Lo spettacolo del gaming continua. E deve continuare. Nonostante tutto, verrebbe da dire: almeno guardandolo dall’Italia. Dove l’industria è ancora affossata da logiche retrograde, talvolta anche proibizioniste, e frenata dal lassismo della politica che continua a rimandare una riforma necessaria, indispensabile e oggi vieppiù urgente, che nel tempo abbiamo iniziato a chiamare “Riordino”. Che per ora continua a rimanere soltanto presunto.
Anche se il Governo di Giorgia Meloni, va detto, ha comunque avviato una parte di quella stessa riforma, intervenendo sul (solo) settore online. Che è pur sempre un inizio, si dirà: e anche questo è un fatto.
Ma è comunque un approccio parziale, che ha sì il merito di avviare un percorso e instillare un cambiamento nell’intero comparto, imponendo alle imprese di guardare avanti, ma portando con sé al tempo stesso una serie di insidie e di rischi che impongono una certa risolutezza nel completare il cammino, completando anche l’altra parte della riforma, cioè quella del gioco terrestre. Senza la quale si andrebbe a generare un palese squilibro e un paradigma completamente sbilanciato in favore dell’online: che sarà pure il futuro, ma è pur vero che al futuro bisogna comunque arrivarci ed è quindi necessario e imprescindibile governare quel periodo di transizione che è destinato comunque a perdurare negli anni.
Sì, perché come è emerso chiaramente anche nei giorni scorsi, in occasione del workshop promosso da GiocoNews.it sull’evoluzione dei sistemi di pagamento, nonostante l’irrefrenabile cammino della digitalizzazione e l’evidente cambiamento in corso in Italia come nel resto del mondo, i consumatori (soprattutto nel nostro Paese) continuano a preferire il contante. E anche per questa ragione il gioco “fisico” resterà a lungo dominante. Com’è del resto ancora oggi, generando oltre la metà delle entrate erariali rispetto al gioco online.
Ecco perché per guardare al futuro bisogna prima di tutto gestire al meglio il presente, per garantire all’industria di poter raggiungere davvero gli obiettivi negli anni venturi.
Resta il fatto, però, che il gioco online è ormai al centro dell’interesse generale: vale per l’industria ma vale anche per i legislatori. Come emerge chiaramente anche dalle ultime operazioni finanziarie che stanno caratterizzando il mondo del gaming a livello globale: prima su tutte quella recentemente annunciata dal colosso Flutter, già proprietario in Italia dell’operatore leader Sisal, che si è appena aggiudicato (Garante della concorrenza permettendo) anche la proprietà del numero tre italiano Snaitech, dando vita al primo polo del gioco online nella Penisola.
In un’operazione che propone due importanti spunti di riflessione: il primo, non banale, è l’evidente fiducia che viene riposta nel mercato italiano, il quale (nonostante tutto, dicevamo poc’anzi) continua ad essere attrattivo per gli investitori e denso di interesse. Mentre l’altra riflessione viene più facilmente esplicitata nella nota diffusa dall’azienda acquirente la quale evidenzia la rilevanza e il margine di crescita del segmento del gaming online in Italia: ricordando(ci) che il tasso di crescita nel nostro Paese è ancora a doppia cifra e che potrebbe raggiungere livelli ancora molto più alti, tenendo conto che la quota di mercato online è oggi di circa il 20 percento e in altri Paesi come ad esempio l’Australia raggiunge anche il 60 percento.
A dare una visione d’insieme ancora più approfondita di dove sta andando l’industria globale del gioco, proprio in questi giorni, è l’Sbc Summit di Lisbona, che si propone come “il più grande spettacolo di gaming” al mondo. Un evento dove si può toccare con mano e approfondire l’evoluzione che sta attraversando il settore, sia dal punto di vista tecnologico che regolamentare. Nonché dal punto di vista della tutela dei consumatori: altro aspetto cruciale per lo sviluppo di un’industria sana e durevole. E non è certo un caso se all’interno di questo contenitore così importante si celebra anche un momento dedicato all’Italia con il panel organizzato da GiocoNews.it (in programma il 26 settembre sul palco principale), andando a fotografare anche ciò che sta accadendo nel nostro Paese anche e soprattutto con la nuova gara del gioco online alle porte.
Tutto questo, peraltro, accade mentre anche la nostra premier, Giorgia Meloni, è alle prese con un’altra trasferta all’estero: ma in questo caso dall’altra parte dell’Oceano, approdando negli Stati Uniti, dove oltre a (pre)occuparsi di importanti piani politici ha trovato anche il tempo per incontrare i cosiddetti “colossi del web”. Dal leader di Google e OpenAi al già noto Elon Musk, per il quale non è neppure semplice indicare l’azienda di riferimento, visto il nutrito numero di società da lui detenute e la rilevanza di ognuna.
Anche in questo caso, dunque, è evidente più che mai quanto sia determinante per il futuro il settore digitale e quanto sia alta l’attenzione dei governi rispetto a questo tipo di evoluzione. Anche se probabilmente in questi incontri internazionali la premier italiana non parlerà in nessun modo di gaming: ma anche questo è un peccato, perché sarebbe stata un’occasione per capire che il gioco non è più un tabù e proprio da quelle parti, cioè negli States, sono state abbattute di recente anche le ultime barriere che avevano tenuto fermo il gaming online, per una serie di ragioni di carattere pubblico prima ancora che economico.
Ecco, quella sì che sarebbe stata un’opportunità per far capire alla politica (italiana) che si tratta in realtà di un’industria “normale” e, volendo, pure meritevole. Senza neppure il bisogno di passare per Lisbona, dove viene ampiamente celebrata. Anche se, a dirla tutta, non ci sarebbe bisogno neppure di uscire dall’Italia, per capire e valutare questa realtà: basterebbe guardarsi attorno. E, soprattutto, volerci guardare.