Blocco dei licenziamenti, riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro, problematiche connesse alla liquidità delle imprese, snellimento dell'iter della concessione dei contributi a fondo perduto, rafforzamento delle misure di sostegno alla liquidità fino a che i fatturati non avranno ripreso slancio.
Sono alcuni dei temi posti sul tavolo dalle associazioni datoriali di categoria e dai sindacati nel corso delle audizioni sul decreto Sostegni bis, di fronte alla commissione Bilancio della Camera, svoltesi in videoconferenza nella giornata di ieri, 31 maggio.
Temi che accomunano tutte le imprese e tutti i lavoratori, compresi quelli riconducibili al settore del gioco, che in queste giorni sta vivendo le sue prime, agognate riaperture nelle regioni in zona bianca. Al momento, in Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna, ed entro la metà del mese, se i numeri sui contagi e le ospedalizzazioni verranno confermati, anche in Abruzzo, Liguria e Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Umbria e provincia autonoma di Trento. Con l'orizzonte successivo del 1° luglio come data per il via libera anche in "zona gialla".
Dopo un anno in cui la filiera del gioco ha dato prova di grande forza, resistenza, capacità di adattamento e anche di rilancio, con importanti innovazioni tecnologiche e di prodotto, ed un'offerta sempre più "omnichannel", facendo di necessità virtù, serve comunque una spinta in più per superare davvero questa interminabile emergenza.
Garantendo al settore una "visione strategica di insieme a breve e a lungo termine": la stessa prospettiva chiesta al Governo dai soggetti auditi ieri.
Ecco, nel dettaglio, le loro richieste.
FIPE-CONFCOMMERCIO: “MISURA CONCRETA, MA INCOMPLETA" - Per Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio, "le richieste più pressanti sono due: la prima è quella di prevedere un fondo ad hoc a sostegno dei locali da ballo e dell’intrattenimento che, dopo essere rimasti chiusi per 15 mesi, al momento non hanno alcuna certezza su una possibile riapertura.
La seconda, di più ampio respiro, riguarda il tema degli affitti. La Federazione chiede, infatti, al Parlamento di fare di più sul fronte della rinegoziazione dei canoni di locazione. L’azione di moral suasion esercitata attraverso il Dl Sostegni, nel quale si invitano le parti a trovare un accordo per la riduzione degli affitti commerciali, da sola non basta: deve essere adeguatamente incentivata con fondi statali".
Importante il capitolo dei prestiti alle Pmi. “È certamente apprezzabile la proroga al 31 dicembre 2021 degli interventi in deroga del Fondo di garanzia per le Pmi e dei finanziamenti garantiti da Sace – spiega Calugi – ma, in questa fase di ripartenza, la proroga della moratoria va estesa non solo al capitale, ma anche agli interessi che rischiano di essere troppo onerosi per chi ha lavorato a singhiozzo negli ultimi 15 mesi”.
Per il resto, poi, pur apprezzando l’impianto complessivo del decreto, secondo la Federazione è necessario aumentare il fondo di 600 milioni di euro destinato ai Comuni per la riduzione della Tari ai Pubblici esercizi.
In ultimo, il lavoro. “In questo momento abbiamo bisogno di riportare il personale in sala e nei locali – spiega Calugi – visto che il 2020 ci ha portato via circa 150mila lavoratori, la maggioranza dei quali a tempo indeterminato. Oltre a prevedere sgravi contributivi per questo tipo di assunzioni, sarebbe auspicabile introdurre incentivi per l’assunzione dei lavoratori stagionali”.
CONFINDUSTRIA: "ARGINARE CROLLO LIQUIDITÀ IMPRESE" - Nel corso delle audizioni in commissione Bilancio, il direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, ha evidenziato con forza la necessità di "avviare una 'discontinuità costruttiva' rispetto alle misure emergenziali, per sostenere la ripresa e rafforzare la competitività con politiche di più ampio respiro.
Dopo il crollo del Pil nel 2020, il 2021 è iniziato debole (-0,4 percento nel primo trimestre) per l’effetto dell’aumento dei contagi e del rafforzamento delle misure di contenimento. La contrazione ha riguardato principalmente i servizi (specie turismo, cultura e intrattenimento). L’industria ha mostrato una buona tenuta, con la produzione aumentata dello 0,9 percento nel primo trimestre, ed è attesa in espansione anche nel secondo.
Per il trimestre in corso e per il prossimo la spesa delle famiglie è attesa ripartire, anche se gli effetti della crisi sui comportamenti degli individui tenderanno a frenare la piena ripartenza dei consumi. Il risparmio accumulato dalle famiglie nel 2020 (26 miliardi di euro di eccesso di risparmio secondo le stime del nostro Centro Studi) rappresenta, comunque, una buona dote da utilizzare nel 2021".
