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Controlli e casinò, doppia operazione su costi produzione e rischio impresa

24 dicembre 2024 - 11:05

L'analista di gaming Mauro Natta esamina il tema dei controlli in merito al costi di produzione e del rischio di impresa nei casinò.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Alina Kovalchuk su Unsplash

Foto di Alina Kovalchuk su Unsplash

L’aver fatto cenno al mio periodo lavorativo con incarichi amministrativi,  mi riferisco a contabilità e bilancio, mi ricorda una particolarità non credo unica ma che, senza dubbio, può venir comoda in tempi di, mi si permetta la definizione, vacche magre e che oserei consigliare in tutta tranquillità.
In contabilità, anche se non si parlava ancora di diversificazione intesa come ricerca di nuovi giochi, forse perché non ve n’era necessità, mi ricordo che erano in funzione due operazioni, una contabile e una extra contabile mirate al controllo dei costi di produzione e del rischio di impresa.
La prima consisteva nel dedicare ad ogni manifestazione una scheda per evidenziarne i costi e, in specie, quelli per ospitalità relativi al soggiorno degli ospiti. Infatti le manifestazioni non erano numerosissime ma importanti tipo, ad esempio, le Grolle d’oro del cinema e, quasi tutti i mesi le gare di chemin de fer.

Per queste ultime l’attenzione era dovuta alla correlazione tra l’investimento e il ritorno non tanto per i risultati ascrivibili all’esito del gioco quanto alla verifica di ciò che era collegabile al rischio di impresa sito nell’operato dell’ufficio cambio assegni.
E qui passo all’annunciato extra contabile. Allora la gestione del Casinò di St. Vincent era affidata al privato, Sitav Spa, non era rilevante se i giocatori complessivamente avevano vinto ma se il cambiato era, come si diceva allora, solo da leggere nel senso di attendere a presentarlo per l’incasso anche perché era possibile leggerne la provenienza.

Sicuramente l’operato dell’ufficio cambio assegni, agendo sulla scorta di un apposito regolamento, non avrebbe potuto essere responsabile ma le esigenze imponevano una attenta valutazione di alcuni accadimenti e il concedente mi pare riconoscesse la possibile minusvalenza tramite un contributo ad hoc. 
Il compito extra contabile si completava con le informazioni  relative ai titoli di credito e ogni altra operazione agli  stessi collegabile. Personalmente   ho sempre ritenuto molto valido operare in quel senso per garantire nel miglior modo possibile la continuità delle presenze importanti.
Ponendo mente a quanto precede, penso più comprensibile e accettabile il ragionamento che, a fronte di un sicuro beneficio per il concedente dato dai risultati di gioco estranei da quanto operato dal cambio assegni, l’ente pubblico proprietario partecipi contribuendo, forfettariamente, ai costi del concessionario.

Torno alla indicazione di una scheda per ogni manifestazione mirata all’incremento dei ricavi di gioco desidero precisarne la molteplice utilità.
Non ritengo prioritario il risultato complessivo del gioco e ricordo che un anziano direttore diceva che le vincite dei giocatori sono come prestiti ad alto interesse e, congiuntamente, non dimentico che all’epoca più importante di ogni altra osservazione era per il ricavato  dello chemin de fer; indubbiamente non va sottaciuto che i tempi sono cambiati e molto.
Chiaramente quanto descritto riferendolo ai nostri tempi mi pare sempre maggiormente adeguato al conteggio di tutti i risultati tavolo per tavolo e aggiungo l’opportunità, tenuto conto della collocazione del tavolo nel senso di quelli vicini, di cambiarne, con la dovuta calma, la posizione. Ritengo che l’installazione  delle telecamere non concorra a creare difficoltà oggettive e molto probabilmente ne vale la pena, anche perché tentar non nuoce.

Forse la nostalgia di vecchi tempi mi spinge a richiamare l’attenzione sul confronto che si potrebbe fare tra il punto banco e lo chemin de fer da qualche anno a questa parte e, in particolare, là dove lo chemin non è ancora in funzione.
Non credo, pur se il mercato pare darmi torto, che il ritorno al passato nell’ambito ragionevolmente corretto della diversificazione dell’offerta e non soltanto di giochi, si possa ritornare a una  riproposizione di qualcosa che rammenta tempi migliori.

