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L'Amusement chiede a Bruxelles messa in mora disciplina Adm sui comma 7

28 giugno 2024 - 13:08

Dopo l'apertura di una procedura d'infrazione per l'Italia da parte della Commissione europea i rappresentanti del settore amusement scrivono a Bruxelles chiedendo la messa in mora delle regole tecniche di Adm sulle ticket redemption. È un passo propedeutico all’apertura di una procedura d’infrazione al diritto dell’Unione.

Scritto da Dd
Foto di Guillaume Perigois (Unsplash)

Foto di Guillaume Perigois (Unsplash)

"Le scriventi organizzazioni segnalano la necessità che codesta Direzione generale recepisca gli argomenti presentati nella denuncia in oggetto, e predisponga la lettera di messa in mora, propedeutica all’apertura di una procedura d’infrazione al diritto dell’Unione."

A scriverlo sono Alessandro Lama, per conto di Federamusement, Tiziano Tredese, per il Consorzio Fee, Ferdinando Uga di Anesv, Marco Raganini di Anbi e Vanni Ferro di New Asgi che dopo l'apertura, da parte della Commissione europea, di una procedura d'infrazione contro l'amministrazione pubblica italiana scrivono alla Direzione generale del Mercato interno, dell'industria, dell'imprenditoria e delle Pmi della stessa Commissione europea chiedendo la messa in mora delle regole tecniche di Adm sulle ticket redemption.

Le associazioni avallano quindi la procedura della commissione Ue, che rivendica la violazione della direttiva (Ue) 2015/1535 del decreto 28 luglio 2021 “Apparecchi senza vincita in denaro (art. 110, comma 7 del Tulps), verifiche di conformità linee guida per organismi di verifica” alla luce della successiva circolare n° 32 / 2021 del 30 luglio 2021 per mancata notifica delle regole tecniche in esso contenute e riferite ai futuri obblighi dei gestori proprietari equiparati ai produttori per gli apparecchi usati, installati e autocertificati secondo decreto del 18 maggio 2021 e gestiti da anni come i redemption, ovvero con distribuzione di ticket premiali o gratuiti”

Uno dei principali motivi del contendere consta nel fatto che le regole tecniche emanate da Adm in sostanza equiparano la procedura necessaria per l’omologazione degli apparecchi senza vincita in denaro a quelle dei giochi con vincita in denaro. Questo nonostante alcuni di questi giochi senza vincita in denato non rilascino proprio premi.

Adm, spiegano ancora gli scriventi, chiede di sapere "codici sorgente che i produttori non ritengono di fornire, in quanto opere dell’ingegno tutelate, e verifiche molto costose e del tutto eccessive rispetto all’obiettivo della prevenzione del gioco d’azzardo, considerando che la maggior parte di tali apparecchi non eroga premi o, in alcuni casi, rende disponibili gadget del valore massimo di 20 euro, così definito per legge. "

Di fatto la norma emanata da Adm al momento obbliga ognuna delle decine di migliaia di apparecchi in esercizio alla verifica di un organismo accreditato. Si tratta, tuttavia, come spiegano i rappresentanti del settore, in gran parte di apparecchi "di modico valore perché in esercizio da anni o di elementare funzionamento e costruzione".

Ad oggi, spiega ancora la missiva, "dal 2021 sono stati sottoposti alla procedura di omologazione meno di 500 apparecchi, assoggettandoli a una procedura dal costo di alcune migliaia di euro e non prevista in altri paesi europei. Gli apparecchi che non superassero la procedura di omologazione andrebbero rottamazione."

La disciplina attuale "impedisce la libera circolazione delle merci nel mercato interno e costringe gli esercenti italiani a presentare giochi non più in linea con i gusti degli utenti, condizionandone la diffusione, gli investimenti e l’occupazione." Le aziende italiane, al momento, non possono rinnovare la loro offerta, e mentre il resto del mondo avanza con l'avanzare delle nuove tecnologie, il settore amusement del Belpaese resta fermo al palo, congelato. Una situazione che, ovviamente, mette a rischio la stessa permanenza sul mercato di molte piccole e medie imprese.

Quanto ai giochi gestiti nell’ambito della specifica attività di spettacolo viaggiante, la disciplina emanata dall’Agenzia equipara ai giochi automatici delle sale di intrattenimento le attrazioni a funzionamento automatico attivabili a gettone o moneta, soggette a una specifica disciplina con una legge di settore, la l. 337/1968, autorizzate con licenze comunali per attività di spettacolo ai sensi dell’articolo 69 del Tulps e assoggettate a una procedura di attestazione di sicurezza che assegna a ogni gioco un codice identificativo comunale univoco. Ne deriva l’obbligo di registrare tali giochi anche nella piattaforma gestita dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli, creando una duplicazione di adempimenti, verifiche tecniche e codici identificativi corrispondenti a discipline parallele."

Questa discrepanza delle regole tecniche emanate da Adm e la realtà che vorrebbero normare, secondo i rappresentanti dell'amusement "è confermata al fatto che, a causa di procedure di fatto inattuabili, vengano concesse reiteratamente proroghe del termine per la conclusione degli adempimenti a carico dei gestori, anno dopo anno."

Proroghe che continuano a rendere il mercato molto statico, in quanto i gestori, davanti al rischio di dover rottamare il parco apparecchi esistente, si trovano a non investire più, perché preoccupati da un futuro pieno di incertezze.

Una preoccupazione che ora pare aver trovato ascolto e comprensione a Bruxelles, che ora obbliga Adm a tornare sulla questione per esprimere una sua risposta e individuare una soluzione.

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