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Rapporto mance-introiti: prima cartina da tornasole della regolarità del gioco nei casinò

16 luglio 2024 - 12:19

Ecco come accertarsi della regolarità del gioco nei casinò: il rapporto tra mance e introiti primo elemento da valutare.

Foto di National Cancer Institute su Unsplash

La domanda non me l’aspettavo solo ora ma è legittima e, forse, più che normale per chi legge ciò che scrivo, ma al tempo stesso desidero rispondere chiaramente una volta per tutte in quanto mi pare una altrettanto legittima aspettativa.
In breve mi si chiede quale è la motivazione che mi invoglia a trattare un argomento probabilmente complesso e sul quale è anche possibile citare punti di vista criticabili. 
Delle critiche non mi sono mai lamentato e se posso replico con la sola attenzione di usufruire di sentenze o pareri non certamente le sole mie impressioni; in questo ultimo caso mi preme fornire una dimostrazione agevolmente comprensibile anche per chi non fosse, come spesso cito, del mestiere.
Inizio presentando le mie esperienze: come dipendente, di in datore privato e pubblico, dal 1959 sino al 2000; da pensionato sono rimasto nell’ambiente in quanto motivato  anche dalla mia militanza come dirigente sindacale.
Le mie esperienze da dipendente di casa da gioco vanno dall’amministrazione e bilanci alla cassa centrale, dall’ufficio cambio assegni al tavolo giochi francesi e alla cassa di sala. Se affermo di conoscere come si articola la politica produttiva e il controllo di questa non mi pare una esagerazione.

Ebbene ecco come si forma il risultato del tavolo di contropartita: somma algebrica tra dotazione inizialmente al tavolo dai giocatori. Poi si conteggiano le mance tavolo per tavolo. 
È pur vero che si possono contare i gettoni, se hanno un chip che lo permette, e rilevare il risultato del tavolo senza ricorrere alla integrazione; volendo si possono contare le mance e poi immettere i gettoni corrispondenti insieme agli altri. 

Il rapporto tra mance e introiti è, per mio conto, il vero metodo per controllare la regolarità del gioco. Intendo precisare che il conteggio tramite chip può avvenire se non si cambia il contante al tavolo.
Se invece detto cambio fosse obbligatorio sarebbe sufficiente un rapporto dei contanti col risultato, conto tenuto del vantaggio del banco. Mi pare che il sistema sia in uso negli Stati Uniti d’America; in Italia non  lo conosco come applicato pur a conosceza che il rapporto risultati/biglietti cambiati ha una sua propria valenza.
Nei giochi di circolo, invece, si sommano i gettoni della cagnotte (percentuale a carico del banco quando vince) e si procede con le mance come nel precedente esempio.

Chiaramente l’impiego di tutti i dati raccolti in un sistema computerizzato – e questo da parte della gestione – integrandoli con le presenze suddivise per tipologia di giornata e, se del caso, collegati ad un evento particolare (a mente la diversificazione), possono costituire elementi indispensabili alla programmazione della produzione e, contemporaneamente alla politica produttiva.

Il trend del mercato nazionale, anche in considerazione della posizione geografica e della comodità di raggiungerla senza sottovalutare l’andamento domestico della domanda. È importante e sempre da tener presente stante l’offerta e il relativo compito di adeguarla proprio alla domanda.

Mi pare il caso di prestare attenzione al ruolo che la cassa di sala assume, o non può assumere nel caso di una differente organizzazione, nel controllo dell’effettiva partecipazione al gioco di coloro che ricorrono al cambio di titoli di credito e non soltanto. In alcune organizzazioni della produzione e del relativo controllo può intervenire la cassa di sala nella chiusura  giornaliera dalla quale  possono risultare interessanti indicazioni.
Non desidero andare oltre quello accennato in precedenza se non per definitivamente motivare ciò che dopo quaranta anni da dipendente e 23 da pensionato scrivo ancora di case da gioco.
È abbastanza usuale ascoltare che la fortuna è fare un lavoro che piace e soddisfa. E non solo dal punto di vista economico stante il periodo nel quale era sufficiente aprile le porte. Ho avuto la fortuna di variare il compito assegnatomi motivo per il quale ho potuto farmi una discreta esperienza, ho fatto esperienza in quasi tutte le mansioni che mi hanno permesso le conoscenze sperimentate e che cerco di scrivere.

L’esperienza e la conoscenza della legislatura in tema di case da gioco abbinata alle ristrette ma indispensabili nozioni tributarie hanno concorso a supportare l’impegno durante il periodo della militanza sindacale e mi confortano ora nello scrivere, quasi sempre credo, con perfetta cognizione di causa.
Ho ancora qualche cosa da dire e scrivere ora che da pensionato vivo in Valle d’Aosta e mi pare di vedere l’andamento della casa da gioco, dove ho lavorato per quaranta anni ininterrotti, non troppo orientato in ciò che ritengo appropriato stante la situazione descritta anche dall’amministratore unico.

Mi sono spinto a esaminare i punti di forza e di debolezza che derivano dalla posizione geografica, l’insieme dei giochi praticati, il bacino di utenza e i risultati di tutti i giochi offerti; ho vagliato le quote di mercato, le presenze ed il rapporto introiti presenze ivi compresa l’incidenza di ciascun gioco sul totale e il rapporto introito/presenze.
Non l’ho fatto soltanto per la casa da gioco di Saint Vincent, ma per le altre case da gioco italiane. Per Sanremo allorché i candidati a sindaco avevano reso pubblico il loro programma per la locale casa da gioco, per Campione dopo aver visionato il programma del periodo concordatario, per Venezia dove  lamento la non conoscenza dei risultati separati tra Ca’ Noghera e Ca’ Vendramin per procedere a fare ciò che mi piace. Un pochino perché sono sempre stato curioso ma, forse di più, per dire la mia.

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