Casinò, il supporto dei dati storici alla politica produttiva
Per avere utili indicazioni in materia di politica produttiva serve il supporto di dati, nel lungo periodo.
La rilevanza di un controllo efficiente sulla regolarità del gioco e degli incassi nei casinò si manifesta allorché si pensa e si deve riflettere sulla eventualità di dare in concessione la gestione di una casa da gioco. Con ciò non intendo assolutamente che non sia utilissimo in tutte le occasioni, in specie quando il trend del mercato consiglia e/o suggerisce una più attenta valutazione dell’offerta.
Ed eccoci così ad affrontare un compito che non solo riguarda la possibilità ventilata ma ogni momento dell’attività e in qualsiasi modalità gestionale, a fronte della natura giuridica delle entrate di cui trattasi, non può e non deve avere che una qualità: una impostazione tale da permettere un controllo totale e non solo sulla regolarità del gioco. È comprensibile e, conseguentemente condivisibile, che una metodologia che non fornisce tutti i risultati tali da garantire la regolarità degli incassi, torna a discapito del concedente!
Nella mia lunga frequentazione delle case da gioco ho potuto verificare solo la modulistica in uso al casinò di Venezia che, per ogni tavolo, comprende il risultato netto e le mance.
I controllori comunali del casinò di Sanremo, per la casa da gioco, hanno i risultati dei tavoli, delle mance, dei contanti cambiati dai giocatori direttamente al tavolo, il rapporto tra mance e risultati netti e tra questi e i contanti, e l’incidenza di ciascun gioco sul totale dei ricavi tutto riferito ad un anno solare intero. Non conosco se il conteggio viene effettuato anche per altre scadenze inferiori a 12 mesi, unitamente alle ore effettive di lavoro.
Desidero rammentare che la percentuale a favore del banco e, per contro, l’eventualità della vincita del giocatore così come la quantità dei contanti cambiati (anche se il dato storico potrebbe influire dopo il divieto di operazioni in contanti oltre un certo limite) sono preliminari al controllo in parola.
Al contrario, negli Usa la percentuale a favore del banco paragonata ai contanti è una indicazione utilissima; non va sottaciuto che nei casinò degli Stati Uniti il gettoni si acquistano esclusivamente al tavolo da gioco.
Forse non arrivo a comprendere in toto la normativa di cui all’articolo 11 del disciplinare in uso sino al 2033, almeno si legge salvo modifiche successive che non conosco, ma sono fermamente convinto che il metodo che seguo, fatto salva la possibilità che ne esista un altro altrettanto utile, è perfettamente adatto allo scopo.
Infatti non posso nascondere la differenza esistente nel contare le mance tavolo per tavolo o per il loro totale di uno stesso gioco. A mio parere vorrei indurre i sostenitori del secondo esempio a provare a confrontare le mance totali e dimostrarmi la eventualità che il risultato mostri la regolarità del gioco. Al riguardo sono disponibile ad una dimostrazione su dati veri e certi e questo in qualunque momento perché riguardano anni trascorsi da molto tempo ma, in ogni caso, controllabili.
Ritornando all’articolo 11 citato ciò che non riesco a comprendere è quanto riportato al quinto capoverso dove si legge: Casinò Spa è tenuta inoltre: a) e b) e specialmente “Le modalità per l’accesso e l’utilizzo delle strutture di sorveglianza (sala monitor dei controlli di sicurezza) da parte del servizio di controllo regionale, saranno regolate da apposito protocollo, approvato dalla Giunta regionale, previa intesa con le disposizioni vigenti in materia, in specie dell’articolo 4 della legge 20 maggio 1970, n. 300”.
Al proposito mi pare di rammentare un ricorso al Tribunale amministrativo regionale avverso una disposizione di una norma del disciplinare.
Questa, mi pare, prevedesse un massimo oltre il quale le mance, ad esempio della roulette francese, non dovevano superare una certa percentuale con i proventi (60 percento). L’eccedenza sarebbe stata considerata come i proventi.
In data 3 novembre ho potuto leggere che gli incassi del casinò di Saint Vincent sono in diminuzione rispetto a quelli dello stesso mese dell’anno passato. Come ho spesso scritto i risultati di un mese dicono poco e non li considero tali da avanzare alcun giudizio. Quello che potrebbe rilevare è il calo delle presenze.
Ed ecco che si dovrebbe sollevare una questione: cosa potrebbe aver causato il calo delle presenze?
La difficoltà per raggiungere la casa da gioco, la poca rispondenza tra offerta e domanda, la mutata professionalità degli addetti al gioco forse dovuta alla tipologia di assunzioni temporanee o altro.
Certamente per chi non entra nelle sale dal 2018 slot escluse perché non mi dicono nulla, non è data la possibilità di giungere a conclusioni sempre difficili ed oltremodo complicate.
Probabilmente una minima indicazione si potrebbe ricavare dal confronto tra le presenze e i ricavi dei singoli giochi slot comprese. Questo non dovrebbe limitarsi, però a mio avviso, ad un singolo mese.
La completa inutilità di confrontare due mesi anche per quanto ai singoli giochi non risolve un interrogativo tanto complesso come l’attuale. Le vincite dei giocatori potrebbero aver influito ma quelle dell’anno scorso chi le ricorda? Ma si potrebbe andare avanti perché riferimenti utili si dovrebbero reperire facilmente.
Forse il totale delle ore tavolo, il quantum dei contanti cambiati direttamente al tavolo, i proventi accessori di ogni tavolo, la qualità della partita che, volendo, la si potrebbe ricavare dalle eventuali aggiunte ai tavoli ed altro ancora.
Giunti a questo punto potremmo dire di saperne un pochino di più ma la domanda che nasce è questa: cosa abbiamo ottenuto? Senza dubbio qualche dato interessante ma non esaustivo e, certamente, insufficiente per progettare eventuali accorgimenti per una strategia produttiva nel futuro prossimo. A mio parere manca, o potrebbe mancare nel migliore dei casi, un supporto storico che prima di ogni altra considerazione ci permetta un controllo a posteriori della completa politica produttiva.
Non insisterò con il mio convincimento relativo alla problematica del controllo nelle due fasi in cui la metodologia che seguo si divide; nel caso di specie è preponderante quello a posteriori. Credo di averne scritto in troppe occasioni e sono quasi certo che lo seguano in altre realtà produttive del Paese, non è la presente una occasione per reintrodurre l’argomento che mi pare poco condiviso in loco.