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Crisi governo: le tre variabili da cui dipende il futuro del Paese

19 luglio 2022 - 09:24

A 24 ore dall’intervento del premier dimissionario alle Camere che potrebbe spalancare le porte del voto anticipato, nessuna novità per la sopravvivenza dell’Esecutivo.

Scritto da Alessio Crisantemi

Cosa farà Mario Draghi dopo il passaggio di domani in Parlamento? Ma cosa faranno, soprattutto, i 5 Stelle, guidati (ma forse non del tutto) dal leader Giuseppe Conte, di fronte al tentativo di costruire una nuova maggioranza? D’altro canto, cosa diranno invece le forze del centrodestra, di fronte a questo eventuale scenario? Sono queste, in estrema sintesi, le tre variabili che caratterizzano l’attuale situazione di crisi di governo, in attesa del discorso del premier dimissionario, domani 20 luglio. Tre incognite da cui dipende la soluzione della crisi aperta con le dimissioni di Draghi.

Nessuno sa veramente cosa potrà fare il premier. Anche nel caso in cui tutti i partiti della attuale maggioranza, Movimento compreso, dovessero chiedergli di restare, è lecito pensare che il fidatissimo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (e di Bruxelles) non si possa sottrarre alla responsabilità di non far sprofondare il Paese nell’incertezza più totale, in un momento così complesso e delicato. Anche perché, se i partiti dovessero davvero chiedergli di restare, lo dovrebbero fare inevitabilmente alle “sue” condizioni. Ma ciò non è detto che accada, per via delle altre variabili.

La prima riguarda i Cinque Stelle, visto che il loro eventuale voto di fiducia a Draghi, dopo quello che è successo in questi giorni, verrebbe interpretato inevitabilmente come una resa. E potrebbe essere quella definitiva, praticamente tombale per il Movimento, già in totale crisi identitaria. Come è evidente anche dalle ultime dichiarazioni del deputato Davide Crippa, capogruppo dei pentastellati alla Camera, il quale ha dichiarato che “visto che il M5s ha sempre detto che non era un voto sulla fiducia, tanto che alla Camera l’ha votata, non si capisce perché non dovrebbe votarla di nuovo”. Per Crippa il M5s deve quindi rimanere dentro il Governo per vedere i decreti, rimediare agli errori, come quelli sul Superbonus, e dare risposte ai cittadini.

Ma l’altra variabile, dicevamo, è rappresentata dagli interessi di Matteo Salvini e di Silvio Berlusconi che, al di là dei sondaggi sul voto futuro, rappresentano comunque la quota di maggioranza del centrodestra. Per ora hanno dichiarato di essere disposti ad appoggiare un nuovo governo Draghi senza i 5 Stelle, ma ci potrebbe essere da parte loro la volontà di andare al voto, con l’ipotesi che promettano fiducia al premier attuale solo perché sanno Che difficilmente potrà accettare questo tipo di soluzione della crisi. I sondaggi infatti sembrano essere favorevoli a Lega e Forza Italia con gli avversari che sono disuniti e le probabilità di ottenere la maggioranza assoluta nelle due Camere che sono decisamente buone.

Per queste ragioni, tutto sembra puntare al voto anticipato: anche se in questo modo si creerebbe uno scenario a dir poco allarmante per la stabilità del Paese e il futuro dell’economia. Con la legge di Bilancio e il cantiere delle riforme dettate dal Pnrr in ballo, non possiamo permetterci una campagna elettorale in questo momento, di fronte ai mercati inquieti e a un’inflazione galoppante. Rischiando di finire in una ancor più grande crisi finanziaria, economica, sociale, e forse pandemica, senza un governo stabile. Dove il settore del gioco pubblico si troverebbe in una situazione ancora più allarmante, alla luce della situazione di già grave instabilità e della possibile soluzione tecnica che l’esecutivo attuale stava cercando di individuare ai vari problemi.

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