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Una riforma completa e di qualità per un futuro sostenibile

30 settembre 2024 - 13:33

Mentre si parla di riforma del gioco pubblico e di sostenibilità, l'edilizia offre uno spunto utile con l'introduzione della patente a punti: uno strumento da riprendere anche per i punti vendita.

(Foto: flick, https://flic.kr/p/pQ9o5K)

(Foto: flick, https://flic.kr/p/pQ9o5K)

Su una cosa sono tutti d'accordo: il riordino del gioco pubblico è urgente e necessario, e dovrà essere soprattutto globale. Andando cioè a riformare e riorganizzare l'interno comparto, sia fisico che online, e non solo una parte di esso. Questo, almeno, è quanto accade “sulla carta”: raccogliendo le posizioni dei molteplici stakeholder che intervengono sul settore, tra interviste, dibattiti e confronti vari. Anche se ciò che accade “sul campo”, in definitiva, appare spesso ben diverso e distante dalle buone intenzioni di cui sopra, visto che troppe volte la partita del riordino sembra somigliare a una di quelle mischie a cui si giocava da bambini in cortile, in un “tutti-contro-tutti”, dove talvolta ci usciva pure qualche zuffa. Lo stesso accade (zuffe a parte, almeno per ora) nel processo di regolamentazione del gioco pubblico, dove si assiste ancora oggi a un faticosissimo lavoro di mediazione che non riesce ancora a indirizzarsi verso una soluzione, con le varie posizioni che continuano ad apparire assai distanti: non solo tra industria ed enti locali, ma anche tra questi ultimi e il regolatore del comparto, quindi il Mef. Nonostante il perseguimento da parte delle due entità dei medesimi obiettivi (come la tutela della salute, dell'ordine pubblico e della lelgalità). Ma tant'è. A complicare ulteriormente le cose, peraltro, nello stessa logica (disastrosa) del tutti-contro-tutti, c'è anche la continua diversità di vedute tra i vari componenti della stessa filiera del gioco. Che nonostante l'obiettivo comune (ovvero, la riforma del comparto per poter raggiungere la sostenibilità) e l'apparente unità tra categorie (come ci viene raccontato in occasione di tutti i dibattiti pubblici), continua a caratterizzare il processo di riordino con prese di posizione che troppo spesso vedono contrapporre i diversi segmenti del gioco: non solo tra online e terrestre (dove la principale responsabilità dello scontro, qui, è da dare al legislatore), ma anche tra distributori di prodotti diversi, purenello stesso canale (come per esempio accade tra lotterie e apparecchi o quant'altro).
Quello che è certo, tuttavia, è il punto di arrivo al quale si deve arrivare. In una sola parola: la sostenibilità. Che deve essere vera, piena e totale: perché per essere veramente sostenibile, un settore complesso e delicato come quello del gioco pubblico, deve essere in grado di soddisfare in primo luogo lo Stato – quale azionista di maggioranza del comparto – garantendo cioè tutti gli aspetti cruciali come ordine pubblico, sicurezza e legalità; oltre a garantire la tutela della salute e la protezione dei soggetti più vulnerabili, insieme alla cura, quando necessaria (temi, questi, cari anche al Terzo settore). Ma deve anche garantire agli investitori un adeguato ritorno economico, senza il quale niente di tutto il resto può stare in piedi. E' quindi evidente che per raggiungere l'obiettivo della sostenibilità, la riforma del comparto dovrà essere orientate prima di tutto alla qualità. Proponendo cioè un rafforzamento di tutti presidi atti a garantire i principi di cui sopra e un innalzamento di tutti gli standard, sia in termini di prodotto che di distribuzione. Interessando anche le modalità di proposizione dei vari prodotti ai consumatori. Tutto questo, quindi, potrà avvenire soltanto attraverso una qualificazione delle imprese che operano nel comparto e, sopratutto, dei punti vendita che si rivolgono alla clientela finale. Assicurando anche una corretta percezione del rischio di possibile deriva patologica anche tra i rivenditori e non solo tra i consumatori. Ma anche tra i produttori. Per questo ben venga l'introduzione di un obbligo di formazione per gli operatori disposto con la legge delega, anche se forse si potrebbe (dovrebbe?) fare un passo ulteriore, andando a incrementare e rafforzare la cultura della percezione del rischio oltre a quella sul gioco responsabile. Questa, infatti, potrebbe essere la chiave di volta per andare incontro alla vera sostenibilità e alla qualificazione dell'offerta sul territorio, senza bisogno di ricorrere alle derive restrittive, come quelle che avevano visto proporre la riduzione dell'offerta di gioco ai solo punti vendita specializzati, eliminando (alcune forme di gioco, peraltro, e non tutte) dalla rete generalista. La soluzione, invece, passa per la qualificazione dell'offerta che passi proprio per la rete generalista, la quale è già oggi soggetta a precisi obblighi e responsabilità per quanto riguarda altri settori: basta pensare a bar e tabacchi che vendono alcolici o prodotti da fumo, le cui conseguenze sulla salute sono ben peggiori rispetto a quelle del gioco e, soprattutto, a differenza del gioco questi “prodotti” fanno male sempre, e non solo in caso di consumi eccessivi, cioè quando possono solo degenerare, ma anche in piccole dosi.

