QUI GENOVA - Sull’imbarazzante gestione amministrativa che il Comune di Genova ha posto in essere nei confronti di una sala scommesse priva di licenza del Questore, si è avuto già modo di ricordare la tesi sostenuta dall’Assessore Oddone in pubblico consesso: ‘in quella sala non ci sarà gioco terrestre ma solo accreditamento (irregolare) per il gioco (irregolare) da casa (senza controlli istituzionali, garanzie per l’utenza, limitazioni di spesa imposta della best practice dell’online legale)’. La Procura della Repubblica, e non già As.Tro, deciderà se questa tesi è corretta, ovvero agevolazione.
IL CASO BOLZANO - Su Bolzano, invece, il segnale di allarme è – se possibile – ancor più drammatico, in quanto l’Autorità Provinciale non ha ‘per Legge’ estromesso tutte le slot, bensì solo quelle installate nei pubblici esercizi generici, lasciando libertà alle tabaccherie e ai centri gioco dedicati.
Ebbene, nonostante la ‘ singolare discriminazione’ che sicuramente vanifica ogni presunta attitudine ‘socio-sanitaria’ della legge provinciale, l’illegalità è riuscita ad insinuarsi nei bar del capoluogo alto-atesino, attestando sociologicamente la portata ‘criminogena’ del proibizionismo (soprattutto se a vigenza locale e discriminatorio rispetto alla norma nazionale, e quindi percepito solo come insinuazione ideologica della politica di prossimità nell’ambito del commercio).
Fanno la loro comparsa dei totem in cui si pratica il ‘medesimo’ titolo di gioco delle slot, con la sola differenza (notevole) di offrire all’utenza un software difforme da quello omologato dai Monopoli di Stato, incorporato in congegni non autorizzati e totalmente privi di controllo istituzionale, e quindi fiscalmente clandestini.
In entrambi i casi l’imbarazzo che ‘la logica’ prova è talmente elevato da generare una sola riflessione: come ci si può stupire che un italiano su due non vada a votare se la coerenza politica oggi si traduce in fenomeni di questa natura ?
LA REGIONE LOMBARDIA - Il terzo caso in attesa di riscontro attiene alla Regione Lombardia, i cui consiglieri spaccano ogni tanto qualche slot per manifestare pubblicamente il loro disagio umano verso la proliferazione di sale da gioco dedicate che si sono insediate negli ultimi 3 anni nel territorio.
Chissà se, prima o poi, riusciranno anche a leggere e a riconoscere la firma dell’allora Ministro degli Interni che nell’ambito del decreto c.d. salva – Abruzzo introdusse le nuove tipologie di apparecchi da gioco destinati a ‘invadere’ la salubre Lombardia.
Magari il martello, in tal caso, potrebbe rivelarsi un sano gesto di coerenza interna.