Roma - “La legge delega è piena di contenuti in materia di gioco. Ci sono dei concetti chiave che dobbiamo prendere in considerazione. Ci vuole una adeguata informazione, forse in futuro si dovrà ripensare il tipo di pubblicità, sociale e progresso, perché quella attuale forse non è adeguata. Poi c’è il problema del bilanciamento degli interessi di Stato, concessionari e cittadini, che vanno omogeneizzati all’interno della norma. C’è l’interesse dell’Erario ma ci sono anche quelli del giocatore e del concessionario.”
A fare questa sintesi è Cristiano Iurilli, responsabile dell'area legale “Gruppo ricerche diritti e salute del giocatore-consumatore” dell'Università di Roma Tor Vergata, alla presentazione della ricerca "Per il settore del gioco pubblico in Italia: l'autoesclusione nel gioco fisico" condotta dall'ateneo capitolino, tenutasi oggi, 10 luglio, a Roma.
“Ci sono diversi interessi in campo, quello dello Stato in materia di tutela della salute pubblica, quello economico connesso al gioco. Il giocatore ha interesse al proprio diritto di giocare e anche ad autolimitare le proprie funzioni sociali se si vuole autoescludere. Il concessionario invece ha interesse all'esercizio dell'attività economica e alla non discriminazione socio-economica, di cui dovremmo parlare in futuro”, prosegue Iurilli.
“L'autoesclusione da un certo punto di vista la riconduco al principio di autonomia privata, come strumento che consente di allontanarsi attraverso un’azione volontaria e a base contrattuale visto che il gioco è un contratto. Poi c’è il problema dell’anonimato del giocatore che ha paura di essere giudicato dai terzi; garantire l‘anonimato sembra comunque accettabile, ma si pone anche il problema dell'anonimato dell’autoescluso. Quindi serve individuare fisicamente il soggetto, senza però farlo anagraficamente. Ci sarà un sistema che gestirà questi dati. Poi ci sono dei problemi legati all’intelligenza artificiale e abbiamo pensato a una esclusione anche tramite le Poste italiane perché ci sono soggetti che non sono in grado di utilizzare i sistemi tecnologici.”
Roberto Basili, del dipartimento di Ingegneria dell’Impresa dell'Università di Roma Tor Vergata, aggiunge: “Ci siamo posti degli obiettivi, abbiamo verificato se questo processo di autoesclusione potesse essere sostenuto dalla tecnologia e ne abbiamo discusso gli esiti. Con le tecnologie esistenti possiamo avere un sostegno, e sottolineo che non abbiamo immaginato niente di futuristico ma abbiamo cercato di essere realistici rispetto agli scenari esistenti. La seconda considerazione sull’autoescluso è la tutela della privacy. Nella ricerca abbiamo anche cercato di trovare un compromesso tra aspetti diversi. Dal momento che il gioco avviene in un certo modo abbiamo pensato a una soluzione sostenibile anche dal punto di vista economico. Il processo di autoesclusione è stato ispirato dall’analisi del customer journey perché in realtà prima di entrare nel processo di supporto il giocatore deve passare dalla registrazione, preludio in cui esiste un monitoraggio attivo.”
“Le tecnologie a sostegno dell’autoesclusione - prosegue Basili - possono essere dispositivi indossabili basati su tecniche di trasmissione a basso consumo e a controllo locale. L’autoescluso si impegna ad indossare un dispositivo trasmissivo non invasivo che garantisce anonimità in grado di manifestare localmente a un rilevatore la sua presenza. Tra le tecnologie su dispositivi mobili sfruttano un software attivo (App) sul dispositivo mobile, sfruttano sistemi di rilevamento locale e inoltre il software può essere reso attivo in modo automatico mentre il telefono è in grado di manifestare localmente ad un rilevatore la presenza dell’autoescluso con un meccanismo che garantisce anonimità.”
Inoltre il riconoscimento visivo "è basato su tecniche di Ai in grado di supportare con precisione il riconoscimento facciale dell’autoescluso. Possono essere sfruttate telecamere nel luogo di gioco per raccogliere più immagini e procedere ad un riconoscimento privo di falsi positivi con un meccanismo che non è invasivo e garantisce l’anonimità perché non memorizza le immagini nel tempo”.
Per Giulia Donadel, del dipartimento di Scienze cliniche e di medicina traslazionale, un “punto fondamentale è la cura del giocatore, ma non solo perché il giocatore fa parte di società e famiglie.Tutti siamo coinvolti. Il sistema si sostiene se c'è l'integrazione tra ricerca, università, Stato, Agenzia delle dogane e dei monopoli e concessionari. È fondamentale dunque proteggere le fasce più deboli: il gioco fisico è appannaggio principalmente degli anziani, diversamente dall’online, che invece coinvolge maggiormente i più giovani, per cui è importante anche avere un registro degli esclusi dal gioco fisico. Bisogna tutelare questa fascia di età vulnerabile, anche con il concorso di medici ed Asl, e l'utilizzo dell'intelligenza artificiale”.