Seminario I-Com, focus sul futuro del gioco e le prossime gare
I numeri, le normative e le urgenze del settore nel seminario dell'Istituto per la Competitività su 'Il futuro del settore dei giochi tra innovazione di mercato e politiche fiscali'.
Roma - "Il settore del gioco pubblico subisce rinvii da tanti anni, con proroghe che interessano tutti i comparti. Anche quest’anno assistiamo a una ormai imminente nuova proroga, in parte già annunciata, una decisione che crea un'incertezza diffusa a tutto l'ecosistema per chi deve fare investimenti."
Così Thomas Osborn, direttore dell'area Salute dell'Istituto per la Competitività, nel suo intervento al seminario realizzato oggi, 24 ottobre 2024, a Roma, da I-Com in collaborazione con Igt, per la presentazione del documento "Il futuro del settore dei giochi tra innovazione di mercato e politiche fiscali”, realizzato dallo stesso Osborn in collaborazione con il collega Gabriele Licheri.
Al seminario pubblico partecipano rappresentanti delle istituzioni, associazioni di categoria e aziende, con l'intenzione di approfondire le principali tematiche del settore, a partire da un’analisi delle novità normative e delle tendenze recenti del contesto del gioco in Italia. Il punto focale, come si evince sin dall'apertura, è la necessità di un intervento deciso da parte del legislatore per definire un nuovo quadro fiscale e normativo per il settore dei giochi che garantisca stabilità regolatoria e fiscale del settore, faccia da stimolo per investimenti e l'innovazione, contrasti il gioco illegale e nel contempo tuteli i giocatori, in particolare i soggetti più vulnerabili.
"I dati li conoscete", esordisce Osborn, "si parla di un settore che cresce, con le tendenze post pandemiche che segnano importanti crescite, portando il gioco a superare ormai il 5 percento del Pil nazionale come valore complessivo, con numeri importanti relativamente al contributo che il gioco dà all’erario: 11 miliardi come valore complessivo per casse dello Stato."
Osborn sottolinea che l'Italia presenta "una tendenza che si ritrova anche in altri paesi europei: c’è il boom dell’online ma anche il fisico registra crescite importanti nel post pandemia. Proprio dal gioco fisico arrivano le maggior entrate per lo Stato, soprattutto da apparecchi, come le slot, che continuano a essere la tipologia di gioco che influisce di più in temini fiscali."
I parallelo, tuttavia, si registra una continua crescita del gioco illegale. "La tendenza è inquietante", sottolinea Osborn, "il gioco illegale è più che raddoppiato dagli anni pre-covid a oggi, con valori sommersi tra i 20 e 25 miliari, un dato che non è solo una stima."
Continuando a illustrare il suo studio spiega quindi che "la seconda parte è dedicata al tema della fiscalità: misure fiscali negli anni modificate più volte in modo non sempre coerente, tanti interventi sulle aliquote che ogni anno registravano importanti aumenti, e che fanno del gioco italiano uno dei settori più tassati in Europa. In più ci chiediamo se questo aumento possa essere utile per contenere la domanda dei giochi."
Quindi la novità di quest'anno, la legge delega. "Nella legge delega dell’anno scorso c’erano punti importanti sulla fiscalità, lo Stato riconosceva in modo netto importanza del gioco per l'Erario. Ma le intenzioni iniziali non hanno portato poi a realizzare tutte le aspettative, si è un po’ perso l’ambito fiscale nel riordino, e continuano a esserci nodi irrisolti tra Regioni e Stato per la gestione del gioco fisico."
"Ormai ci sono rinvii da tanti anni e tante proroghe per tutti i settori", aggiunge Osborn, "inizialmente, a causa del Covid, erano state rinviate le gare. Ora la data chiave doveva essere il 31 dicembre 2024, ma anche quest’anno assistiamo a una ormai imminente nuova proroga, in parte già annunciata. Rimane il tema che ogni anno assistiamo a rinvii che creano una diffusa incertezza per investimenti. Proroghe necessarie e indispensabili a causa di della mancanza di un ragionamento complessivo che potesse far si che le gare si svolgessero. La speranza è che tutto si svolga nel 2025 per dare garanzie anche a chi vuole investire. Ma allo stesso tempo anche per dare certezze anche da un punto di vista collettivo", chiosa Thomas Osborn.
Nel documento presentato oggi, il cui titolo coincide con quello del seminario, si parla di un settore che ha registrato una crescita significativa negli ultimi 15 anni, passando da una raccolta di circa 35 miliardi di euro nel 2006 a 136 miliardi di euro nel 2022, pari a quasi il 6 percento del Pil nazionale. Una crescita trainata da diversi fattori, tra i quali la regolamentazione di tutti i segmenti di gioco, lo sviluppo della raccolta online e la digitalizzazione del settore.
Dopo il momento grigio toccato nel periodo pandemico, nel 2022, si è registrato un incremento di tutte le dimensioni del gioco, con un aumento del 22,4 percento della raccolta, del 20,9 percento delle vincite, del 31,6 percento della spesa e del 33,4 percento di incasso per l'Erario. L'Erario, che rappresenta la voce "entrate totali" dell'imposizione fiscale e del differenziale residuale tra raccolta, aggi e vincite, ha raggiunto 11,22 miliardi di euro nel 2022, un dato in linea con il valore pre-pandemico.
Al contempo, nel periodo tra il 2021 e il 2022 il rapporto tra le vincite e la raccolta è diminuito leggermente, passando dall'86,1 percento del 2021 all'85,0 percento del 2022. Questa diminuzione è spiegata dal ritorno degli utenti alle slot fisiche, che offrono payout meno generosi rispetto ad altri tipi di gioco. D'altra parte, il rapporto tra l'erario e la raccolta è aumentato, passando dal 7,6 percento del 2021 all'8,2 percento del 2022.
