Gestione Casinò e Comune e Campione, ecco le nuove accuse della Procura
Ecco il dettaglio delle accuse mosse ai sedici indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione di Comune e Casinò Campione dal 2013 al 2018.
Sedici indagati per i quali si sono concluse le indagini preliminari, nell'ambito nel procedimento penale sulla gestione del Casinò e del Comune di Campione d'Italia dal 2013 al 2018. A condurre le indagini, sempre la Procura di Como, che ha proceduto, in alcuni casi, a una diversa qualificazione dei reati dell'inchiesta originaria per la quale è in corso il processo (il 21 marzo la prossima udienza), essendo nel frattempo intervenuto il concordato preventivo che ha scongiurato il rischio fallimento, e ipotizzando dunque diverse tipologie di bancarotta. Vengono invece riprese le argomentazioni dell'originario avviso di garanzia per quanto riguarda la valutazione del marchio e l'usufrutto del palazzo.
IL DETTAGLIO DELLE ACCUSE
Come notificato agli indagati, Massimo Ferracin (membro del Cda del Casinò Campione dal 2012 al 2014 e poi presidente del Cda dal 2014 al
2017), Carlo Pagan (Ad del Casinò dal 2010 al 2017, oltre che Dg dal 2010 al 2012), Antonella D'Aniello (componente Cda Casinò dal 2014 al 2017) ed Emanuela Radice (componente Cda Casinò dal 2014 al 2014 e capo area economico finanziaria del Comune di Campione dal 1998 al 2018), Giampaolo Zarcone (componente del Cda del Casinò dal 2014 al 2017 e segretario del Comune di Campione dal 2009 al 2017), Giampaolo Brianza (sindaco del Casinò dal 2011 al 2014 e presidente del collegio sindacale dal 2014 al 2014) e Mauro Invernizzi (presidente del collegio sindacale del Casinò dal 2011 al 2014 e sindaco effettivo del Casinò dal 2014 al 2017) sono stati oggetto di indagine perché "in concorso morale e materiale tra loro (...) cagionavano con dolo e per effetto delle operazioni dolose" lo "stato di insolvenza di Casinò di Campione Spa, ammessa dal tribunale di Como alla procedura di concordato preventivo il 15 giugno 2021, determinato da debiti liquidi, scaduti ed esigibili non inferiori a 133.593.306 euro".
Tra le operazioni nel mirino della Procura, essi "protraevano l'attività di impresa in presenza di un patrimonio netto negativo e una situazione di dissesto finanziario già palese al 31.12.2011" o, ancora, nel 2014, indicavano nello stato patrimoniale, alla voce "Patrimonio netto", il valore negativo di 26.272.389 euro in luogo dell'effettivo valore negativo di 78.424.912 euro" determinato dall'utilizzo di "false valutazioni" sul "conferimento di marchi per un valore di 22,7 milioni di euro in luogo del valore effettivo pari a 0 euro, usufrutto decennale sull'immobile municipale conferito al valore di 67.225.116 euro in luogo del valore effettivo pari a 38.772.594 euro". Situazione analoga nel 2015, quando il patrimonio netto indicato nello stato patrimoniale era stato di 78.109.924 euro anzichè "l'effettivo valore negativo di 34.963.691 euro", così come per il 2016 il patrimonio netto indicato era di 73.773.896 euro in luogo dell'effettivo valore negativo di 39.299.720 euro.
L'atto si sofferma poi su Carlo Pagan, asserendo che lo stesso "dissipava il patrimonio di Casinò di Campione" attraverso una serie di operazioni economiche, tipo pagamenti di "fatture riferibili a costi di ospitalità" nei confronti di "soggetti risultati assenti nell'archivio informativo degli accessi alla Casa da gioco" (c'è da ricordare che a volte i clienti Vip portano con sè accompagnatori o accompagnatrici che non giocano), oppure perché "ometteva di riscuotere crediti per un importo non inferiore a 2.015.958 euro costituito da titoli di credito nulli", o ancora perché autorizzava nel 2016 il passaggio a perdita di alcuni crediti vantati dalla Casinò per complessivi 833.524 euro. Secondo il procuratore della Repubblica Antonia Pavan, sono poi "incoerenti con l'attività svolta dal casinò" eventi, costati 39.835 euro, come "La Cina a Campione d'Italia" o, tra gli altri "I media cinesi a Campione d'Italia", rivolti dunque al mercato cinese, che si sa essere fortemente interessato al gioco, tanto da avere rappresentato il 15 percento degli ingressi al Casinò.
Quanto a Marco Ambrosini, gli viene contestato, in qualità di amministratore unico del Casinò dal 2017, di aver dissipato il patrimonio del Casinò, attraverso una serie di operazioni, come aver pagato "svariate fatture riferibili a costi di ospitalità" nei confronti "di soggetti risultati assenti nell'archivio informatico degli accessi alla Casa da gioco", o anche di avere omesso di riscuotere crediti per un importo pari a 300mila euro concessi a un cliente, o ancora per avere contabilizzato 19mila euro di costi per l'ammodernamento di una della sale da gioco, "perseguendo una finalità in contrasto con le oggettive situazioni economiche e finanziarie dell'azienda".
Assieme al consigliere delegato della società Lebacom Leone Gennaro, Ambrosini è inoltre stato oggetto di indagine per avere distratto dal patrimonio del Casinò, era il 2015, 15mila euro, versati appunto alla Lebacom per un corrispettivo che la Procura ritiene riferito "ad operazioni oggettivamente inesistenti".
L'atto di conclusione indagine è stato inviato anche ai due ex sindaci del Comune, Maria Paola Piccaluga e Roberto Salmoiraghi, al direttore generale della Banca popolare di Sondrio Mario Alberto Pedranzini, al vice direttore Giovanni Ruffini, all'istruttore fidi e procuratore Fulvio Maxenti, al direttore dell'agenzia di Campione della Bps Alberto Saldarini (fino al 2015) e al suo successore Domenico Ramanzina, perché, assieme con Carlo Pagan e poi Marco Ambrosini, eseguivano delle operazioni economiche "finalizzate a effettuare pagamenti preferenziali per complessivi 7.375.224 euro in favore dei creditori Comune di Campione d'Italia e Banca popolare di Sondrio allo scopo di favorire i predetti creditori in danno degli altri titolari di crediti complessivamente quantificati a 21.100.878 euro (...) oltre all'Erario dello Stato nei cui confronti la società risulta aver maturato debiti liquidi ed esigibili (...) per oltre 9 milioni di euro.
L'ITER - Persone giuridiche offese, nel procedimento sono il Comune e il Casinò di Campione d'Italia. Ora che le indagini si sono concluse, gli indagati hanno venti giorni di tempo dalla notifica per presentare memorie o anche per chiedere al pubblico ministero il compimento di atti supplementari di indagine, ma anche per chiedere di essere sottoposti a interrogatorio.
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