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Il futuro del sistema concessorio italiano, tra risorsa e peso per lo Stato

06 maggio 2024 - 11:25

L'Italia si distingue da sempre all'interno dell'Unione europea per l'adozione del sistema delle concessioni pubbliche che rappresentano una risorsa effettiva per lo Stato: nonostante i vari pasticci all'italiana, come nel caso dei giochi, dove il paese eccelle ma fa confusione.

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Le concessioni sono un importante strumento attraverso il quale lo Stato delegata la gestione di servizi o infrastrutture ai privati in cambio di un canone di concessione. Il valore di molte società privatizzate dallo Stato italiano, d’altro canto, fa perno proprio sui flussi finanziari che lo sfruttamento di queste concessioni può garantire. Quello che fa riflettere in questo periodo è come in Italia si stia procedendo in ordine sparso sui criteri per la riassegnazione. Comincia così, con queste parole e riflessioni, l'interessante analisi condotta da IlSole24Ore sul sistema italiano delle concessioni a cura di Laura Serafini, che evidenzia come la situazione italiana sia spesso “frutto di spinte contrapposte di interessi, di incapacità dello Stato di garantire i controlli, di richiesta di procedure competitive, talvolta spinte dalla Commissione europea (come nel caso delle concessioni balneari). Altre volte gare che ci siamo autoimposti a differenza di quanto accade in qualsiasi altro paese europeo, come nel caso delle concessioni idroelettriche”.
Il focus e lo scopo dell'articolo pubblicato dal quotidiano economico riguarda l'istituto generale delle concessioni, e non tocca nello specifico (in nessun modo, putroppo) quelle dei giochi pubblici, con un chiaro ed esplicito riferimento alle prossime scadenze di interessa nazionale (e internazionale) che interessano altri generi di concessioni che vanno a scadenza a breve: le geotermiche da rinnovare entro il 2025; quelle per le reti di distribuzione elettrica sono in scadenza nel 2030 ma il decreto Bersani prevede che entro il prossimo anno vadano stabilite le regole in base alle quali riassegnarle. Ma è interessante il rilievo che viene fatto sul “nonsense” di alcune situazioni che emergerebbe da vari confronti. Il decreto legge Energia approvato a fine 2023 aveva previsto per esempio l’introduzione di un percorso parallelo rispetto alle gare per riassegnare le concessione. Nella sostanza l’ente concedente – le Regioni (sempre loro, come nei giochi!) - può riassegnare la concessione all’operatore uscente a fronte di un impegno significativo in nuovi investimenti. Il percorso è stato approvato per le concessioni geotermiche, ma non per quelle idroelettriche. Complice il fatto che il target delle gare per l’idroelettrico era diventato una milestone del Pnrr. Così in quest’ultimo settore è il caos: consegnare la gestione di risorse cruciali per le sorti del paese, come acqua ed energia elettrica, a investitori esteri (come previsto dalle gare europee) può sembrare, in questi tempi di rincorsa per l’indipendenza energetica del paese, un esercizio masochistico. Nei fatti è tutto bloccato da una pioggia di ricorsi. Per le concessioni geotermiche (oltre 30 concentrate in Toscana e gestite da Enel Green Power) – continua ancora l'analisi del Quotidiano - è invece partito un tavolo di confronto con la Regione che si deve concludere a giugno. L’auspicio è che il caos che si è aperto sulle concessioni idroelettriche non sia replicato con la riassegnazione delle concessioni per la distribuzione di energia elettrica. La difficoltà di introdurre un nuovo binario rispetto alle tre forme previste dalla legge sulla concorrenza per l’idroelettrico – e cioè gara tout court, affidamento a una società mista pubblico-privata oppure project financing – è legata al fatto che nessuno sinora ha intavolato un negoziato con Bruxelles per rivedere il target del Pnrr, spiega ancora il quotidiano.
E' quindi evidente che il lassismo dello Stato italiano nei confronti del gioco pubblico, (aggiungiamo noi), non è un trattamento esclusivamente riservato a tale industria, ma si ritrova tristemente nell'approccio generale che vale in gran parte dei settori dell'economia nazionali. Anche in quelli altamente (o potenzialmente) strategici, come nel caso dell'energia. Figuriamoci dunque cosa può accadere (e puntualmente accade) nei confronti di un settore potenzialmente scomodo come quello dell'azzardo (utilizzando volutamente il termine nefasto). Soprattutto se e quando ci si mette di mezzo il populismo. E qui diventa impossibile non richiamare il caso delle concessioni autostradali. Dopo che le vicende di Autostrade per l’Italia hanno portato il governo a rinazionalizzarne il controllo con l’acquisto da parte di Cdp, sotto la guida dell'esecutivo da parte del Movimento 5 Stelle. Per un autentico pasticcio all'italiana, dove però emerge un approccio difforme rispetto alla linea generale: se, infatti, in altri settori si aspira alle gare per attirare anche investitori esteri, in questo settore la vocazione per il pubblico prevale. Nelle scorse settimane il Mit ha varato la costituzione di Autostrade di Stato, nata dalla costola di Anas che detiene partecipazioni in cinque società concessionarie del Nord Italia a capitale misto che applicano pedaggi. L’ambizione di questo soggetto sarebbe quello di aggiudicarsi concessioni in scadenza o quelle di nuove tratte da realizzare. Frattanto il Mit sta lavorando a una riforma che abolirebbe il sistema delle tariffe per ripagare gli investimenti: sarebbe lo Stato a pagare il concessionario con una somma “upfront” e riceverebbe lui le tariffe (tenendole calmierate) e non il concessionario. Per un altro interessante cantiere di riforma dell'impianto concessorio che potrebbe essere di interesse anche per altri comparti.
Del resto, sarebbe opportuno ricordare anche un altro aspetto normativo: ovvero che il decreto Bersani del ’99 prevede(va) “l’emanazione entro il 2025 di un regolamento di esecuzione del ministero dell’Industria” per “stabilire modalità, condizioni e criteri per il rilascio delle nuove concessioni da affidare sulla base di procedure di gara da indire nel rispetto della normativa europea in materia di appalti pubblici”. A quel punto, però, di un altro aspetto si dovrà tenere conto: e cioè il fatto che Bruxelles nei mesi scorsi ha inviato al governo italiano un documento in cui si sollevano perplessità sull’utilizzo delle procedure del project financing adottato in Italia per via delle implicazioni sugli aiuti di Stato. Dunque, potrebbe essere necessario rimuovere il project financing dal novero delle modalità di gara. 
Insomma, il futuro del sistema concessorio in Italia è più solido che mai, dopo le recenti e varie riaffermazioni in tutti le sedi, anche nello specifico campo dei giochi (come è stato cristallizzato anche in occasione della recente emanazione della Legge delega di riforma fiscale): quello che potrebbe cambiare, tuttavia, è il modo di gestire e concepire le varie concessioni e le relative gare. E qui la partita potrebbe interessare anche il mondo del gioco. Proprio nel momento in cui l'asticella sul mercato si è innalzata in modo tutt'altro che banale, pensando ai 7 milioni di base d'asta previsti per il rinnovo delle concessioni del gioco online e, soprattutto, al miliardo di euro (!) messo a budget dall'esecutivo per il rinnovo della gara del Lotto, rispetto alla quale si attendono sviluppi già a partire dal rientrno dalla pausa estiva. Insomma, in attesa di vedere cosa accadrà nel 2025 (e col riordino), già quest'anno, ne vedremo delle belle.

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