Il rapporto tra le vincite e la raccolta è diminuito leggermente, passando dall'86 percento del 2021 all'85 percento del 2022, mentre il rapporto tra
l'erario e la raccolta è aumentato, passando dal 7,6 percento del 2021 all'8,2 percento del 2022. Questo aumento è dovuto principalmente al ritorno all'uso delle slot fisiche, soggette a una tassazione più elevata.
Complessivamente, il settore del gioco legale in Italia vede un mercato popolato da 515 concessionari autorizzati dallo Stato, 3.200 imprese di gestione, 80.000 punti vendita tra bar, tabacchi ed esercizi pubblici, 150.000 occupati diretti e indiretti nel settore. La filiera diretta si compone invece di 8.271 imprese, con circa 40.000 addetti e un fatturato annuale di €19 miliardi.
Lo sguardo si concentra quindi sul gioco online, che ha registrato un boom negli ultimi anni, raddoppiando il valore pre-pandemico nel 2022 con ricavi pari a 73 miliardi di euro. Con un rinnovato e sempre più diffuso grado di digitalizzazione, maturato principalmente nel corso degli anni caratterizzati dalle limitazioni pandemiche, come dimostrato anche dalla sostenuta crescita dell’indicatore Desi (Digital economy and society index) sul tema, pure in Italia si è registrato un allineamento alle tendenze rilevate nel resto d’Europa rispetto all’estensivo utilizzo di siti e app per il gioco. Sebbene il gioco online sia in forte crescita, il gioco fisico continua a svolgere un ruolo importante nel settore, garantendo standard di sicurezza e ordine pubblico.
Il documento evidenzia quindi come il settore dei giochi sia stato oggetto di diverse modifiche normative negli anni, in particolare per quanto riguarda la tassazione. Le aliquote del gioco in Italia sono tra le più alte d'Europa, con un aumento significativo negli ultimi anni, questo ha creato incertezza per gli operatori e i giocatori e ha portato a un dibattito sull'efficacia delle politiche fiscali come strumento per contenere la domanda di gioco.
Uno specifico box, nella seconda parte dello studio, evidenzia come "l’utilizzo delle politiche fiscali come misure dirette di contenimento della domanda di giochi è argomento quantomai controverso e dibattuto, in particolare per quel che riguarda le possibili ripercussioni sulla domanda di gioco, e per l’erario, di nuove o più elevate aliquote", rilevando come "dalla letteratura e dalle evidenze degli ultimi decenni" non si possa concludere "che gli aumenti di tassazione siano uno strumento efficace per contrastare il gioco d’azzardo. Ciò che emerge è che, semmai, nella maggior parte dei casi, gli aumenti di imposizione fiscale sul gioco d’azzardo gravano sui giocatori, alcuni dei quali sono giocatori problematici o affetti da ludopatia."
Nello specifico della legge sulla delega fiscale il documento sottolinea quindi, come accennato, che "la mancanza di passi avanti nell’ambito dell’avvio delle autorizzazioni negli ultimi mesi ha fatto emergere forti dubbi sulla reale possibilità di far svolgere tali gare entro la scadenza del 31 dicembre 2024 e rendendo pertanto necessarie nuove proroghe. Nelle ultime settimane tale scenario è stato confermato anche dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dal quale sono emerse indicazioni circa la necessità di prevedere un’ulteriore proroga onerosa di due anni per sale slot e scommesse."
In questo contesto si fa rilevante la conclusione dello studio, che evidenziando la "significativa disomogeneità normativa rispetto ai singoli prodotti" che caratterizza il gioco pubblico italiano e ricordando nuovamente i ricorsi sistematici alle proroghe, sottolinea che oggi, il rischio, è "quello di far diventare questi strumenti delle barriere all’entrata per nuovi operatori, oltre che determinare nei fatti una progressiva riduzione dell’interesse del mercato nei confronti di prodotti obsoleti e poco competitivi", oltre a rischiare "di aprire un possibile fronte con l’Unione Europea, a causa di una possibile 'balnearizzazione' del settore" (ricordando, appunto, le problematiche similari che hanno interessato il settore delle concessioni balneari, Ndr).
"Infine, è giusto ricordare che le concessioni nell’ambito del settore dei giochi sono per natura lunghe (novennali) al fine di garantire l’ammortamento dei costi e ritorni sugli onerosi investimenti. Le recenti proroghe, oltre che quelle attualmente in discussione per la futura legge di bilancio, determinano un allungamento delle suddette ben oltre la durata novennale, arrivando in taluni casi fin quasi al doppio della durata originaria. Questo implica un effetto di riduzione del valore delle concessioni stesse, oltre che conseguenze negative per gli investitori e per l’erario. In vista e in attesa di un complessivo riordino dell’intero comparto, è auspicabile che il legislatore tenga conto degli effetti derivanti dalle proroghe concessorie anche al fine di definire un nuovo quadro fiscale orientato all’incremento delle finanze pubbliche, alla stabilità regolatoria e quindi ad un’attualizzazione idonea del valore dei diritti delle concessioni da mettere a gara."
E chiude, lo studio, spiegando come risulti "dunque apprezzabile la scelta dell’esecutivo di procedere a nuove proroghe, purché queste siano funzionali alla conclusione di un accordo tra Stato, Regioni e Comuni da raggiungere entro il 2025, così da rendere possibile la celebrazione delle nuove gare per le concessioni del gioco pubblico."
In allegato lo studio "Il futuro del settore dei giochi tra innovazione di mercato e politiche fiscali", di Gabriele Licheri e Thomas Osborn (I-Com)
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