iGb Live: Bazzarini (Gaa), ‘Divieto di pubblicità in Belgio assurdo e pericoloso’
Il direttore dell’azienda leader nel settore dell’intrattenimento belga spiega le criticità racchiuse dietro all’entrata in vigore del nuovo divieto di pubblicità.
Amsterdam – “La legge che è stata introdotta in Belgio per vietare completamente ogni forma di pubblicità e promozione del gioco è assurda e incomprensibile, ma anche molto pericolosa”. Ad affermarlo è Renato Bazzarini, direttore generale di Gaa - General automatic amusement, società leader nel gaming “terrestre” belga e titolare della licenza online del brand Goldenpalace.be, dall’iGb Live di Amsterdam , dove il tema della pubblicità è quanto mai centrale, dopo gli interventi appena entrati in vigore in Olanda e Belgio: “La ratio della nuova legge è quella di tutelare i consumatori e i soggetti più deboli ma il risultato di questo intervento è esattamente l’opposto perché in questo modo, al contrario, aumentano i rischi per i giocatori visto che diventa impossibile distinguere tra il gioco illegale e quello legale."
Ma non è tutto: “Come se tutto questo non bastasse – aggiunge il manager – con il divieto di pubblicità di crea anche un grave squilibrio in termini di mercato, perché diventa impossibile poter affermare un nuovo brand di gioco o un nuovo locale e – peggio ancora – si ha anche la beffa ulteriore di poter vedere la Lotteria nazionale che può continuare a fare pubblicità come unica eccezione. Questo perché rappresenta l’operatore statale: ma lo stesso soggetto oltre alla lotteria ha anche altri giochi di sorte che possono quindi beneficiare di questa opportunità”. Ma oltre a tutto questo, rimane sempre il fatto – assurdo, proprio come accade in Italia – di vedere “censurate” delle attività economiche che operano in maniera sana e legittima, e che avrebbero invece tutto il diritto di potersi mostrare, come avviene per tutte le altre attività."
E ancora: “Un altro elemento di criticità che ci troviamo ad affrontare è dovuto al fatto che la nuova legge è scritta in modo non chiaro ed è quindi soggetta a molteplici interpretazioni. Per questo è stata subito impugnata sia da noi operatori del gioco, attraverso le associazioni di categoria, ma anche dalle altre organizzazioni che rappresentano l’indotto legato alla pubblicità: dagli editori, alle organizzazioni sportive, ai media. E ora non resta che vedere il verdetto dei tribunali per avere un minimo di chiarezza e, speriamo, per poter cambiare questa legge assurda”.