Sul fronte degli investimenti, prosegue Mariotti, "il miglioramento dell’economia atteso nei prossimi mesi contribuisce, insieme alle risorse del Pnrr, ad alimentare la propensione delle imprese, dopo il blocco registrato lo scorso anno.
In questo contesto, rimangono una serie di problemi aperti, su cui Confindustria ha avanzato proposte puntuali, anche per sostenere il potenziale di crescita.
Il Decreto Sostegni-bis recepisce alcune di queste istanze, seppur, in taluni casi, con alcune varianti: proroga della moratoria e allungamento, da 6 a 10 anni, dei tempi di restituzione dei finanziamenti garantiti; proroga, fino al 31 dicembre 2021, del regime speciale di intervento del Fondo di garanzia per le Pmi; modifica delle procedure di recupero dell’Iva sui crediti non riscossi caduti in procedure concorsuali; innalzamento del limite annuo delle compensazioni dei crediti tributari; rifinanziamento delle misure per l’export; introduzione di un credito d’imposta per le imprese che effettuano attività di ricerca per farmaci innovativi; rinvio della plastic tax al 1° gennaio 2022".
Sul tema dei ristori, ricorda ancora la Dg di Confindustria, "il Decreto introduce per la prima volta una forma di contributo basata sulle perdite effettive registrate dalle imprese, tenendo conto, quindi, non solo del fatturato, ma anche dei costi, come avevamo suggerito.
Abbiamo più volte ribadito la necessità che le soluzioni agli attuali problemi debbano essere individuate attraverso un costante confronto con le forze economico-sociali. Ciò presuppone chiarezza nei rapporti tra Governo e parti sociali, per evitare incertezze e gestire in maniera efficace le transizioni.
Al contrario, la gestazione delle misure in tema di blocco dei licenziamenti è stata incoerente rispetto a questo approccio. Solo dopo il Consiglio dei ministri, e anche per la decisa opposizione di Confindustria, è stato possibile evitare l’ulteriore, incondizionato protrarsi della situazione di 'congelamento' legata al binomio Cassa Covid-blocco dei licenziamenti.
Il blocco rappresenta un’eccezione nel panorama europeo che, ove protratta oltre la fase acuta dell’emergenza, può seriamente ostacolare i processi di riorganizzazione e riallocazione dei lavoratori tra imprese, con conseguenti effetti negativi sul mercato del lavoro e, quindi, sulle stesse assunzioni.
Va poi detto che gli altri Paesi europei, che non hanno adottato il blocco, non hanno e non stanno registrando un aumento dei licenziamenti. Questo grazie agli ammortizzatori sociali e alle misure per la liquidità, che sono stati adottati anche in Italia. Inoltre, il blocco verrà tolto in una fase di espansione dell’economia, in cui le prospettive occupazionali sono buone.
Con la sua eliminazione, ci sarà un aggiustamento fisiologico, visto che il mercato è rimasto bloccato per più di un anno, ma non c’è da aspettarsi un’emorragia di lavoratori. Stupisce, al contrario, che da oltre un anno il dibattito sia fossilizzato sul blocco, quando invece è urgente accelerare sulla riforma degli ammortizzatori sociali e sul rilancio delle politiche attive per il lavoro, nonché sulla formazione professionale per rispondere alla domanda di nuove competenze – spesso non reperibili - per le quali le imprese sono pronte ad assumere", puntualizza.
Quanto ai contributi a fondo perduto, abbattimento dei costi fissi e investimenti, Mariotti sottolinea che va nella direzione auspicata da Confindustria, "l’adeguamento del contributo non solo alle perdite di fatturato ma anche ai costi sostenuti dalle imprese. La misura, però, oltre che l’autorizzazione della Commissione europea, richiede ulteriori provvedimenti attuativi e ciò rischia di rallentarne l’operatività e, quindi, l’efficacia.
Positivi gli altri interventi su alcuni costi fissi: i) un credito d’imposta per i canoni di locazione ed affitto di immobili ad uso non abitativo per i mesi da gennaio a maggio 2021; ii) l’esenzione della Tari per gli esercizi commerciali e le attività economiche colpite dalla pandemia; iii) la proroga sulla riduzione degli oneri della bolletta elettrica".
In tema di sostegno alla liquidità e alla patrimonializzazione delle imprese, la Dg rimarca i problemi: "Anzitutto, il crollo del cash-flow, che si è bruscamente assottigliato in quasi tutti i settori (ad esempio, nell’abbigliamento da 2,7 miliardi di euro nel 2019 a -1,1 miliardi nel 2020). Infatti, la compressione dei fatturati dovuta alle restrizioni anti-Covid, a fronte di costi fissi, che non si riducono in egual misura e non vengono interamente indennizzati, riduce il margine operativo accrescendo il fabbisogno di liquidità. Senza misure adeguate, ciò può portare all’insolvenza, mettendo a rischio la sopravvivenza anche delle imprese che avevano bilanci solidi prima della crisi.
