Dpcm sotto la lente del Tar, gli avvocati: 'Gioco essenziale per Erario e per chi ci lavora'
Gli avvocati Fiorentini e Ripamonti raccontano gli esiti dell'udienza al Tar Lazio sulla legittimità dei Dpcm per il contenimento del Covid che hanno chiuso le attività del gioco legale.
"Gli atti depositati relativi al Cts a mio avviso non contengono nulla di oggettivo riguardo al nostro settore. La controparte ha basato essenzialmente la propria posizione sull’attuale dilagare del virus e sulla non essenzialità del gioco, quale servizio pubblico. Abbiamo contestato tali argomentazioni rilevando la carenza dei presupposti a base del Dpcm e siamo ora in attesa".
A dichiararlo a GiocoNews.it è l'avvocato Marco Ripamonti, in rappresentanza di alcune società di gioco, di cui ha condiviso la difesa insieme con i colleghi Gianfranco Fiorentini e Carlo Lepore nell'ambito del ricorso sulla legittimità dei Dpcm per il contenimento del Covid che hanno chiuso le attività del settore dalla fine di ottobre, oggetto dell'udienza del Tar Lazio di oggi, 13 gennaio.
"È sempre semplice per chi non conosce in modo approfondito il settore e milita dalla parte contraria ritenere 'non essenziale' il comparto del gioco, che è invece fondamentale per l’Erario, ma soprattutto per chi ne trae fonte di sostentamento lavorando come ogni altro cittadino onesto e meritevole di rispetto e tutela.
In definitiva gli argomenti dell’Avvocatura, a mio parere, non contengono nulla di davvero oggettivo, ancor più se posti in relazione all’epoca del Dpcm.
Riguardo al resto ed al panorama politico riferito al gioco ribadisco che la mia sensazione è che vi sia una chiara volontà di avvalersi di questa situazione per fare un facile ostruzionismo di principio", conclude Ripamonti.
FIORENTINI: "GIOCO VIETATO, SITUAZIONE NON CAMBIERÀ TANTO PRESTO" - Per l'avvocato Fiorentini "il problema oggi è che a fronte della epidemia da Covid in corso il gioco non è considerato un settore di attività essenziale, e quindi deve restare chiuso - questo è il pensiero dell’avvocato dello Stato. Non ci sono dati scientifici che giustifichino la chiusura del gioco rispetto ad altri settori ma la differenza ora viene dal fatto di non fornire 'servizi essenziali'.
In epoca di pandemia ogni attività che comporti la presenza di più persone in locali chiusi è ritenuta pericolosa, quindi non si deve giocare, come non si va al cinema, in piscina, in palestra, a teatro et cetera: questa è la situazione ad oggi, e credo anche che non cambierà presto.
Secondo me il Tar seguirà questa strada".