Hippogroup Cesenate: 'Governo sblocchi pagamenti e gioco'
Il 18 febbraio l'ippodromo di Bologna riapre 'a porte chiuse', il gestore Hippogroup Cesenate lancia appello al Governo per sbloccare pagamenti ippici e chiusura delle attività di gioco.
Riceviamo e pubblichiamo da Hippogroup Cesenate, gestore degli ippodromi di Bologna e Cesena
L'ippodromo di Bologna il 18 febbraio riapre. Anzi, no.
Riapre “a porte chiuse”, senza pubblico, con la sala scommesse chiusa, con la rete nazionale del gioco legale chiusa. Come ormai da un anno.
Cavalli e operatori ippici mettono in scena il loro spettacolo in una cornice surreale, nel vasto spazio dell'ippodromo, che può ospitare oltre 5.000 spettatori, vuoto, deserto.
Vuoto e deserto come gli stadi e i palazzetti, si dirà: ma non è così.
Perché la crisi del comparto ippico è precedente alla crisi economica mondiale di questo decennio, è quindi di gran lunga precedente alla drammatica crisi innescata dall'inattesa pandemia. Proprio per questo è ancor più profonda e difficile da affrontare, poiché la possibile soluzione è stata rimandata di governo in governo, di anno in anno, senza ancora essere incanalata in una strategia precisa, che faccia intravvedere la luce fuori dal tunnel.
Quale impresa può sopravvivere a lungo in una situazione di questo genere?
Con l'ippodromo interdetto agli spettatori, ristorante e bar serrati, chiuse la sala scommesse e l'intera rete nazionale di gioco legale - il gioco on line quasi inesistente - le nostre risorse si riducono al solo contributo impianti ministeriale: troppo poco per coprire le spese per gestione e manutenzione di impianti vasti e impegnativi come quello dell'Arcoveggio.
Ma nonostante tutto, ci siamo.
Non rinuncia a premiare le eccellenze del settore. Anzi, ha allargato alla condivisione del pubblico, tramite i social, i riconoscimenti ai migliori sulla pista dell'Arcoveggio: i #SocialAwards vogliono essere un omaggio a chi come noi, nonostante tutto, crede nel proprio mestiere, in ciò che fa, in ciò che produce, in ciò che ama.
Ma chiediamo di poter lavorare di nuovo seriamente, di tornare a generare profitto col nostro lavoro, come richiede la sostenibilità di un qualsiasi sistema produttivo, prima ancora che lo statuto di società di capitali.
Ma per quanto ancora potrà riuscire a far quadrare bilanci zavorrati dagli incredibili ritardi dello Stato nei pagamenti, dalle perduranti incertezze, dall'assenza di programmazione a medio termine, dal divieto di promozione e sponsorizzazioni, dagli aumenti incongrui di tassazione inseriti in corso d'anno da una legislazione spesso emergenziale e ingiustamente punitiva, che vede nel gioco legale come nelle scommesse ippiche solo una fonte di denaro cui poter sempre attingere per le più svariate ragioni?
Ecco qui un esempio. Noi siamo resilienti.