Il secondo problema per le imprese, strettamente connesso al primo, è che il maggiore ricorso ai prestiti bancari, con cash flow crollati, se ha consentito amolte di esse di rimanere in vita, ha accresciuto il loro debito bancario, indebolendone la struttura finanziaria.
Per affrontare tali criticità, Confindustria ha più volte sollecitato interventi sia per prolungare e rafforzare le misure di sostegno alla liquidità già adottate, sia per creare le condizioni per irrobustire la struttura finanziaria e la patrimonializzazione delle imprese.
Occorre quindi continuare con misure di sostegno alla liquidità fino a che i fatturati non avranno ripreso slancio e la loro ripresa non sarà consolidata. La revisione dovrà avvenire in modo graduale, per evitare un impatto depressivo sull’economia e minimizzare i rischi per la stabilità finanziaria nel lungo termine.
Le nuove misure vanno in questa direzione, prorogando al 31 dicembre 2021 le sospensioni dei rimborsi dei finanziamenti prevista dal DL Cura Italia e il regime speciale di concessione di garanzie da parte del Fondo di garanzia per le Pmi e di Garanzia Italia di Sace.
È poi previsto, in linea con le sollecitazioni di Confindustria, l’allungamento da 6 a 10 anni dei tempi di restituzione dei finanziamenti garantiti, subordinato all’autorizzazione della Commissione europea.
Questa misura - lo ricordiamo - è cruciale perché solo così è possibile alleggerire gli oneri finanziari annui delle imprese e creare spazi in bilancio per effettuare nuovi investimenti. È pertanto essenziale che l’autorizzazione comunitaria arrivi nel più breve tempo possibile. Contestualmente, si dovrà verificare la possibilità di intervenire sulle regole europee sugli aiuti per ottenere, in particolare per i settori più colpiti, un ulteriore allungamento dei prestiti garantiti.
Al contrario, il Decreto Sostegni-bis risulta ancora connotato da una visione emergenziale, con interventi di natura temporanea, e l’assenza di una qualsiasi prospettiva di riforma organica delle politiche per il lavoro. Peraltro, cerca di 'rattoppare' criticità laddove servirebbero riforme, come nel caso degli ammortizzatori sociali, che si sarebbero dovute approvare un anno fa. Ciò porta a misure spesso inutili e costose.
In ogni caso, il decreto introduce qualche novità sulla cassa integrazione guadagni, sul contributo addizionale e sul divieto di licenziamento, che avranno effetto dal 1° luglio 2021".
CGIL: "PROTEGGERE ANCORA IL LAVORO" - Per la vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, “L’elemento più negativo del dl Sostegni bis è l’assenza della proroga del blocco dei licenziamenti: chiediamo al Parlamento di reinserirla fino al 31 ottobre, scadenza già individuata per alcuni settori. L’esigenza di protezione del lavoro non è venuta meno, anzi, in questa fase va rafforzata.
La nostra richiesta di proroga è legata innanzitutto ad un intervento strutturale e universale degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, ma anche ad interventi sulla formazione permanente e di contrasto alla precarietà. Questi elementi devono camminare insieme. Non ci può essere ripresa e sviluppo se si lasciano sole le persone e non si garantisce la coesione sociale”.
In merito alle misure finalizzate al contrasto della povertà, la vice segretaria ritiene “positiva la proroga del reddito di emergenza, ma occorre rivedere in termini strutturali il reddito di cittadinanza per migliorarne le caratteristiche e allargare i parametri anche ai beneficiari del Rem”.
Infine “quanto previsto a sostegno delle imprese va raccordato con interventi di politiche industriali, solo così si potranno rafforzare le filiere e ridefinire le specializzazioni produttive, e soprattutto con il Pnrr. Al momento assistiamo a misure che mancano di questo elemento strategico e di visione Più che incentivi, servono investimenti pubblici e privati per creare lavoro. Vogliamo un Piano straordinario per l’occupazione nei settori pubblici e condizionalità per quelli privati. In questa prospettiva – conclude Fracassi – serve una nuova politica industriale”.
UIL: "PROROGARE BLOCCO DEI LICENZIAMENTI" - "Consideriamo il provvedimento insufficiente e non esaustivo ad affrontare le tensioni sociali e le disuguaglianze che continuano a crescere.
