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Hoesl: 'Casinò Campione simbolo del grande azzardo del capitalismo globale'

01 febbraio 2025 - 10:06

Il regista austriaco Daniel Hoesl dedica un film al Casinò Campione: una pellicola poetica e onirica che punta alla denuncia sociale.

Scritto da Anna Maria Rengo
foto tratta dalla pagina Facebook di Daniel Hoesl

foto tratta dalla pagina Facebook di Daniel Hoesl

Un pezzo d'Italia, o meglio di Campione d'Italia, all'International Fillm Festival Rotterdam. Ce lo ha portato, a fine gennaio, Daniel Hoesl, regista del film in bianco e nero “Un gran casino”, interpretato da Sandra Ceccarelli, (vincitrice della Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia, del Premio Pasinetti e del Calice d'Oro), e dalla pluripremiata attrice ticinese Christina Andrea Rosamilia, in un cast composto anche dal cantante tedesco Andreas Spechtl, del gruppo pop berlinese "Ja, Panik", che ha anche scritto la musica per il film. La sceneggiatura è basata su un testo del drammaturgo berlinese Thomas Köck. 
È lo stesso regista austriaco a raccontare le circostanze l'hanno portato a rivolgere la sua attenzione al Casinò di Campione.

“Tutti i miei film hanno a che fare con il prezzo del denaro. Quando giravo uno dei miei film precedenti, su Davos e il World Economic Forum, passavo spesso davanti a Campione d’Italia e vedevo il Casinò dall’autostrada. Poiché sono anche molto appassionato di mappe, ho scoperto presto che Campione è un'enclave dell’Italia, il che è una stranezza di per sé. E naturalmente l’architettura reale di Mario Botta è qualcosa che è difficile cancellare dalla mente. Ma ci sono così tanti aspetti della storia di Campione che sono straordinari.”

In che senso il Casinò Campione può essere considerato un emblema del capitalismo globale? 

“Campione d’Italia è una comunità che vive fondamentalmente di gioco d’azzardo. Qualche anno fa la comunità ha subito la chiusura del casinò ed è stata duramente colpita. Immagino che succeda quando si puntano tutte le proprie fiches su un numero, quindi è probabile che si perda tutto. Ma sembra che non ci sia alternativa al gioco d’azzardo a Campione. Questa è la metafora perfetta per l’epoca del capitalismo in cui viviamo. Sembra che non abbiamo altre visioni per la nostra società mentre tutti sanno che non ci sono molti vincitori in un casinò”.

C'è anche un elemento di critica al “sistema italiano” nel suo film o la sua attenzione è volta a un orizzonte più ampio? 

“Il nostro film non è una critica specifica a Campione d’Italia o al suo Casinò. 'Un gran casino' è un film saggistico a livello metaforico, è un gioco di parole sul “casino” in cui viviamo, ovvero il gran casino, e il 'casinò' che offre speranza e sogni, ma statisticamente farà perdere le scommesse. Il fatto che Campione d’Italia sia un’enclave di fronte alla Svizzera fa parte del film, in quanto è una parte intrinseca del posto. Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, non è un segreto che il vero vincitore sia sempre il casinò. È divertente e triste, perché nel caso di Campione d’Italia ciò avrebbe dovuto significare che il vincitore sarebbe stato la comunità di Campione d’Italia, in quanto è un casinò comunale. Ma il modo in cui è stato gestito il casinò ha reso possibile ciò che sembrava impossibile: sono stati in grado di far fallire (fallimento poi revocato ma che ha comunque ha portato alla chiusura della struttura per qualche anno Ndr) il casinò per motivi noti di cui avete letto tutti. Che risultato terrificante, molto negativo per la gente di Campione d’Italia.” E ora devono convivere con le conseguenze. Prima decenni di sempre più avidità, poi anni di disperazione e ora sono tornati alle vecchie abitudini come un ludopatico, hanno rimesso in uso il casinò perché, ancora una volta, non c'è altra visione se non quella di risolvere il capitalismo con ancora più capitalismo. Senza il fascino del passato. Non sembra molto visionario, vero?”

Il suo film si rivolge anche all'aspetto architettonico del Casinò Campione e a come ha impattato sul piccolo paese. Che cosa ne pensa? 

