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Concordato Casinò St. Vincent, è scontro politico tra Rv e Av

03 febbraio 2024 - 09:56

Stefano Aggravi, consigliere di Rassemblement valdotain, evidenzia l'importanza che ha avuto il concordato per il risanamento del Saint Vincent Resort & Casino, in risposta alle critiche di Albert Chatrian di Alliance valdotaine.

Scritto da Amr

foto tratta dal sito del Saint Vincent Resort & Casino

L'andamento del Casinò di Saint Vincent è sempre al centro del dibattito politico valdostano e certamente quest'ultimo è stato rinfocolato dall'audizione dell'amministratore unico della società di gestioneRodolfo Buat da parte della quarta commissione Sviluppo economico del Consiglio Valle. Una lunga audizione che doveva essere seguita, nello stesso giorno, da quella del presidente di Finaosta (la finanziaria regionale che è stata tra l'altro incarica di redigere uno studio sulla possibile migliore gestione della Casa da gioco al termine del percorso concordatario) Nicola Rosset, ma che è stata posticipata. 

Intanto però i contenuti espressi da Buat, anche in merito al buon andamento del concordato, che si concluderà a fine 2024, suscitano la presa di posizione di Stefano Aggravi, oggi consigliere di minoranza di Rassemblement valdotain ma che, all'epoca era assessore al Bilancio della giunta guidata dalla leghista Nicoletta Spelgatti, è stato fautore del percorso concordatario stesso.

In risposta ai rilievi critici a La Stampa del consigliere di Alliance valdotaine Albert Chatrian secondo il quale i conti "indicano che il concordato, pur se con fatica e con un'azione complessa, si poteva evitare per risanare l'aziendal, sempre riducendo il personale. I milioni spesi in parceller per la procedura si potevano investire nell'azienda", Aggravi sottolinea in un post sulla sua pagina Facebook che "dopo l’audizione dell’amministratore Unico della Casinò de la Vallée, qualcuno punta nuovamente il dito verso la luna concentrandosi però proprio sul suo (solito) ditino. Facile fare oggi i conti in tasca ad altri, dimenticandosi però un bel pezzo della questione tra cui il fatto che se si è dovuti arrivare alla soluzione del concordato è perché prima i conti erano tutt’altro che floridi e certe soluzioni (come la famosa l.r. 7/2017) hanno contribuito al dispendio di risorse pubbliche, così come le tante consulenze, gli 'strani' accordi commerciali con società che in tempo di crisi lanciavano comunicati stampa su possibili disponibilità di acquisto della Casa da gioco", insomma, prosegue "chi più ne ha ne metta".

Aggravi chiede dunque al “ditino”, pare di capire rivolgendosi a Chatrian: "Quanti soldi sono stati spesi in questi anni? Quanti guru locali e forestieri sono andati e venuti con la soluzione in tasca portando i conti a dove ben sappiamo? 
Facile oggi dire 'si sarebbe potuto fare altrimenti'. Eh sì, bastava qualche euro pubblico in più, vero? 
Facile oggi dire che 'un concordato che paga al 100 percento, che concordato è?', ma signori le procedure straordinarie non nascono per portarsi a casa 'uno sconto' sul debito, bensì per risanare le aziende e si sa che in Italia spesso l’attivazione dei concordati arriva in ritardo e su aziende prossime alla liquidazione, perché non leggere i dati per quello che sono? Facile oggi dire e fare i professori, ma mi chiedo dove erano lorsignori quando i conti erano in rosso e l’Azienda rischiava seriamente di fare la fine di un altro ben famoso Casinò italiano?", conclude.

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