Volendo fare un bilancio della stagione, sarebbe difficile individuare un evento più rilevante, tra quelli avvenuti nel 2023, rispetto al rilascio del Libro bianco nel Regno Unito e alle consulenze che lo hanno seguito.
Questo è naturalmente il mio punto di vista personale e, quindi, di una persona che vive in Inghilterra, ma osservando il mondo del gioco a livello globale, gli impatti al di fuori del Regno Unito sembrano più che possibili. Mentre le notizie sulle varie restrizioni, nell’ambito dei rischi finanziari e nei limiti dei depositi, sono (al solito) al centro dei dibattiti di portata più internazionale - e infatti lo sono anche state nei miei articoli finora - vorrei questa volta dedicarmi a un tema che sembra limitato a un circolo di poche organizzazioni, ma che potrebbe avere conseguenze collaterali nel lungo termine. Si tratta del cosiddetto Terzo settore, cioè il mondo delle organizzazioni senza scopo di lucro che offrono i servizi di prevenzione e soprattutto di terapie di recupero dei giocatori più vulnerabili.
Questo settore è piuttosto ben sviluppato nel Regno Unito con organizzazioni che offrono una varietà di servizi, come telefono di supporto, educazione dei minorenni sui rischi del gioco, ricerca, educazione pubblica e quella del personale, gruppi di terapie e supporto e, per i casi più critici, anche dei centri residenziali di recupero. Queste organizzazioni sono anche generalmente ben inserite nel settore del gioco, con cui effettuano progetti di collaborazione e di ricerca, approfittando dell’accesso diretto per analizzare i comportamenti dei consumatori, soprattutto quelli più a rischio, in risposta a vari prodotti di azzardo, alle campagne di marketing e agli strumenti di controllo e di gioco responsabile. Osservo questa cooperazione ogni anno in occasione dell’Ice durante vari incontri nella Customer protection zone, che ospita anche il terzo settore.
Il finanziamento di queste attività sociali è stato finora volontario con varie aziende di gioco invitate a fare donazioni direttamente alle organizzazioni di loro scelta.
Il Libro bianco però propone un nuovo modo di finanziamento che obbligherebbe tutti i concessionari a una percentuale annuale, una specie di tassa, pari all'1 percento del Ggr (o meno, il che dipende dal tipo di organizzazioni), versata in un fondo gestito dall’alto, attraverso il Servizio sanitario nazionale (Nhs), essendo uno dei principali amministratori. In generale è una soluzione accolta con piacere dal terzo settore che così ottiene una sicurezza di finanziamento che gli permetterà di non dover organizzare più raccolta fondi per assicurarsi la sopravvivenza e invece di poter concentrarsi sulla sua missione principale e pianificarla a lungo termine.
Sembra quindi una soluzione ideale, e lo è per quanto riguarda la sicurezza del finanziamento. Ma potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, allontanando il terzo settore da quello del gioco. E sarebbe una separazione provocata non solo dal fatto di non dover più raccogliere fondi, ma anche incoraggiata dal Servizio sanitario nazionale che deciderà la distribuzione di fondi, essendo tradizionalmente sospettoso delle intenzioni del settore e quindi critico sull’integrità dei risultati di qualsiasi forma di cooperazione. La questione dell’integrità nell’ambito della ricerca sul gioco d’azzardo viene spesso sollevata, mettendo in dubbio qualsiasi partecipazione, soprattutto quella che include un finanziamento dal settore stesso. Gli stessi dubbi appaiono nell’ambito delle istituzioni del terzo settore, che si occupano maggiormente degli effetti negativi del gioco d’azzardo, e che potrebbero, istintivamente, essere minimizzati o negati dal settore commerciale.
Non è possibile fidarsi dell’imparzialità della cooperazione, dicono gli oppositori. I proponenti invece sostengono che l’integrità di qualsiasi iniziativa di ricerca possa essere aumentata con l’accesso diretto alle risorse del settore, soprattutto ai consumatori ed ai dati sui loro atteggiamenti.
Il mercato britannico ha finora visto, forse diversamente dagli altri mercati europei, una cooperazione abbastanza stretta tra il settore commerciale del gioco d’azzardo e il terzo settore. Una cooperazione spesso menzionata, in termini di gioco responsabile, come critica per effettuare un progresso rivolto al bene del consumatore. Si va a giudicare quale possa essere l’impatto di questo nuovo tipo di finanziamento su questa cooperazione e sul futuro della cura del consumatore e quindi anche della sostenibilità di tutto il comparto. L’introduzione di una “tassa”, proposta dalla riforma, servirà come un modello da osservare per gli altri mercati, visto che, ad eccezione dell'Australia, non ce ne sono altri con un simile approccio.