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Ige 2025, il futuro del Bingo tra innovazione e tradizione

10 aprile 2025 - 17:05

Le sale Bingo a caccia di una stabilità e di un futuro tra tradizione e innovazione, se n’è parlato all’Italian Gaming Expo and Conference Roma 2025.

Scritto da Ca
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All’Italian Gaming Expo and Conference Roma 2025 ha trovato uno spazio molto importante anche il verticale del Bingo con una platea di relatori di assoluto livello e con la moderazione del direttore di Agimeg, Fabio Felici. Tanti i temi stimolati da un esperto come Felici che segue il settore dalla sua nascita e ai quali i panelist hanno risposto, come leggerete nei loro interventi.

Emmanuele Cangianelli, Presidente di EGP/Fipe Confcommercio, ha fatto il punto del settore anche come numeri: “Al 31-12-2024 ben 183 concessioni erano operative per 97 società titolari di licenza. In generale, la distribuzione sul territorio si lega alla densità abitativa; dove questa è più importante, ci sono più sale e anche in relazione all’economia dei singoli territori. C’è stato un calo della raccolta ovviamente nel periodo della chiusura del Covid-19, ma non ha seguito direttamente i valori dell’economia e ha mostrato una certa resilienza delle sale del Bingo che hanno mantenuto una dimensione buona anche per il periodo in questione. Il numero delle sale è sceso in generale per tanti motivi, sia per la singola realtà imprenditoriale sia per il virus, ma anche per dinamiche industriali. Ci sono state anche ottimizzazioni per rinforzare alcune sale della stessa proprietà. Il ragionamento che farei è più ampio, dal punto di vista del regolatore il business della concessione del Bingo è differente da quello delle sale. Si è passati poi a concetti molto più ampi con le gaming hall o entertainment hall.

A livello regolamentare c’è miopia, anzi strabismo; si pensa troppo alla concessione e dall’altro lato c’è la concentrazione tra vari giochi per cercare un’ottimizzazione. Ma se non vi è certezza di continuità operativa, non si possono fare investimenti. I distanziometri vanno chiariti anche perché la cosa è scandalosa per il buon senso e non solo per i soggetti aziendali coinvolti.

Qual è il futuro del Bingo? Le sale che chiamiamo gaming hall hanno tutta una serie di elementi positivi, sia per chi vi ha già investito che per la collettività. Questa dovrebbe essere la base del futuro. Il tema è quello di rappresentare al regolatore tutte le opportunità che abbiamo prospettato oggi, ma serve un mix di competenza e di creatività perché queste cose vanno inserite nel trita tutto del codice degli appalti e nel riordino complessivo del settore. Poi sarà possibile investire nei punti vendita e questi investimenti rappresenteranno valore per le imprese.”

Testimonianza storica e di grande prospettiva quella di Italo Marcotti, presidente di FederBingo: “Sono uno dei pionieri del gioco del Bingo, un settore che doveva partire con un bando del 2014 ed è partito un meccanismo di proroga che ci ha portato fino ad oggi. Un grave errore portare al Tar quel regolamento perché avremmo speso un terzo e avremmo avuto molte più certezze. Il nostro diritto è stato sempre pending. Forse col riordino vediamo la luce in fondo al tunnel, ma paghiamo lo scotto e soprattutto i costi dell’incapacità dell’agenzia che non è riuscita a mettere a terra il regolamento. Anche se proprio in queste ore si sono presi ancora più tempo per il riordino, penso che siamo arrivati a una svolta, almeno speriamo. Noi, di fatto, paghiamo i costi fissi e grazie agli altri giochi marginiamo.

Il 2011 per il Bingo è stato senz’altro l’anno migliore. Questo è il motivo per il quale assistiamo a una concentrazione. Ogni sala in media raccoglie 110 mila euro e l’impatto dei costi è al 75% e non c’è una grande marginalità, anzi.

Il prodotto Bingo è uguale in tutte le sale, ma a fare la differenza è la qualità e il comfort per i giocatori, accanto alla parte food and beverage che è fondamentale. Il Bingo occupa 10 mila addetti e io in 10 sale ho creato 700 posti di lavoro dal nulla, dall’inizio del settore, e ora sul nostro lavoro (sporco nel senso buono del termine) arrivano le major a investire.

Vorrei lanciare una provocazione: non farei più il bando del Bingo, ma quello della Gaming Hall. In quella concessione unica metterei l’intero paniere dei giochi; Adm può andare lì. E poi cambierei nome perché paradossalmente mi chiamerei Tombola, solo questo naming ci avrebbe dato molti meno problemi. Inoltre è inspiegabile perché da noi non si possano utilizzare le carte per raccogliere gioco; ci hanno accostato ai tassisti, ma noi vorremmo poter tracciare tutti i flussi nelle nostre sale.”

Michele Bragantini, CEO di Tsj Holding, ha raccontato come sempre l’esperienza sul campo, sul retail puro che segue magistralmente da anni: “Le sale ormai stanno diventando un destination point, realtà che devono essere in grado di dare risposte alle esigenze dei vari territori che sono tutti diversi l’uno dall’altro. E il parametro fondamentale deve essere l’attrattività. I giocatori devono venire spesso e devono rimanere tanto.

Inoltre bisogna cercare di creare un ponte tra l’online e la parte fisica, quella della piacevolezza dell’experience di poter comunicare con chi ha la nostra stessa passione. Arrivate le consola, dovevano sparire le sale giochi e l’amusement, e invece hanno tenuto e sono sempre un ottimo business. Una birra puoi comprarla al supermercato e costa notevolmente meno, ma se l’attività fosse stata bere solo la birra, allora pub e locali avrebbero chiuso o non sarebbero esistiti: l’aspetto distintivo è la socialità. Questo si cavalca grazie ad un’offerta ampia e attrattiva.

Un grosso limite è non poter comunicare le attività legali sul territorio e distinguere il gioco legale da quello illegale e sdoganare il gioco e i player che non vanno considerati come reietti.”

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