A conclusione di questi miei modesti interventi privi, o quasi, di numeri come al solito, desidero notare che questi sono stato improntati a due principi: la natura giuridica delle entrate di cui trattasi che imporrebbe, come evidenziato, un controllo severo e la loro considerazione della loro destinazione finale da parte dell’ente pubblico periferico, l’unico che può essere autorizzato nel ruolo costantemente in discorso.
Gli accennati principi ritengo di averli estrapolati dalle disposizioni di legge contenuti nel Dm n. 318 del 1986 e, ancor prima, dai decreti che ne vedono, ad iniziare da 1927, la chiara indicazione dell’utilizzo. Meglio tardi che mai e, finalmente, ho potuto leggere di entrate tributarie riferite a quanto il concessionario versa all’ente pubblico periferico titolare della casa da gioco, così non sono più il solo che, quasi annoiando, ha ricordato la natura giuridica di dette entrate. Certamente detta qualificazione discende dall’art. 19 del Dm n.  318 del 1986 convertito in legge n. 488 del 1986.

L’interesse che avevo dimostrato nasce anche dal periodo particolare nel quale hanno operato il casinò di Campione d’Italia e, sino alla fine dell’anno in corso, quello di Saint Vincent. 
Molto probabilmente perché al casinò valligiano ho lavorato dal 1959 al 2000 e risiedo ancora in Valle d’Aosta; questa situazione mi ha portato ad approfondire ciò che riguarda la citata natura giuridica tramite la ricerca della documentazione che internet ha permesso di consultare.
Uno dei miei convincimenti, credo il più fondato, in materia di controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi, trova una ampia dimostrazione in un elaborato reperibile in internet a opera dei controllori comunali di un casinò italiano; lascio al lettore la ricerca fra tre possibili risultati.
Inizio dalla Legge regionale n. 36 del 30 novembre 2001 che, all’art. 10, lett. b) recita: “i proventi spettanti alla Regione a titolo di entrata di diritto pubblico... ” ciò in tema di Disciplinare, il regolamento tra concedente e concessionario.
Il disciplinare, in tema di proventi di gestione, conferma che i proventi di cui al punto precedente assumono al momento del versamento natura di entrate di diritto pubblico.

Nel paragrafo “Controlli” possiamo notare che nessun tavolo può essere aperto o chiuso senza la presenza di un rappresentante di Regione nominato dal Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta.
Mi pare si possa, a questo punto, asserire pacificamente che il controllo della quota spettante alla Regione, al di là della percentuale, deve iniziare dall’intero sul quale, a posteriori, si procede al conteggio.
Detto questo, passo al citato elaborato che contiene per ogni gioco (ove possibile, escluso ad esempio, i tornei di poker): gli introiti, le mance, l’importo dei contanti cambiati al tavolo dai giocatori, le ore lavorate, il rapporto tra mance ed introiti, il rapporto tra introiti e  contanti, quello tra introiti e ore lavorate e l’incidenza sul totale dei proventi. Il tutto rapportato ad anno solare.

È agevole pensare che l’immissione dei dati avvenga giornalmente e il programma preveda la possibilità di effettuare conteggi relativi a periodi più brevi.
Personalmente aggiungerei, e lo propongo sempre, l’incidenza dei ricavi slot sul totale in quanto trattasi di un elemento di riferimento in occasione di un controllo suscitato da eventuali dubbi o perplessità sorte a seguito di risultanze a prima vista, irregolari.
Il mio ultimo articolo cercava di articolare le procedure con le quali tentavo di portare a termine il controllo a posteriori in ordine alla regolarità del gioco e dei relativi incassi.

Ho provato ad articolare e descrivere come intendo il controllo in parola e in quale modo considero possa e/o debba essere svolto. Così come sempre sostengo il concedente non può obbligare il concessionario privato, forse quello pubblico, a utilizzare una determinata metodologia. Quella che ho illustrato ho cercato di farlo a mio avviso, partendo da una serie di dati che sono indispensabili ad entrambi agli aventi causa, se opportunamente integrata potrebbe fornire a gestore tutta una serie di elementi estremamente utili in tema di politica produttiva e anche molto di più.

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