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Consulta ippica (Masaf), si dimettono Carelli e Faticoni: 'Richieste inascoltate'

15 novembre 2024 - 10:39

Prime defezioni per la Consulta per l'ippica nata un anno fa in seno al ministero dell'Agricoltura: si dimettono Carelli (Proprietari trotto) e Faticoni (guidatori). Le ragioni.

Scritto da Fm
© Rashid Khreiss /  Unsplash

© Rashid Khreiss / Unsplash

Correva il novembre del 2023 quando il ministero dell'Agricoltura, con il sottosegretario Patrizio La Pietra in testa, salutò con entusiasmo la nascita della Consulta dell’ippica, "nuovo soggetto consultivo messo a disposizione di tutti i protagonisti del settore".

A distanza di 12 mesi, però, ecco arrivare le prime dimissioni da tale organismo.

Il primo a presentarle è stato Roberto Faticoni, rappresentante dei guidatori di trotto, nonché del Siag - Sindacato italiano allenatori guidatori, con una lettera piuttosto stringata, che riportiamo qui di seguito.
"Vi comunico le mie dimissioni dalla posizione di membro della Consulta con effetto immediato. Desidero esprimere la mia gratitudine per le opportunità offertemi durante il periodo di lavoro, ma, stanti le attuali situazioni, sia dei pagamenti sia del calo del montepremi inaspettato e mai paventato prima, non intendo più far parte della suddetta Consulta per il rispetto dei miei associati."


Poche ore dopo ha fatto lo stesso Anita Carelli, rappresentante dei proprietari del trotto e proprietaria dell'ippodromo Paolo VI di Taranto, inviando al sottosegretario Patrizio La Pietra e al direttore generale della Direzione ippica, Remo Chiodi, una lettera molto circostanziata, in cui enuncia nel dettaglio le motivazioni che l'hanno portata a compiere tale scelta. Eccola.
"Con profondo rammarico vi comunico le mie dimissioni dalla Consulta, un passo che mai avrei voluto compiere. 
Entrando a far parte di questo organo, ero convinta che rappresentasse uno strumento capace di ascoltare e rispondere alle istanze del settore. Mi illudevo che avrei trovato, al suo interno, interlocutori pronti a comprendere le esigenze e le urgenze del comparto e a operare soluzioni concrete. Tuttavia, mi trovo costretta ad ammettere un errore di valutazione: la mia fiducia è stata mal riposta.
Ho inviato numerose e-mail, tutte legate a questioni cruciali e urgenti per il settore. Ogni mio messaggio è caduto nel silenzio più assoluto, nonostante rappresentassi il grido d’allarme di una comunità che conta su di noi. Evidentemente, la Consulta non è l’organo che immaginavo e non possiede l’operatività necessaria per adempiere ai suoi scopi, o per lo meno agli scopi che ritenevo fossero i suoi.
Le mie dimissioni sono un atto di rispetto, non di resa. Rispetto verso le persone che mi hanno affidato il compito di rappresentarle, che hanno riposto in me speranza e fiducia.  Comprendo fino in fondo il valore e la dignità del nostro lavoro, e non intendo svilirli in un contesto che non si cura del futuro del settore.
Con orgoglio e profonda convinzione, continuerò la mia battaglia fuori dalla Consulta, certa che il nostro comparto meriti qualcosa di più di un’istituzione che pare muoversi in direzione opposta alla sua stessa ragion d’essere. 
A chi giova un’ippica abbandonata a se stessa? A chi conviene una voragine economica che cresce ogni anno, portando il comparto a uno stato di miseria? Questo degrado non appartiene alla mia visione e tanto meno ai principi che mi animano.
I cavalli da corsa non si tengono chiusi in box. Non si possono 'parcheggiare' persone e passioni, tanto meno ostacolare la spinta di chi crede fermamente in un cambiamento possibile. Se il Ministero non intende fare la propria parte, questo settore continuerà a soffrire e a indebolirsi, una corsa al ribasso che alla lunga distruggerà tutto ciò che rappresentiamo.
Auspico sinceramente che le mie dimissioni vi portino a riflettere sulla responsabilità che grava sulle vostre scelte e sulle conseguenze di decisioni non ponderate, prese senza consultare chi conosce a fondo la realtà del nostro mondo. Se non si cambierà rotta, il nostro comparto, privato di risorse e di sostegno, rimarrà senza futuro.
Vi auguro buon lavoro e, se possibile, che possiate cogliere il senso delle mie parole come uno stimolo a fare meglio. 
La dignità e la passione che nutro per questo mondo mi spingono a lottare per qualcosa che valga davvero. 
La mia uscita da questa Consulta non è un addio al settore, ma un impegno rinnovato a combattere per un’ippica che sia degna di questo nome."

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