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Il gioco è responsabile, la politica meno

05 agosto 2024 - 09:50

Nonostante l’elevato accrescimento dei livelli di qualità dell’offerta e di protezione dei consumatori nonché delle azioni di tutela, il comparto del gioco continua ad essere bersaglio della (cattiva) politica.

Scritto da Alessio Crisantemi
Foto di Hhans M (Unsplash)

Foto di Hhans M (Unsplash)

Siamo alle solite. É bastata una nuova sponsorizzazione di una squadra di calcio da parte di una società di gioco (l’ennesima, peraltro, tra le tante che si susseguono ormai da anni) a far scattare l’allarme da una parte della politica, che chiede nuovi e ulteriori provvedimenti per contrastare la promozione dell’azzardo. Sarà forse per la mancanza di contenuti da trattare durante il periodo estivo o sarà forse - al contrario - a causa dei temi di troppo alto livello di cui è chiamata a occuparsi la classe dirigente, tra guerre sempre più efferate e una serie di riforme urgenti da mettere per non perdere i fondi europei, che si lasciano preferire i temi “facili” o i semplici diversivi del tipo caccia alle streghe.

Difficile da capire, in questo caso, di quali siano le vere ragioni. Sta di fatto però che in questa estate 2024 una parte della politica italiana non ha trovato niente di meglio da fare che occuparsi del solito gioco pubblico, puntando il dito contro, naturalmente. Come da copione. E non c’è neppure da stupirsi che a lanciare il nuovo allarme sia ancora una volta di Movimento 5 Stelle, che addirittura chiede al governo di riferire in Senato, attraverso un’interrogazione urgente, per capire come si possano inserire ulteriori paletti in materia di pubblicità, dopo aver già mosso mari e monti per cercare di fermare la sponsorizzazione in atto che riguarda l’Inter.

Solo che stavolta a incuriosire è anche la forma, oltre alla sostanza. Basta guardare l’incipit della stessa interrogazione depositata dai Senatori 5 Stelle per farsi delle domande, oltre a qualche risata. Sì perché nel testo si parte prendendo atto delle tesi avanzate da Agcom e Ministero dello Sport secondo i quali (come del resto già noto ed evidente) “la pubblicità del gioco legale viene vista non come un fattore di rischio ma, al contrario, come un modo per arginare le pratiche illegali”. E tanto basterebbe per rendere un assurdo il divieto totale di pubblicità imposto dal Decreto Dignità voluto e approvato proprio dal governo guidato dal Movimento 5 Stelle. Invece, con un ragionamento bizzarro ma alquanto copioso, gli interroganti arrivano a formulare delle nuove azioni anti-gioco mettendo avanti la tutela dei minori che sono soliti rifarsi ai valori trasferiti dallo sport e in particolare dal calcio, soprattutto per squadre importanti come l’Inter. E per rafforzare la posizione cosa fanno gli esponenti 5 Stelle? Ebbene - udite, udite - ripropongono i dati relativi ai disturbi da gioco di azzardo formulati dall’Istituto Superiore di Sanità: e poco importa se sono ormai datati e risalenti peraltro al periodo precedente al decreto Dignità, perché la cosa più assurda è che proprio quell’indagine fu oggetto di critiche feroci e al limite della correttezza, quando venne pubblicata, proprio da parte del Movimento. 

Per un perfetto capolavoro di incoerenza, prossimo al totale non senso.

Tutto questo evitando invece di ricercare una soluzione concreta al presunto problema che si vuole sollevare o di avanzare una proposta seria su come gestire il fenomeno delle sponsorizzazioni che da più parti viene ritenuto evitabile e forse pure maldestro, ma comunque formalmente corretto dal punto di vista amministrativo, come hanno spiegato le autorità competenti. Eppure gli argomenti ci sarebbero pure come anche gli spunti di riflessioni: pensando a una riforma globale del settore (della quale peraltro si sta occupando il governo attraverso la delve concessa dallo stesso Paramento) dove poter affrontare in maniera seria e definitiva anche il tema della pubblicità e le commistioni con lo sport. Abbiamo già citato e prorogato troppe volte il meccanismo delle “good causes” britanniche che ha rimesso in sesto il settore dello sport e reso sostenibile quello del gioco, da ritenere superflua una ulteriore trattazione. Eppure a quanto pare dovremo ripeterlo ancora più volte, almeno finché i 5 Stelle non ne avranno volto le virtù. Insieme al resto della politica, però, che troppo spesso appare molto meno responsabile dell’industria.

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