Nuove gare e nuove stangate sul gioco pubblico
Chi pensava che i “giochi”, nel 2024, potevano considerarsi chiusi, si è dovuto ricredere con l'annuncio-shock da parte del governo di un nuovo rincaro della tassazione per l'online.
Se qualcuno aveva ormai immaginato che il 2024 poteva ormai considerarsi concluso per il mercato del gioco pubblico, dopo l'annuncio delle proroghe delle concessioni del gioco terrestre, il rinvio del riordino all'anno venturo e la pubblicazione – attesa in questi giorni – del bando di gara per il rinnovo delle licenze per l'online, nelle scorse ore è arrivata una vera e propria doccia fredda. Con la pubblicazione dei testi emendativi dell'approvanda legge di bilancio che tra le varie misure previste nei confronti del settore ha inserito anche un ulteriore rincaro della tassazione, proprio per quanto riguarda il settore del gioco online. Per quanto assurdo possa apparire, ma tant'è. Nel perfetto (e fastidioso) stile italiano. Intendiamoci: non che il segmento del gioco telematico non sia in grado di assorbire il colpo – pur essendo l'ennesimo – , come le stime circolate negli ultimi mesi attorno ai lavori di rinnovo delle concessioni hanno più volte rivelato: mentre, al contrario, un rincaro della tassazione sul gioco terrestre non sarebbe stato in nessun modo sostenibile. Sta di fatto però che a stupire e a rendere oltre modo fastidioso l'intervento governativo è non tanto il modo in cui viene disposto l'ulteriore rincaro, quanto piuttosto la tempistica con cui viene proposto: a pochi giorni dalla chiusura dei lavori di stesura delle Legge di Bilancio (senza peraltro che si fosse mai sentito parlare prima di questo ulteriore rialzo) e, soprattutto, a poche ore dall'emanazione del bando di gara per il rinnovo delle concessioni, che promette di richiamare l'attenzione di numerosi investitori esteri e internazionali. Fermo restando che, com'è evidente, chi aveva deciso di partecipare alla gara riuscirà a farlo comunque, anche alla luce delle mutate condizioni fiscali: dovendo però rifare daccapo i propri business plan, appena qualche giorno prima dalla pubblicazione dei documenti di gara, facendo così apparire ancora una volta il nostro paese come uno dei territori più ostili per gli invesimenti, poiché instabile e altamente variabile. Non solo politicamente.
Eppure - nel bene e nel male - il governo ha dimostrato anche questa volta di conoscere bene la materia del gioco pubblico, introducendo questa volta degli aumenti di tassazione specifici, mirati, e meticolosamente studiati. Con tanto di ritocco anche al prelievo delle scommesse ippiche, offrendo una razionalizzazione, come in parte si voleva incontrare. Si tratta pertanto – come abbiamo ampiamente documentato su queste pagine - di un aumento sul margine generalizzato dello 0,5 percento, che vale per poker, casinò, bingo online, scommesse, mentre a beneficiare del ritocco governativo sono le scommesse ippiche, con quelle a quota fissa che scende dal 47 percento (online) e 33 percento (fisica) al 24,5 e al 20,5 percento, rispettivamente.
In questo senso, dunque, si potrebbe parlare di una “razionalizzazione” delle aliquote, anche se ancora una volta si conferma il pessimo modus operandi della politica nei confronti del settore, che invece di intervenire in maniera organica, complessiva e puntuale nei confronti dell'industria dei giochi, continua a farlo attraverso interventi spot, agendo per lo più sulla leva fiscale. Anzi, a dirla tutta, la puntualità sembra essere l'unica vera caratteristica di questa ultima misura, visto che arriva proprio a qualche giorno dalla pubblicazione di quell'attesissima gara per le concessioni online dove questa volta il governo aveva pensato bene di scrivere che durante i nove anni di durata delle prossime autorizzazioni non ci saranno ulteriori aumenti della tassazione (a differenza di quanto accaduto in precedenza, aggiungiamo noi!). Anche se, conoscendo la storia di questo paese e osservando appunto i lavori di questi giorni attorno alla Legge di Bilancio, sappiamo già che anche questa misura cautelativa, potrebbe essere facilmente aggirata, vanificata e superata. Soprattutto in caso di situazioni speciali o, peggio ancora, di calamità naturali. Ma a questo non vogliamo neppure pensarci, visto che di disastri, nel nostro paese, ne abbiamo visti fin troppi: proprio come gli aumenti di tassazione sui giochi.
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