I tempi sono maturi, ormai da un po' a dire il vero, per riformare concretamente e diffusamente il comparto dell'ippica, alle prese con una crisi quantomeno decennale e con un altrettanto lungo periodo di promesse non mantenute.
Se, agli inizi di maggio hanno fatto ben sperare le dichiarazioni del sottosegretario Francesco Battistoni sul rapido arrivo di una “soluzione per dare certezze nel pagamento dei premi”, in questi giorni, in Parlamento si è tornati a parlare di risorse per gli ippodromi di nuova apertura, nell'ambito del cosiddetto Ddl Ucraina. Dopo che a marzo l'approvazione del Dl Sostegni ter ha dato il via libera all'istituzione della Direzione generale per l'ippica.
Ma l'attenzione per il settore per fortuna non finisce qui.
Ne sono la prova i sì incassati nelle commissioni della Camera dal Ddl sulla "Disciplina dell’ippicoltura e delega al Governo per l’adozione di disposizioni volte allo sviluppo del settore" presentato da Maria Chiara Gadda (Italia viva), e il prosieguo dell'iter del disegno di legge “Istituzione dell'Agenzia autonoma per la promozione, lo sviluppo e la tutela dell'ippica nazionale e disposizioni per la riforma del settore ippico”, presentato lo scorso anno dai senatori Patrizio La Pietra e Luca De Carlo (entrambi di FdI) con l'intento di ridare all'ippica italiana una propria autonomia gestionale, tecnica ed economica.
A parlarne a GiocoNews.it è uno dei due firmatari, Patrizio La Pietra.
“Dopo l’incardinamento, cioè la presa in carico del disegno di legge da parte della commissione per l’inizio della discussione – afferma il senatore -
abbiamo iniziato l’audizione dei principali attori del settore. Al momento sono stati ascoltati i
rappresentanti degli ippodromi e della maggiori associazioni di rappresentanza del
mondo del trotto. Abbiamo in programma almeno altre due audizioni; una con i rappresentanti del mondo del galoppo e una con i rappresentanti dei veterinari, presidenti di giuria e funzionari corse. Se ci sarà bisogno di ulteriori approfondimenti potremmo allungare con un’ulteriore audizione. Comunque l’intento potrebbe essere quello di
chiudere il ciclo delle audizioni entro il mese di maggio per poi passare alla presentazione degli emendamenti e poter chiudere in commissione il prima possibile”.
Cosa auspica per il comparto ippico italiano?
“Sicuramente il rilancio di un comparto che rappresenta un’eccellenza italiana. L’ippica italiana con tutte le sue sfaccettature ha sempre rappresentato un modello di efficienza e qualità che il mondo ci ha sempre invidiato e poi copiato. Mentre gli altri copiavano il nostro modello e di quella base si sono sviluppati noi lo abbiamo abbandonato per seguire strade che ci hanno portato alla situazione attuale, con un comparto al collasso".
In che modo è possibile rilanciare il settore?
“Ristrutturandolo dalle fondamenta. Il Ddl che ho presentato mette nero su bianco un modello completamente diverso dall’attuale, un modello che punta a creare una agenzia autonoma del comparto, dal punto di vista organizzativo e finanziario ma con un forte legame con il ministero delle Politiche agricole, d'intesa con il Mef e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli per la parte relativa alla vigilanza e monitoraggio della raccolta delle scommesse ippiche e le ulteriori e necessarie scelte strategiche della materia. Una governance adeguata tecnicamente è che colga le sensibilità di ogni settore ma soprattutto che sia veloce e puntuale nel dare risposte organizzative e finanziarie”.
Cosa pensa delle misure per l'ippica contenute nel Dl Sostegni Ter?
“In questo momento drammatico, sotto tutti i punti di vista, ogni misura in favore del comparto è sicuramente positiva. Detto questo, quanto fatto nel Dl Sostegni Ter, è come dare un'aspirina a un malato terminale. So di usare termini forti. Ma la verità è che non può reggere un sistema con pagamenti che vanno dai sei/sette mesi a oltre un anno. Le risorse complessive messe a disposizione compreso quelle statali e delle scommesse non ripagano nemmeno la metà dei costi sostenuti dal comparto. Non credo che così si possa andare avanti. Ripeto: ci sono ferite che non possono rimarginare mettendoci un cerotto”.
Il Governo in che modo deve agire per riformare il settore?
“La costituzione della direzione dell’ippica rappresenta un piccolo passo avanti, se la si considera in un disegno più ampio di riforma del comparto che vada nella direzione che auspico con il Ddl. Anche il disegno di legge Gadda in discussione alla Camera, così come la riforma delle scommesse possono essere elementi positivi, ma ci deve essere una strategia complessiva, un obiettivo, che porti ad un ripensamento di tutto il sistema, così come auspicato nel disegno di legge di riforma. Non ultimo, occorre dare più fondi alla legge Zaia che metteva a disposizione del comparto risorse importanti, ma non più sufficienti per la mutata situazione”.
Gli ippodromi come possono essere rilanciati e attrarre un nuovo target di spettatori?
“Gli ippodromi rappresentano delle strutture fondamentali e potrebbero ricoprire un ruolo importante in un nuovo assetto organizzativo se ben sfruttati nelle loro potenzialità. Di fatto rappresentano delle strutture sportive, perché non pensare ad una legge specifica sulla falsa riga della legge sugli stadi? Occorre ottimizzare gli spazi e sfruttare la loro posizione nel contesto urbano. Chi gestisce queste strutture ha competenze, idee e voglia, occorre solo metterli in condizione di operare in questo senso”.
Le scommesse come andrebbero riformate?
“Nel Ddl ho cercato di indicare la strada. Una percentuale di circa l’80 percento da destinare alle vincite; l’unificazione dei totalizzatori in un totalizzatore unico per la gestione delle scommesse ippiche; l’introduzione del sistema jackpot e di premi di consolazione e una nuova programmazione settimanale combinata con le scommesse Tris; riduzione del prelievo fiscale sulle scommesse ippiche per renderle, ribadisco, più concorrenziali rispetto ad altri tipi di scommesse.
Aggiungo che occorre 'ristorare', se mi si passa il termine per quanto dato dal comparto ippico al gioco delle scommesse, mi riferisco al fatto che una volta c’erano solo le agenzie ippiche che gestivano il gioco e su questo si è sviluppato tutto il resto è allora perché non pensare ad una percentuale, anche minima, su tutto il monte scommesse da destinare all’ippica?
Soluzioni ce ne possono essere tante, ma quello che occorre è fondamentalmente una volontà e un’attenzione speciale da parte della politica per il comparto. Personalmente ci credo e per questo mi sto adoperando”.