“La legislazione di Regioni e Comuni, in nome della lotta al disturbo da gioco d’azzardo, s’è concentrata su due strumenti: i distanziometri e gli orari. Una decisione che, oggi, abbiamo compreso che non ha funzionato e che ha colpito principalmente il settore degli apparecchi. Un’applicazione fin troppo zelante, al punto che, oggi, il 98 percento del territorio nazionale è 'inibito' al gioco mentre in alcuni Comuni si applicano divieti fino a 17 ore al giorno. Ma, come è emerso dal recente convegno sulle tematiche del gioco con la Regione Toscana che si è tenuto sabato scorso (18 gennaio, Ndr) a Cetona, in provincia di Siena, chi gioca continuerà a farlo e, come sottolineato dagli esperti medici e sanitari che sono intervenuti, l’approccio proibizionista non funziona.”
A ribadire questo concetto è Geronimo Cardia, avvocato esperto di gaming e presidente di Acadi, l’associazione italiana dei concessionari di giochi pubblici, in un'intervista al quotidiano online L'identità.
Cardia quindi sottolinea che “gli stessi giochi gravati dalle misure sui territori, hanno aumentato la loro utenza online insieme agli altri prodotti offerti online”, spostando “il problema su altri tipi di gioco e altri canali di distribuzione”, anche illegali.
Il presidente di Acadi quindi concentra l'attenzione sulla “questione territoriale” ricordando le conseguenze relative ai divieti orari e ai distanziometri. “Chi aprirebbe un’impresa che non può esercitare sulla quasi totalità del territorio? Nessuno. E così accade che lo Stato si trovi impossibilitato a fare i nuovi bandi perché è consapevole dei divieti e del fatto che nessuno si presenterebbe a una gara del genere, se non, magari, qualche soggetto borderline interessato a riciclare del denaro. Enti dello Stato, come il ministero dell’Economia e delle finanze, il Viminale, l’Adm stanno interloquendo con il ministero della Sanità, le Regioni e i Comuni ad un tavolo tecnico per riuscire a superare quelle che sono queste misure di prevenzione che tali non sono e si sono mostrate incapaci di prevenire e curare i problemi sanitari”.
Arrivando al tanto atteso riordino del gioco fisico, per il quale dovrebbe essere presentata entro febbraio la bozza di decreto legislativo redatta dal ministero dell'Economia e delle finanze e dai tecnici dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, recependo alcune delle istanze presentare in questi mesi dagli enti territoriali e limando i possibili spigoli ma nel rispetto del criterio dell'invarianza del gettito.
E allora, che fare? “La salute viene prima di tutto, è in cima alle priorità. Si tratta di un valore che va tutelato. Faccio mia la considerazione dello psichiatra Giovanni Martinotti, autore di studi e numerose pubblicazioni sul fenomeno, che a Siena, ha ricordato come distanze e orari non abbiano funzionato e ha sottolineato la bontà di uno strumento utilizzato sull’online, come il registro di esclusione, che è apprezzato anche dagli utenti. E che potrebbe essere applicato anche sul territorio”, afferma ancora Cardia. “Occorrerebbe, poi, prendere coscienza del fatto che i problemi che possono derivare dal gioco riguardano tutte le tipologie e non solo slot e Vlt. Ciò per dire che, con i fondi da ritrovare nel gettito fiscale di tutti i giochi, e non solo quello proveniente dagli apparecchi, si possono finanziare progetti e iniziative di politica attiva, per Comuni e Regioni, finalizzate a prevenire e combattere la ludopatia. Importanti politiche attive di prevenzione e contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, per esempio, sono state messe in campo dalla Regione Campania che ha istituito un osservatorio che coinvolge anche gli operatori del settore che, così, possono fornire il loro importante contributo d’esperienza. Si tratta di questioni interessanti che sono pur emerse ma che, al tavolo tecnico, sembrano incontrare ancora molte resistenze, in particolar modo nelle rappresentanze delle istituzioni sanitarie. Ma i numeri, i dati, la realtà dell’ultimo decennio parlano chiaro: le attuali misure hanno fallito. E bisogna cambiare pagina”.