Ma come fare per garantire una vera ed efficace qualificazione dell'offerta? Un esempio potrebbe essere offerto dal settore dell'edilizia: un comparto a suo modo particolarmente delicato, tenendo conto del tema enorme e altamente drammatico relativo ai morti sul lavoro che assomiglia sempre più a un bollettino di guerra quotidiano. Tra le varie iniziative legislative proposte per qualificare il settore è emersa la cosiddetta “patente a punti” per l’edilizia, il cui scopo è proprio quello di sensibilizzare la filiera stessa sul tema oltre a qualificare le imprese. La patente entrerà ufficialmente nel nostro ordinamento in questi giorni (dal 1° ottobre 2024), ed è il risultato di un lungo confronto tra istituzioni, imprese e parti sociali. Si tratta di una scelta coraggiosa e innovativa per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, senz’altro utile a garantire il rispetto delle normative e ad incrementare la professionalità delle imprese operanti nel comparto. Ogni impresa edile, per poter operare sul territorio nazionale, sarà dotata di una patente digitale associata a un punteggio iniziale che potrà diminuire o aumentare in base al comportamento dell’impresa sul campo, con particolare attenzione a violazioni delle normative edilizie, di sicurezza e ambientali. Al contrario, comportamenti virtuosi, come la realizzazione di opere a basso impatto ambientale o l’adozione di tecnologie all’avanguardia in ambito sicurezza, potranno essere premiati con l’aggiunta di punti. Saranno previsti anche meccanismi di recupero punti, attraverso la frequentazione di corsi di aggiornamento professionale e l’implementazione di misure correttive. 
Ecco quindi che questo modello potrebbe essere applicato – mutatis mutandis – anche al mondo del gioco e alla sua filiera, produttiva e distributiva. Visto che nel panorama normativo attuale ogni gara pubblica dovrà preoccuparsi anche della coerenza normativa e della compliance allargata (come si vede già oggi delle prime stesure delle gare per le concessioni del gioco online o di quella del Lotto, che recepiscono le prescrizioni che scaturiscono dal nuovo codice degli appalti), si potrebbe pensare a un collegamento tra la patente per l'edizione e quella dell'operatore del gioco, che garantirebbe qualità nei punti vendita, tenendo conto non solo dei rischi in termini di gioco patologico, ma anche di quelli di possibile riciclaggio, tenendo conto della gestione del contante di fronte alla sfida della digitalizzazione.

Accanto a iniziative di questo tipo, però, occorre sempre e comunque lavorare sulla cultura del gioco responsabile e della percezione del rischio. Perché se è vero che nei cantieri molto spesso si muore non solo perché non ci sono adeguate tutele da parte delle imprese, ma anche perché i lavoratori, purtroppo, non hanno una percezione del pericolo che incombe su di loro, è vero anche che chi vende prodotti di gioco molto spesso non ha adeguata percezione degli aspetti negativi che un consumo eccessivo può avere sulla clientela. Anche a causa di una non corretta – oppure del tutto assente - formazione sul tema. Oggi, infatti, non solo serve una formazione, ma deve essere anche questa di qualità: non basta più una formazione basilare, ma occorre incrementare e rafforzare la cultura della percezione del rischio e questa nuova cultura la dobbiamo andando a lavorare sulle giovani generazioni, cioè partendo già dalla scuola. Su questo tema ha scritto un interessante articolo su IlSole24Ore Carlo Barberis, Presidente Expotraining 2024 dove, parlando evidentemente di edilizia e di percezione del rischio appunto, dice che occorre andare al cuore del problema attraverso due strade: la prima è sicuramente quella della formazione mirata. La seconda passa dalla capacità di mettere a disposizione dei lavoratori quella che potremmo definire “cassetta degli attrezzi” della sicurezza sul lavoro, ovvero un set di comportamenti cognitivi, che forniscano al lavoratore quegli strumenti che permettono di decidere se un’azione è rischiosa oppure no. Perché purtroppo tanti vengono uccisi non dal lavoro, ma dall’abitudine che porta a dire: “Non mi è mai capitato niente, e quindi io faccio in quel modo”. È invece opportuno “innestare e coltivare una cultura dal rischio che crei i presupposti per luoghi di lavoro sicuri, che garantiscano la salute e la sicurezza delle nuove generazioni”. Altrimenti il problema delle morti di lavoro, che appartiene oggi all'edilizia, l’avremo negli stessi termini anche fra cinque o dieci anni. E allo stesso modo, nel gioco pubblico, non solo rimanendo fermi si continuerebbe ad avere lo stesso numero di giocatori patologici (che per fortuna continua ad essere esiguo e quasi impercettibile rispetto alla totalità dei consumatori, ma dovrebbe tendere a zero), ma si continuerebbe anche ad avere il dito puntato contro da parte dell'opinione pubblica, quindi anche dei media e di una parte della politica. Mentre invece, attraverso un incremento della qualità dei punti vendita, credibile e visibile, si potrebbe anche sovvertire la cattiva immagine che continua ad avere il settore. Dice Barberis a proposito dell'edilizia: “Un lavoratore non deve commettere imprudenze, ma solo gestire un rischio controllato perché ragionato”. Parole sante. Pensiamole anche applicate al rivenditore di un prodotto di gioco. E allora si che si potrebbe finalmente dire: il gioco è fatto. 

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