Relativamente al consiglio di amministrazione del Casinò municipale di Sanremo, precisamente: “la designazione ha carattere fiduciario, intuito personae, in quanto riflette il giudizio di affidabilità sulla capacità del prescelto a rappresentare l’indirizzo politico-gestionale dell’organismo designante”.
Probabilmente qualcuno si chiederà per quale motivo ogni tanto torno sul Casinò di Sanremo ed è presto detto: avevo cinque anni, mi pare, quando nel 1946 vidi per la prima volta la statua che era nell’ingresso del casinò e faceva le corna. Mio padre, allora, lavora proprio al Casinò ed abitavamo in una via vicina strada, in salita, sulla destra andando verso Ospedaletti.
Certo allora non potevo conoscere che avrei passato quaranta anni a lavorare in una casa da gioco, sino al 2000, e svolto altri incarichi come consulente e cercando di terminare l’esperienza scrivendone sotto diversi punti di vista. Non senza dimenticare che i compiti assegnatimi, amministrativi e tecnici e, in seguito, sindacali, mi hanno permesso di poter valutare in modo, oserei dire, non troppo superficiale come si può o si potrebbe gestire e controllare un casinò.
Tutto ciò premesso mi permetto di considerare l’espressione con la quale si definisce il criterio con il quale si identificano le qualità richieste alla persona designata a dirigere il consiglio di amministrazione.
Ecco quello che mi fornisce la materia causa della successiva occasione di ragionare: “in quanto riflette il giudizio di affidabilità sulla capacità del prescelto a rappresentare l’indirizzo politico-gestionale dell’organismo designante”.
Non mi riesce né facile né agevole comprendere, sino a prova del contrario, che le conoscenze reperibili nell’amministrazione comunale abbiano l’indispensabile competenza e professionalità per gestire una casa da gioco unitamente coniugate.
Mi pare di aver compreso che è la politica che sceglie il consiglio di amministrazione, presidente e consiglieri con le qualità che il bando prevede. Chiaramente non pretendo nulla se non delle normali critiche contrarie ma costruttive e tali da consentirmi un arricchimento delle mie conoscenze sulle case da gioco che i decreti dal 1927 hanno permesso.
Desiderio premettere che, all’età di ottantaquattro anni compiuti, non nutro alcuna fantasia; mi è sufficiente lo spazio che gioconews.it mi concede permettendomi, in questo modo, di esternare le mie idee nella speranza che possano risultare sufficientemente condivise e comprese.
In passato mi sono espresso sulla produzione e sulla politica produttiva con riferimento all’incidenza dei proventi slot sul totale dei ricavi netti, sulla ottima e lodevole opera che i controllori comunali svolgono giornalmente ed è molto seguita dall’amministrazione, mi sono allargato all’offerta e alla diversificazione dando atto, nel contempo, di averla iniziata, relativamente alla cultura, da molto tempo; difficile dimenticare il buon Russigni se non ricordo male il nome dello specifico incaricato.
Non ritengo di aver potuto causare, bene inteso del tutto involontariamente, rimostranze avverse a quanto mi sono permesso di commentare senza mai fare altro che esporre le mie personali idee su fatti resi noti dalla stampa. Se così è accaduto me ne scuso ma, al tempo stesso, mi sento di garantire che ogni suggerimento, e/o meglio, mio modo di vedere e considerare il momento è soltanto frutto della lunga esperienza di cui ho dato notizia e della professionalità che mi è stata, spesso, riconosciuta.
Chiudo riportando quanto leggo al termine dell’articolo: “... e anche in questi casi (componenti del Cda) si tratta di designazioni di carattere fiduciario con valutazioni dei profili curriculari discrezionalmente effettuata dal sindaco di Sanremo”.
Definitivamente concludendo mi pare che, quanto immediatamente precede, si accoda al mio ragionare che ha accompagnato il virgolettato riportato. Chiaramente non mi permetto se non di essere stupito perché, se da un lato è più che comprensibile il desiderio di tranquillità e sicurezza di chi ha la delega alla casa da gioco, dall’altra non mi è evidente la coesistenza, nel caso in discorso, tra competenza e responsabilità nella gestione.