Rilancio Casinò St. Vincent, la parola alla politica
Anche la politica valdostana nel futuro prossimo dovrà occuparsi del rilancio del Casinò di Saint Vincent, ecco le variabili da tenere in considerazione.
L’impegno che presto dovrà entrare a far parte dei compiti della politica valdostana è il rilancio della casa da gioco di Saint Vincent.
Non si tratta di un compito leggero e nemmeno semplice, al contrario molto gravoso date le caratteristiche attuali del mercato dell’azzardo autorizzato ivi compreso il gioco online che, al momento, viene offerto anche da siti non autorizzati in Italia. È pur vero che dai giochi regolari la fiscalità generale ne trae beneficio mentre dai casinò questo è inferiore anche perché la loro autorizzazione aveva e continua ad avere una finalità specifica.
Se da una parte ho trovato l’interesse di chi indica come possibile la pubblicità indiretta relativa al gioco autorizzato, e non mi pare si comprendano i casinò, dall’altra si vorrebbe, credo a ragione, impedire l’accesso al gioco di minorenni e ludopatici.
Per quanto a mia conoscenza, e mi riferisco a qualche anno or sono, il minorenne non poteva accedere alle sale di un casinò dove era indispensabile esibire un documento di identità valido e, se ludopatico segnalato, seguiva la stessa sorte.
Non sono in grado di suggerire come fare per ottenere medesimi risultati ma, sicuramente, i mezzi esistono se non altro per limitare il fenomeno negativo riscontrabile nell’online.
Ebbene si tratta di assumere iniziative mirate a restituire oppure a ridare al Casinò de la Vallée il prestigio che merita. Come di diceva in precedenza non è facile anche perché i tempi sono cambiati specialmente dopo il periodo pandemico che ha visto la concorrenza dell’online, in specie i giochi da casinò, in continua espansione.
Ma non possiamo omettere la concorrenza delle case da gioco all’estero, alcune delle quali prossime al bacino di utenza di quelle nazionali.
Non mi sono risparmiato, anzi potrei essere stato noioso e insistente, ma l’argomento rilancio mi pare di averlo affrontato senza dubbio in maniera del tutto personale anche a seguito di una particolare attenzione per il trend del mercato dell’azzardo e delle situazioni economiche che lo hanno caratterizzato.
Non posso sottacere che il mio pensiero sul tema risente molto della mia esperienza come dipendente di casinò dal 1959 prima ancora di quanto mi possano aver influenzato gli incarichi professionali e lo scrivere sulle case da gioco che mi hanno visto impegnato sin dal 2001, il primo da pensionato.
L’ argomento che mi sento di ampliare, anche a seguito del fatto che posso dire di conoscere il giocatore, è la ricerca di qualche gioco completamente nuovo nel senso di assolutamente sconosciuto e mai praticato in Italia nemmeno tramite varianti di altri già noti.
Non posso negare di aver, scusate il termine, a spada tratta sponsorizzato la multifunzionalità pensando a due esigenze che, a mio parere, una oculata gestione non potrebbe ignorare: la facilità con la quale si adegua l’offerta alla domanda e, insieme, la maggiore professionalità del personale addetto al gioco derivante anche dalla scuola interna permanente.
Devo ammettere che il relativo importo necessario possa provocare una attenta e logica considerazione ma, allo stesso modo, non posso non affermare che i due obiettivi raggiungibili sono idonei a ripagare abbondantemente il gestore tramite un minor costo del lavoro.
Aggiungo una fondata iniziativa, appunto la professionalità, mirata all’immagine aziendale e, quindi, alla fidelizzazione del giocatore e ciò non è affatto trascurabile.
Ho trovato molto interessante quanto detto dal deputato Ettore Rosato il giorno 8 novembre in tema di gioco pubblico; non si parlava di casinò che li considero, penso a ragione, compresi.
“I primo fattore è che il gioco c’è da sempre e che la gestione dello Stato deve evitare un eccesso di tassazione, che può essere pericolosa. Il secondo è la lotta alla ludopatia un fenomeno che esiste e che lo Stato deve tutti gli strumenti a disposizione affinché non si allarghi”
Relativamente alla ludopatia ho citato quanto ne conosco ma per le case da gioco, invece per la tassazione mi permetto di rammentare che, mentre la vincita nei casinò autorizzati è esente, una piccolissima parte di questa la mancia, è tassata.
Avevo proposto, a suo tempo, che la non tassabilità della mancia e, conseguentemente, la non tassazione ai fini Irpef, avrebbe esonerato le gestioni dal versare quanto dovuto per contribuzione pensionistica Inps (art.3, lett.i, decreto n.314/97). Il risultato sarebbe una maggiore entrata tributaria a beneficio dell’Ente pubblico periferico con un casinò sul proprio territorio. Il dipendente provvederà ad attivare una forma integrativa di pensione.
A prescindere da ogni possibile deviazione, l’argomento principale è collegabile direttamente a tre aspetti della stessa questione: presenze, incidenza dei proventi slot machine sul totale e qualità dei ricavi della produzione intesa come più o meno coniugabili con i cosiddetti proventi accessori.
Ciò in quanto il relativo importo, per la parte che viene concessa all’azienda, rappresenta un evidente conforto del costo del personale e, di conseguenza, la reale possibilità dell’ampiezza di quanto inteso come canone di concessione.
Ed ecco presentarsi i veri interrogativi ai quali dare una risposta reale che, nel confronto col mercato nazionale e con le effettive possibilità di incremento, troviamo credo in buona parte, senza dubbio quella prettamente economica, nella contrattazione col futuro ed eventuale gestore.
Sono personalmente convinto che la parte preparatoria all’identificazione delle probabili e motivate richieste sia quella appena descritta e che mi pare anche quella maggiormente rilevante.
Così come ritengo sia propedeutica a tutto il restante del contenuto contrattuale alla base del disciplinare che si intende predisporre nel prossimo anno allo scopo di verificare manifestazioni di interesse.