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Viva la delega: e che riforma sia

20 marzo 2023 - 10:47

La delega fiscale è arrivata: ora il Parlamento potrà dare il via all’atteso processo di riforma del gioco.

© Flickr

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Il Governo ha deciso: la riforma del gioco pubblico s’ha da fare. Ora la palla passa al Parlamento, che dovrà valutare la richiesta di delega presentata dall’Esecutivo con la quale si chiede il via libera a legiferare su determinate materie di carattere fiscale tra le quali, appunto, rientra anche quella dei giochi.

Si apre dunque un nuovo cantiere, mirato alla ristrutturazione del comparto: o, meglio, alla vera e propria ricostruzione, in seguito ai vari fenomeni - ordinari e straordinari - che ne hanno scalfito la struttura portante e minato le fondamenta. A partire dall’ancora irrisolta “questione territoriale”, attraverso la quale gli Enti locali si sono sostanzialmente presi gioco della Riserva di legge alla base del settore, causando seri danni all’intera filiera e, dunque, anche allo stesso Stato, in termini di ordine pubblico e sicurezza, ma non solo.

Senza contare, poi, i vari sconvolgimenti causati dal continuo inasprimento dell’imposizione fiscale che ha portato il comparto fino al punto di non ritorno, restringendo ai minimi termini ogni marginalità per gli addetti ai lavori. Fino ad arrivare all’assurdità del divieto totale di pubblicità imposto dall’ormai vetusto - ma ancora vigente - decreto Dignità.

Tutte situazioni, queste, che nessuno dei Governi precedenti, pur comprendendone la necessità e l’urgenza, è mai riuscito a risolvere e neppure ad affrontare e che l’attuale Esecutivo intende quindi provare a gestire, se riceverà il mandato formale dalle Camere.

L’orizzonte temporale è ampio (24 mesi) come del resto lo è la complessità della materia e la portata della sfida legislativa. Ma all’interno di questo percorso vi è la possibilità, quanto mai concreta, di poter risolvere tutti i problemi che affliggono da troppo tempo il comparto, provando a instradarlo verso un orizzonte sostenibile.

Basta guardare il testo della legge delega e quel capitolo 13 dedicato al settore per capire là vastità e delicatezza del tema. Si, perché oltre ai punti già accennati in precedenza, dall’adozione di questo testo potranno derivare una serie di altre sfide, nessuna delle quali è da ritenere banale. Anzi.

A partire dalle gare per il rinnovo delle concessioni che scaturiranno dalla riforma del comparto, passando per la nuova e futura generazione di apparecchi da intrattenimento che attende da troppo tempo di essere approntata e che oggi potrebbe scoprire una nuova dimensione.

Ma nel nuovo settore che nascerà dall’attuazione della delega si apriranno anche ulteriori insidie e opportunità, a seconda dei punti di vista con cui si vuole guardare al futuro: oltre alla nuova distribuzione sul territorio dei punti vendita che verrà delineata dal Governo, un punto importante potrà essere rappresentato dal livello di “ibridazione” tra online e terrestre che potrà essere consentito dalla futura legge e dalla capacità del legislatore di poter interpretare il progresso tecnologico oggi in corso che nel mondo del gioco potrebbe cambiare davvero tutto: dalla gestione dei conti di gioco all’adozione di sistemi di pagamento evoluti e via dicendo, pesando alle varie opportunità offerte dalla multicanalità.

Insomma: il futuro del gioco è ora nelle mani della politica, come l’industria del resto chiedeva da tempo, invocando questo indispensabile processo di riforma. E anche se i problemi del settore derivano tutti proprio da quella stessa fonte, cioè dalla politica, ora chiamata a risolvere i problemi da essa stessa creati, il clima generale è comunque di estrema fiducia e di grandi speranze. Nella certezza diffusa che il cambiamento non è più procrastinabile e nella convinzione generale che peggio così, in fin dei conti, non potrebbe andare.

E allora, viva le delega. E che riforma sia, stavolta davvero.


 

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