Enada workshop, Distante (Sapar): 'Gioco martoriato da ordinanze comunali'
All'Enada workshop, Distante (Sapar) sottolinea le difficoltà del gioco legale alla luce dei provvedimenti presi dai Comuni per limitarlo.
Roma - "Noi non ci dobbiamo vergognare del lavoro che facciamo perché non rubiamo, facciamo quello che lo Stato ci ha detto di fare perché ha dato delle regole. Chi sbaglia - e qualcuno lo ha fatto - è giusto che paghi.
Ci troviamo ogni giorno a dover affrontare problematiche nazionali, con i Comuni italiani che ogni giorno emanano ordinanze diverse sul gioco."
A ribadirlo è Domenico Distante, presidente dell'associazione Sapar, nell'ambito dell'Enada workshop intitolato "Riforma del gioco pubblico, un’occasione da non perdere per la tutela ed il rilancio delle piccole e medie imprese”, organizzato insieme con l'Italian exhibition group oggi, 13 novembre, a Roma.
"Noi facciamo gioco fisico, siamo cresciuti con calcio balilla, jukebox, carambole e tutto il resto. Sui videopoker in precedenza il Governo è intervenuto e oggi abbiamo un controllo fisico degli apparecchi, fatto dalla filiera, siamo i primi al mondo. Sottolineo dunque che non ci dobbiamo vergognare di quello che facciamo perché siamo autorizzati dallo Stato. Ma quando poi cerchi di ottemperare a tutte le incombenze previste e ti trovi di fronte il Comune che prende decisioni in autonomia e fa utilizzare gli apparecchi un’ora al giorno diventa difficile", sottolinea Distante.
"Se il sindaco interviene solo sul gioco fisico e le Awp e vicino alla chiesa vendono Lotto e gratta e vinci e si può giocare online il problema non è risolto. Siamo sempre stati visti male perché gli apparecchi si vedono nei bar e vengono visti dai minori. Ma noi non abbiamo mai avuto l'interesse a favorire il gioco minorile.
Continueremo a credere in questo settore e nella linea del rispetto che abbiamo sposato anche se siamo stanchi di essere considerati brutti sporchi e cattivi."