La maggior parte delle misure, prese una per una, hanno obiettivi sostanzialmente condivisibili, ma il complesso degli interventi sembra mancare di una visione strategica di insieme a breve e a lungo termine e, soprattutto, appare debole e poco incisiva", si legge nella memoria depositata dalla Uil dopo l'audizione di ieri.
"Vogliamo continuare con il blocco dei licenziamenti, in quanto ci sembra insufficiente quanto timidamente previsto in materia.
Per questo chiediamo al Parlamento di cambiare la norma contenuta nel Decreto oggetto dell’audizione e di prevedere il blocco dei licenziamenti fino a quando non ci sarà una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro.
Rispetto al blocco dei licenziamenti, permangono purtroppo le due scadenze stabilite dalla L. 69/2021 di conversione del Decreto Sostegni, rispettivamente del 30 giugno 2021 per i destinatari di cassa integrazione ordinaria Covid, e del 31 ottobre 2021.
Per noi non basta, per scoraggiare i licenziamenti, introdurre una proroga 'non obbligatoria', ma condizionata alla richiesta di cassa integrazione ordinaria e straordinaria.
Su questo punto se la norma non verrà cambiata faremo, come sempre, nell’interesse delle lavoratrici e lavoratori di questo Paese le nostre valutazioni e decideremo sul da farsi".
UGL: "DL SOSTEGNI BIS SALTO DI QUALITÀ" - Più positivo il commento dei rappresentanti dell'Ugl. "Premesso che ogni contributo a fondo perduto, per sua natura, non potrà mai coprire fino in fondo le perdite subite (nessun ristoro, ad esempio, potrà mai coprire quello che viene definito l’avviamento di una impresa; molti clienti potrebbero infatti non frequentare più un ristorante, un cinema o una palestra), è indubbio che il decreto Sostegni bis rappresenta un salto di qualità anche su questo versante, sia per le risorse stanziate, oltre 15 miliardi di euro, che per la revisione delle modalità di calcolo di quanto spettante con l’introduzione di un meccanismo alternativo incentrato sulla media del mese.
Si segnala la necessità di un chiarimento per alcune categorie in materia di accesso ai contributi a Fondo perduto già previsti dal decreto-legge 41/2021: l’Agenzia delle entrate infatti valuta il calo del fatturato sul versamento Iva, escludendo così di fatto le categorie – come ad esempio gli intermediari del credito – che sono Iva esenti, pur registrando perdite importanti sull’imponibile.
Apprezzabile il sostegno erogato a favore di determinati settori particolarmente colpiti dalla pandemia, dal turismo al tessile fino ad arrivare al mondo dello sport".
Il sindacato poi si sofferma sul tema dell’accesso al credito e sulle problematiche connesse alla liquidità delle imprese, oggetto del titolo II del provvedimento, e molto "sentito" dal settore del gioco, visti i problematici rapporti con le banche, che in molti casi hanno chiuso i conti o rifiutato le nuove aperture alle aziende del comparto. Per Ugl su questo è "utile una riflessione complessiva, in quanto si tratta di aspetti che la pandemia ha accentuato e non generato: anche in vista della attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la possibilità per le imprese private di accedere al sistema bancario per ottenere finanziamenti utili a supportare il processo di digitalizzazione e ammodernamento del Paese è di vitale importanza.
In un tale contesto, il potenziamento della garanzia dello Stato è la condizione minima da perseguire con convinzione e costanza, in quanto è in gioco il futuro di centinaia di migliaia di micro e piccole imprese, localizzate spesso nel Mezzogiorno, dove, peraltro, l’accesso ai finanziamenti bancari è, per diverse ragioni, più complesso e mediamente più costoso".
Sul versante degli ammortizzatori sociali, "l’ipotesi di ricorso alla cassa integrazione straordinaria per la durata di 26 settimane senza applicazione delle addizionali appare condivisibile in quanto permette alle imprese di avere dei margini di manovra significativi e, soprattutto, dovrebbe scongiurare nell’immediato il rischio di licenziamenti collettivi e individuali. Da valutare con estrema attenzione il requisito della perdita di fatturato nel primo semestre del 2021 rispetto al medesimo periodo del 2019, in quanto non tiene conto della stagionalità delle attività produttive, e il limite di spesa a 557,8 milioni di euro che potrebbe non essere sufficiente".
Infine, conclude l'Ugl tornando alla questione del blocco dei licenziamenti, "è di tutta evidenza che, senza il potenziamento delle politiche attive, il rischio principale è quello di far scivolare una intera generazione di lavoratori e di lavoratrici nella disoccupazione di lunga durata con costi per la collettività nell’ordine di almeno 500-600 milioni di euro al mese in più rispetto all’ordinario per non meno di due anni, con, peraltro, un impatto sul singolo e sulla società devastante".