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Rilancio dell'ippica, le proposte di D'Alesio (Coordinamento ippodromi)

15 gennaio 2022 - 09:21

Un'agenzia e una direzione dell'ippica, un tavolo di lavoro permanente al Mipaaf, aggiornamento della legge Zaia: questi alcuni dei temi oggetto delle proposte di Attilio D'Alesio.

Scritto da Redazione

 

Come salvare l'ippica?
È "la domanda" che agita l'intera filiera ormai da anni, e che campeggia nell'intervento di Attilio D'Alesio, presidente del Coordinamento ippodromi, al convegno sul rilancio del settore tenutosi in quel di Pisa il 14 gennaio.

Un intervento che vuole essere foriero di tanti spunti, in vista di un altro appuntamento molto atteso: l' incontro pubblico organizzato a Roma lunedì 17 gennaio dal Coordinamento ippodromi, l'Associazione nazionale ippodromi (Ani),  Gruppo ippodromi associati, Snaitech Spa e Valentinia Srl per approfondire lo stato di avanzamento in ordine a quanto comunicato dal sottosegretario alle Politiche agricole, Francesco Battistoni, lo scorso 17 dicembre. 

Ecco le parole di D'Alesio.
"Dobbiamo partire dall’Abc: cosa è un ippodromo ?
L’ippodromo è un impianto sportivo dove si svolge una bellissima e storica competizione sportiva: la corsa dei cavalli, aperto al pubblico, alle famiglie, ai giovani e dove passare una bellissima e divertente giornata all’aperto.
Cosa è un proprietario di cavalli? Il proprietario è un appassionato che ama vedere correre il proprio cavallo, vederlo vincere, essere premiato e conservarne le foto ed i ricordi.
Il proprietario di un cavallo è un appassionato come lo è un proprietario di una barca a vela o di uno yacht.
La proprietà di un cavallo incide sul redditometro ed il reddito del proprietario di un solo cavallo deve essere pari ad almeno 98.000 euro e per ottenere i colori della scuderia deve possedere un reddito annuo molto alto, che gli consenta il pagamento della cosiddetta 'pensione' per il mantenimento del cavallo, che è pari a circa. 15.000 euro all’anno a cavallo.
Certamente non può essere definito un 'imprenditore ippico', anche perché l’imprenditore opera nel libero mercato ed esercita professionalmente una attività economica, come certamente non sono le corse dei cavalli, che non possono essere inquadrate come attività economica ed infatti il cavallo quando vince una corsa vince un premio.
Cosa è un premio? Lo dice la parola stessa e certamente non è un compenso per una attività economica o per una prestazione professionale.
I premi necessitano di un corretto inquadramento giuridico e normativo.
Cosa è un allenatore? L’allenatore - sia di galoppo, trotto ed ostacoli - è un professionista che cura, nutre ed allena il cavallo e lo può fare in un centro di allenamento privato o nei centri di allenamento degli ippodromi.
L’allenatore deve essere titolare della patente rilasciata prima dall'Unire ed ora dal Mipaaf.
Mediamente il costo per allenare e curare un cavallo è pari a circa 1.200 euro al mese.
L’allenatore deve quindi essere titolare di partita Iva e mensilmente emettere la fattura al proprietario del cavallo.
L’allenatore deve avere i dipendenti - i cosiddetti 'artieri' - e, come previsto da un un vecchio contratto nazionale, ce ne dovrebbe essere uno ogni tre cavalli in allenamento.
L’allenatore quindi deve essere inquadrato come un professionista, come lo sono gli allenatori di calcio, di volley o di qualsiasi altro sport.
L’allenatore può essere anche proprietario, guidatore, o fantino o allevatore.
Cosa è un fantino? Cosa è un guidatore? Entrambi sono professionisti, titolari di patente ora rilasciata dal Mipaaf e titolari di partita Iva, che devono fatturare le prestazioni fornite.
Sono quindi professionisti come tutti gli operatori sportivi.
Cosa è un gentleman? Un proprietario che ha la passione di 'guidare o montare' il proprio cavallo nelle corse riservate alla categoria.
Cosa è un allevatore? L’allevatore è un 'imprenditore agricolo' come tutti gli allevatori riconosciuti dal Mipaaf e quindi deve essere titolare del riconoscimento del Mipaaf.
Deve possedere un terreno agricolo con gli impianti ed i servizi necessari ad ospitare le fattrici, gli stalloni, ed i cavalli nati che di solito restano fino a 18 mesi nel centro di allevamento.
Cosa è un artiere? Un dipendente che deve essere iscritto all’Inps ed il Ministero deve averne la lista aggiornata.
Questi quindi sono gli operatori dell’ippica: allevatori, proprietari, allenatori, guidatori, fantini, gentleman, artieri ai quali si aggiungono i veterinari, gli addetti anti doping e le giurie presenti nelle giornate di corse.
Poi ci sono le società di corse, in gran parte società di capitale, ma anche associazioni no profit, che, devono avere il necessario riconoscimento del Ministero per gestire l’ippodromo ed organizzare le corse".
 
