabilità, un compito di cui avrebbe fatto anche volentieri a meno ma necessario “per il bene del poker”.
Mentre finora GG ha beneficiato di una PokerStars che trainava il business e spendeva per creare nuovi giocatori, la torcia è passata a lui. Mi aspetto cambiamenti anche drastici nelle WSOP. Più o meno la stessa differenza che c’era tra la vecchia Poker After Dark e Game of Gold.
Mi aspetto che i tradizionalisti si strapperanno i capelli. Mi aspetto proteste, scioperi e casini. Mi aspetto che alcune novità andranno male e mi aspetto genialate. Mi aspetto DNegs crocifisso all’incrocio tra Dean Martin e Sinatra Drive.
Ma se il poker ha una chance di tornare a volare come nei glory days, fidatevi: l’unica possibilità è che ci riesca Michael Kim.
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