Continuano a far discutere le dichiarazioni con cui il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, ai primi di dicembre ha annunciato l'intenzione del Governo di “rendere nuovamente legali pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende del betting, anche per tutelare il gioco legale e responsabile”, in un'intervista al Corriere della sera.
Il tema è ripreso da Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza verdi e sinistra, in un'interrogazione a risposta scritta presentata alla Camera nella seduta del 30 dicembre.
“il cosiddetto 'Decreto Dignità' ha introdotto in Italia, dal 2018, il divieto di ogni forma di pubblicità, anche indiretta, e di sponsorizzazione delle aziende di gioco o promozione relativa al gioco scommesse all'interno di manifestazioni sportive, trasmissioni televisive o radiofoniche e stampa, estendendosi fino al divieto di sponsorizzazione di eventi sportivi; con le suddette misure il decreto intende combattere nello specifico la ludopatia, ovvero la dipendenza da gioco d'azzardo, rappresentando un primo e non ancora definitivo provvedimento per contrastare le problematiche sociali causate dall'industria delle scommesse online”, ricorda Piccolotti.
Nel testo dell'interrogazione poi si legge ancora: “La campagna nazionale 'Mettiamoci in gioco', contro i rischi del gioco d'azzardo è un'iniziativa nata nel 2012 e promossa da una pluralità di soggetti istituzionali, organizzazioni di terzo settore, associazioni di consumatori, sindacati, per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sulle reali caratteristiche del gioco d'azzardo nel nostro Paese e sulle sue conseguenze sociali, sanitarie ed economiche; dai loro studi emerge come il gioco d'azzardo ha avuto negli ultimi anni uno sviluppo enorme nel nostro paese generando circa 108 miliardi di euro di fatturato annuo, ricavato da lotterie, slot machines, videolottery, scommesse e giochi d'azzardo di natura sempre più varia che in questi anni, a ritmi sempre più frenetici, sono stati immessi sul mercato; di conseguenza, la platea dei giocatori si è allargata notevolmente e ormai anche giovani, casalinghe, pensionati, disoccupati costituiscono nuove fasce da catturare e fidelizzare; in misura proporzionale alla crescita del settore sono aumentati i costi sanitari, sociali, relazionali e legali del gioco d'azzardo: in mancanza di rilevazioni e ricerche epidemiologiche precise, le 'vittime' dirette del gioco d'azzardo – i giocatori patologici o ad alto rischio di dipendenza – sono stimati in oltre un milione; molte inchieste della magistratura e alcune indagini economiche tendono a evidenziare non solo che il business del gioco d'azzardo costituisce un interesse specifico di infiltrazione delle grandi organizzazioni criminali, ma che l'espansione del gioco d'azzardo legale non contiene, ma alimenta a sua volta il gioco d'azzardo illegale, senza considerare il nesso molto stretto che esiste tra gioco d'azzardo e usura; il problema del gioco d'azzardo, grazie anche a 'Mettiamoci in gioco' e alle altre campagne presenti nel Paese, è oggi all'attenzione dell'opinione pubblica e, a parere dell'interrogante, sarebbe un errore rendere nuovamente legali pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende del betting quando invece bisognerebbe continuare ad interrogarsi su come proteggere davvero e maggiormente le persone più fragili diminuendo l'offerta di gioco d'azzardo nel nostro Paese”.
Ed ecco quindi la richiesta diretta ad Abodi: “Chiarire il contenuto e le finalità dell'intervista rilasciata al corriere.it e quali iniziative normative intenda adottare per rivedere l'attuale normativa sulla pubblicità e le sponsorizzazioni delle società di scommesse sportive tenendo in debito conto i danni sociali e sanitari che il gioco d'azzardo arreca a milioni di persone”.