“Campione d’Italia è uno dei luoghi più belli lungo il lago Ceresio. Dubito che all’architetto Mario Botta piaccia ciò che ha creato. Dei megalomani lo hanno spinto a costruire il casinò più grande d’Europa, ora con così tanti piani vuoti. Guarda le vecchie foto del vecchio casinò, oggi è un pugno nell’occhio, quasi come se un meteorite avesse colpito il villaggio. Dalla città dove i Maestri Campionesi creavano la loro arte, il rimanente Santuario di Santa Maria dei Ghirli, fino a ora, è assolutamente triste ciò che è successo e non sono sicuro che questa possa essere definita evoluzione. Ciò non significa che il futuro non possa essere migliore. Quindi, per sottolineare l’architettura del casinò quasi brutalista in contraddizione con la bellezza classica delle chiese e del lago, abbiamo scelto di girare in bianco e nero e quasi solo quando le strade erano vuote per creare un’atmosfera cupa. Ho chiesto alle attrici principali di non sbattere le palpebre per dare loro un tocco spettrale. E con una stella come Sandra Ceccarelli un'aura divina illumina la città in modo cangiante.”

Com'è stata l'esperienza di girare a Campione d'Italia? 

“In genere i campionesi sono un po' scettici, il che è comprensibile, penso che abbiano avuto abbastanza cattiva pubblicità. Sembrano delusi da quello che gli è successo, prima l'avidità e poi la grande caduta. Spero che riescano a uscire dalla fossa, ma ancora una volta, la domanda è se il casinò da solo sia la risposta giusta, cosa di cui dubito fortemente.
La leggenda di Icaro racconta la storia di un giovane che, nonostante fosse stato avvertito di non volare troppo vicino al sole con le sue ali di cera, lo fece e cadde verso la sua morte quando il calore gli sciolse le ali. Ci si potrebbe chiedere se lo spirito di Icaro stesse governando il Comune quando ha costruito il nuovo casinò.
Ma mi è piaciuto molto stare a Campione, anche se a volte non è stato facile parlare con le persone responsabili, che all'inizio sembravano evitarci a tutti i costi, ma alla fine tutti sono stati molto disponibili. Non ci è stato permesso di girare nell'ex campo da tennis, che è in rovina, quindi abbiamo spostato parte delle riprese sulla cima del monte Balcone d'Italia. Lì si sarebbe dovuta costruire una funivia, ma errori di pianificazione hanno fatto fallire il progetto. Un'altra storia tipica per l'enclave. Come il campo da calcio che è di qualche metro troppo corto. Si potrebbe quasi credere che il posto sia sotto un incantesimo.
Ma voglio ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato, in particolare le persone del comune e del casinò, i bar, la parrocchia, il centro immersioni, la polizia”. - tutti sono stati meravigliosi e disponibili e dovrebbero essere orgogliosi della loro storia.”

Quale messaggio vuole lanciare con il suo film e attraverso quali accorgimenti e scelte di regia? 

“Il Santuario di Santa Maria dei Ghirli contro il Casino Municipale: entrambe case di religione, dio contro gioco d'azzardo. Speranza. Desiderio. Salvezza. Quindi in cosa si crede oggigiorno, e c'è un futuro in una società divisa senza un sogno se non quello di vincere alla lotteria o alle slot machine. La mano invisibile del capitalismo non sembra essere la migliore delle guide. È nelle nostre mani. La vita non è una partita a carte, siamo tutti insieme in questo casino”.

Quale emozione ha provato nel presentare il suo film in un festival prestigioso come quello di Rotterdam? 

“È stato difficile realizzare un film così radicale ed è una vittoria che il film esista. Con il mio primo lungometraggio Soldate Jeannette ho ricevuto il premio principale, il Rotterdam Tiger. Dopo di che ho avuto l'onore di tornare con i miei film successivi a Rotterdam quasi ogni volta. Il Rotterdam Film Festival è il mio porto, un luogo di libertà artistica dove il successo commerciale è irrilevante, dove non si troveranno tappeti rossi e celebrità di Instagram o vanità di sorta. Un po' l'opposto di un casinò, in realtà: un luogo di cultura dove le persone si riuniscono come comunità, non importa se si è un vincitore o un perdente.”

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