Ebitda, casinò di Campione e di Sanremo a confronto
Una disamina dell'Ebitda del Casinò Campione d'Italia nel 2017, anno che precede la dichiarazione di fallimento, a confronto con quello del Casinò di Sanremo.
Scritto da Amr
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All'analisi dei dati, il piano concordatario, che comprende anche l’anno 2017, è piuttosto sconcertante. Il Casinò di Campione d’Italia (vedi tabella sottostante), nell’anno precedente alla richiesta di fallimento, era palesemente ancora in “salute” e capace di produrre flussi di cassa molto positivi.
Questo appare evidente comparando per esempio i risultati del Casinò di Campione d’Italia con quelli del Casinò di Sanremo che, negli ultimi anni si è imposto come uno dei Casinò nazionali con la maggiore “solidità” dei propri conti.
In effetti, con una analisi estremamente veloce, si vede come l’Ebitda (inteso come margine al lordo di Isi, contributo al Comune e ammortamenti) del casinò ligure sia superiore al 22 percento, dunque oltre la soglia di eccellenza del 20 percento.
Per una migliore comprensione di questo dato ci rifacciamo a quanto ricaviamo dalle fonti di economia aziendale.
Come interpretare l’Ebitda
Il valore del reddito operativo aziendale cambia a seconda del risultato in percentuale:
inferiore al 10 percento rispetto al fatturato = valore non brillante;
tra 10 e 15 percento = valore discreto;
tra 15 e 20 percento = buon risultato;
superiore al 20 percento = risultato ottimo di un'azienda potenzialmente in grado di crescere senza dover ricorrere a debiti nel breve/medio termine.
Quindi nel 2017 il Casinò di Campione di Italia aveva un Ebitda del 21 percento. Un risultato che, probabilmente, non ha mai portato al fallimento di un’azienda, perchè vi sono solide potenzialità per rimborsare un debito. Come del resto ha sottolineato una delle figure centrali del procedimento di omologazione del concordato, Stefano d ’Amora.
E, se prendiamo sempre come riferimento il Casinò di Sanremo, anche l’incidenza del costo del personale non era cosi’ “starata”, Anzi dopo la riduzione di costo promossa dall'allora amministratore delegato Marco Ambrosini, nel 2018, che seguiva quella del 2012, l’incidenza del costo del lavoro era solo 2 punti percentuali superiore a quella del Casino’ di Sanremo.
In realtà, nella recente storia dei casinò nazionali, una reale anomalia dell’incidenza del costo del personale si è avuta al Casinò di Saint Vincent. Ma, in quel caso, il valore era nell’ordine del 74 percento, come aveva comunicato l'allora amministratore unico della Casa da gioco valdostana, Giulio Di Matteo, mentre lo standard di settore, per i casinò nazionali, si è sempre attestato nell’ordine del 50 percento.
Poteva essere evitata la chiusura?
In particolare se un’azienda, con meno di 100 milioni di euro di fatturato annui ne produce oltre 20 di flussi di cassa positivi?
Il Casinò di Campione d’Italia è stato per anni il migliore in termini di performance di mercato, crescendo da una quota di mercato del 22 percento (2007) a oltre il 32 percento (2017) in 10 anni. Con circa 90 milioni di euro di fatturato “conquistato” nell’arena competitiva.
In tutta questa vicenda sicuramente ha nociuto il fatto che il Casinò di Campione di Italia fosse divenuto lo strumento per contrasti e denunce e oggetto di appetiti di diverso colore.
Ma restiamo alla situazione attuale. Nel 2022 il Casinò di Campione ha perso 53 milioni di fatturato sul 2017 e “tagliato” il costo del personale di 35 milioni di euro (30 rispetto al “piano Ambrosini” del 2018). Attendendo l’approvazione del bilancio 2023, è comunque evidente che il “cuore” della capacità di rimborso del debito sia dato dalla revisione del “quntum” a livelli di piena sostenibilità, come previsto dal piano in continuità.
Capacità che, visti i numeri , avrebbe avuto anche la gestione pre 2018, con una definizione sostenibile del “quantum” stesso (come dice, appunto, l'advisor Stefano D’Amora). Magari tenendo conto, nonostante le specificita’ di Campione, dei fabbisogni standard comunali, che in questi anni si sono imposti.
Questa capacità di gestire il rapporto Comune/Casinò , è stata il “fiore all’occhiello” della gestione sanremese.
Va comunque sottolineato che nel 2016 (con bilancio approvato a giugno 2017), il Comune di Campione d’Italia aveva richiesto al Casinò 11 milioni di euro (7 di Isi e 4 di contributo) perchè poteva valersi del contributo statale fino a 300 milioni di euro complessivi, divenuto allora strutturale, legato alle problematiche del cambio (anche oggi “centrale” nel bilancio comunale) e aveva finalizzato delle importanti alienazioni (poi cancellate dalla gestione comunale successiva), riportando a una situazione di sostanziale equilibrio il bilancio della Casa da gioco.