Fatte queste doverose premesse, il presidente di Coordinamento ippodromi quindi evidenzia che per "rilanciare l'ippica è necessario iniziare da quanto sopra, per poi giungere ad una riforma generale".
Una riforma che tenga conto di quanto segue: "L’allevamento è agricoltura e le corse dei cavalli sono competizioni sportive. I 36 ippodromi attivi in Italia sono impianti sportivi a tutto tondo e ben 26 sono di proprietà pubblica: di Comuni o Regioni.
Le scommesse ormai da oltre 20 anni non c’entrano più nulla con l’ippica ed è gravissimo che ancora oggi se ne parli al Mipaaf ed addirittura nella legge di bilancio si giustifichi il taglio dei finanziamenti agli ippodromi a causa del calo delle scommesse.
Che poi le scommesse ippiche vadano riformate questo è un altro problema e riguarda in primis Mef ed Adm e ne auspichiamo una profonda riforma, come per esempio è stato fatto con il nuovo Totocalcio.
Le società di corse sono concessionarie di Adm per la raccolta delle scommesse in ippodromo e sono pronte a collaborare con l’Agenzia per la migliore riforma possibile".
 
Ed ecco, nel dettaglio, le proposte di riforma messe sul tavolo da D'Alesio: "Istituire una 'nuova Unire' o 'Agenzia' dedicata all’ippica sotto la vigilanza del Mef e del Mipaaf, riforma sulla quale dovranno lavorare il Governo ed il Parlamento.
In merito sono già state presentate in Parlamento tante proposte che vanno in questa direzione.
Nel frattempo, bisogna costituire una Direzione dell’ippica all’interno del Mipaaf, come ha dichiarato recentemente il sottosegretario Battistoni.
Poi va istituito un tavolo di lavoro permanente con la presenza della associazioni riconosciute e rappresentative della filiera (al ministero sono operativi decine di tavoli ma per l’ippica
incredibilmente non ne è mai stato istituito uno).
Inoltre, sarebbe necessario sganciare completamente l’ippica dalle scommesse, come peraltro lo sono tutti gli altri sport, sui quali peraltro si scommette moltissimo.
Va deciso il pagamento entro 60 giorni dei premi vinti, con la collaborazione delle società di corse come è stato fatto per oltre 50 anni, a fronte di un adeguato corrispettivo per il servizio svolto.
Va adottata la classificazione degli ippodromi prevista dalla legge n. 169 del 1998, che dovrà basarsi su un metodo matematico scientifico, come a esempio il modello Ahp (si può prendere a riferimento anche il modo con cui viene fatta la classificazione degli alberghi )
Va stipulato un accordo sostitutivo con le società di corse con durata triennale e con un finanziamento adeguato ed in linea con i servizi forniti.
Vanno adottati annualmente un calendario delle corse condiviso con gli ippodromi, che sono gli impianti che le ospitano, e un decreto di riconoscimento delle associazioni rappresentative degli ippodromi e della filiera.
Bisogna aggiornare tutto il sistema informatico dell’ippica e realizzare e rendere pubblico anche: il censimento e la residenza di tutti i cavalli in attività che peraltro sono già dotati di micro chip e di passaporto; l’ Albo dei proprietari del trotto, del galoppo, degli ostacoli; l’ Albo degli allenatori titolari di patente; l’ Albo dei guidatori e fantini titolari di patente; l’Albo dei gentlemen titolari di patente; l’Albo degli allevatori riconosciuti dal Ministero come operatori agricoli.
Tutti gli operatori della filiera ippica dovranno essere tesserati e per poter accedere alle scuderie degli ippodromi e nei recinti riservati si dovrà presentare la tessera".
 

In conclusione, il D'Alesio chiede di "aggiornare la legge Zaia e prevedere un finanziamento annuo nella legge di bilancio di almeno 200 milioni per montepremi, sovvenzioni ippodromi, costo del personale, televisione, pubblicità e promozione, giudici di gara, veterinari, antidoping etc; prevedere una piccola percentuale a favore dell’ippica su tutte le scommesse raccolte nei 120.000 punti gioco visto che è stata la prima a mettere a disposizione le 'sue' 360 agenzie ippiche, simile alla tassa Salvasport istituita nel 2020.
Bisogna scrivere una legge sugli ippodromi come è stata fatta, anni fa, una legge sugli stadi;
coinvolgere l’Anci ed i sindaci delle città dove sono presenti i 36 ippodromi ancora aperti (26 sono di proprietà pubblica) che sono aree preziosissime di tutti i territori e la cui chiusura causerebbe un disastro sociale ed ambientale, come purtroppo è già accaduto in tante città, vedi Roma, Firenze, Grosseto.
L’ allevamento dei cavalli è agricoltura e gli ippodromi sono i teatri dove si svolgono le corse dei cavalli che sono competizioni sportive ed il primo obiettivo da perseguire, tutti insieme, per il rilancio dell’ippica è portare tanto pubblico: famiglie, giovani, anziani e bambini negli ippodromi e far crescere la passione per i meravigliosi cavalli.
Concludo ricordando una bellissima frase di Mark Twain: 'Non è bello che tutti si debba pensare allo stesso modo. È la differenza delle opinioni che rende possibili le corse dei cavalli'".
 

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