Il momento è delicato. Così titolava una recente opera dello scrittore italiano Niccolò Ammaniti. Ed è proprio quello che continua a ripetere, in queste ore, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, a proposito della Legge di Bilancio per il 2024, annunciando che serviranno “scelte difficili”. La situazione economica e di finanza pubblica “è più delicata di quanto prefigurato in primavera”, ha spiegato il titolare di Via XX Settembre nella premessa alla Nadef. Specificando che “In una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili”. Il governo ha scelto quindi di affrontare “i problemi più impellenti - inflazione, povertà energetica e alimentare, decrescita demografica - promuovendo al contempo gli investimenti, l’innovazione, la crescita sostenibile e la capacità di reagire dell’economia”.
E tanto basta, per gli addetti ai lavori del comparto del gioco pubblico, per intendere che il proprio settore può anche attendere. Almeno per quanto riguarda le riforme strutturali, che non possono certo ritenersi una materia prioritaria, alla luce della complessa situazione politico-economica che si trova ad affrontare il paese e, soprattutto, l'esecutivo. Al punto che nelle scorse ore si è iniziato a parlare (addirittura) di un possibile governo tecnico, per poter gestire la situazione di crisi, nel caso in cui dovesse saltare il banco alla luce delle molteplici difficoltà.
Il momento, dunque, è davvero delicato. Tecnicamente parlando: “Gli spazi finanziari che si rendono disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, che includono anche la maggiore spesa per interessi passivi conseguente al maggior disavanzo, sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025”, cioè in tutto 23,5 miliardi in tre anni, come si legge nella relazione al Parlamento sulla Nadef. “Nel 2026, invece, il saldo obiettivo implica una correzione di 3,8 miliardi di euro rispetto all’indebitamento netto tendenziale, che consente di riportare lo stesso al di sotto della soglia del 3 percento”. Con lo spazio in deficit ricavato nel 2024 per la manovra che è di 15,7 miliardi. Nel 2024 e 2025, in particolare, le risorse saranno utilizzate, nell’ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, per il taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche nel 2024 e “l’attuazione della prima fase della riforma fiscale, il sostegno alle famiglie e alla genitorialità, la prosecuzione dei rinnovi contrattuali” della Pubblica amministrazione, “con particolare riferimento alla sanità, il potenziamento degli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti del Pnrr, nonché il finanziamento delle politiche invariate”.
Per garantire la sostenibilità del debito tuttavia, e “coerentemente con una gestione più dinamica delle partecipazioni pubbliche, il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil” nel 2024-2026, come spiega lo stesso ministro. Si tratterà quindi di “dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico”. Facendo capire che si stanno studiando tutte le possibili iniziative per raschiare fino al fondo del barile e racimolare ogni mimino denaro per provare di far quadrare in qualche modo i conti. Ed è proprio in questo scenario che spuntano, come al solito, alcuni interventi “spot” relativi al gioco, al solo scopo di fare cassa. Con il Governo che – come anticipato - per trovare le coperture della prossima legge di Bilancio potrebbe anticipare la gara per il gioco del Lotto, oltre a imbastire il bando per il rinnovo delle concessioni di gioco online, provando a “sistemare” le questione relativa ai Pvr e introducendo una nuova tassazione. L'Esecutivo avrebbe deciso di anticipare già al 2024 l’asta per l’affidamento della raccolta del gioco oggi in capo ad Igt tramite la controllata Lottoitalia, con la base d’asta che potrebbe partire da 800 milioni di euro, facendo incassare allo Stato un minimo di 400 milioni già il prossimo anno e la parte restante nel 2025.
Ma al vaglio ci sarebbe anche l'intenzione di attingere ai proventi del bando per il gioco online. Ipotesi già circolata ad agosto - quando si parlava di una gara per 100 concessioni, per il costo di 8-10 milioni di euro a licenza, con l'obiettivo di raccogliere un miliardo - ed ora ritornata in auge con altri importi, in un documento collegato ai decreti delegati attuativi della delega fiscale presentati al vice ministro all’Economia Maurizio Leo dalla Commissione in materia di giochi. Anche se adesso l'asticella sembrerebbe posizionarsi attorno ai 6 milioni di euro. Cifra comunque tutt'altro che banale e che potrebbe modificare radicalmente l'attuale assetto del comparto. Ma tra le altre misure, potrebbe arrivare anche un adeguamento della tassazione sulla raccolta di gioco online, con l'aumento dell'aliquota attuale, fissata al 22 percento – e calcolata sul margine, ossia sulla differenza tra la raccolta e le vincite pagate - fino al 26 percento. Mossa che porterebbe nelle casse dello Stato altri 70 milioni di gettito.
Insomma, di ipotesi al vaglio, in questo “momento delicato”, ce ne sono diverse e tutte finalizzate unicamente alla cassa. Mentre le riforme dovranno ancora aspettare. E, probabilmente, anche oltre il prossimo giugno, una volta che si sarà superato anche lo scoglio delle Elezioni europee. Con la riforma fiscale avviata dalla legge delega che rimane comunque un obiettivo per il governo, come ricordato dallo stesso Ministro dell'Economia, spiegando che i sacrifici di questi giorno sono mirati proprio al raggiungimenti di quel traguardo: per consolidare la crescita, con provvedimenti che garantiscano la tutela del potere d’acquisto delle famiglie e continuino ad accompagnare il processo di riduzione dell’inflazione. “È anche importante iniziare a dare concreta attuazione ai contenuti previsti dalla delega fiscale per avviarsi su un percorso che, nel corso dei prossimi anni, trasformi il sistema tributario in un fattore di crescita”, ha spiegato Giorgetti.
Perchè il momento rimane delicato. Nella speranza generale che, nel caso del gioco pubblico, non ci si trovi nella stessa situazione dello scritto Ammaniti, il quale decise di ricorrere a questo titolo rifacendosi alla frase che un editore gli rivolse per comunicargli il rifiuto della pubblicazione della sua precedente raccolta di racconti. Che la frase del Ministro, quindi, non serva per accantonare la raccolta di riforme, come già accaduto – e troppe volte – in passato.