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Regioni e limiti al gioco, Sapar: 'Garantire diritto al lavoro'

21 ottobre 2020 - 13:35

Umbria, Lombardia e Liguria fermano il gioco in contrasto con il Dpcm del 18 ottobre, Sapar presenta ricorsi al Tar e richieste di dialogo con i governatori.

Scritto da Redazione

Tre ordinanze nel giro di sei giorni per bloccare totalmente le attività di gioco sul territorio delle regioni Umbria e Lombardia e inibire l’attività delle sale giochi nel centro storico di Genova, in assenza di dati epidemiologi e nonostante il Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Conte il 18 ottobre consenta su tutto il territorio nazionale l’attività di raccolta di gioco con l’osservanza delle misure di prevenzione del Covid-19.

Per questo l’Associazione Nazionale Sapar ha inviato una richiesta di incontro al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, alla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei e al governatore della Regione Liguria Giovanni Toti, firmatari di tre ordinanze emanate senza alcuna valutazione scientifica che metta in corresponsione le attività di gioco e l’andamento della curva di contagio da Covid-19.

 

Anzi, l’aggravante è che anche in questo caso il divieto ha toccato solo alcune offerte di gioco, mentre altre non hanno subito alcuna ulteriore limitazione.
 
In ragione di ciò l’Associazione Nazionale Sapar ha anche deciso di presentare due ricorsi, uno avverso l’ordinanza 19 ottobre 2020, n. 65 recante “Ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid” a firma della governatrice umbra Tesei e l’altro avverso l’ordinanza n. 620 del 16/10/2020 “Ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”, a firma del presidente lombardo Attilio Fontana.
 
“Questa pratica ormai consolidata di cavalcare qualsiasi emergenza o problematica nazionale per colpire senza alcun criterio gli operatori del gioco di Stato in maniera discriminata e senza alcuna validazione scientifica deve finire: per questo Sapar si batterà per tutti gli operatori nelle sedi giudiziarie e attraverso il dialogo con gli amministratori regionali e con la politica tutta, affinché ci venga garantito il diritto al lavoro, con le medesime tutele degli altri comparti industriali”, si legge in una nota diffusa dall'associazione.
 

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