Lattanzio (Pd): 'Dare certezze al gioco, ma con regole rigide'
Paolo Lattanzio (Comitato prevenzione e repressione criminalità organizzata) chiede un nuovo approccio al settore del gioco e sottolinea i rischi che esso corre a causa del lockdown.
Non si può fare finta che la pandemia e il conseguente lockdown non abbiano cambiato le carte in tavola del gioco pubblico, mettendolo in una situazione di oggettiva e grave difficoltà. Un tema che deve essere affrontato senza gli storici pregiudizi, e sotto tanti aspetti.
Il coordinatore del comitato per la Prevenzione e la repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l’emergenza sanitaria della commissione Antimafia, il deputato del Pd Paolo Lattanzio, si sofferma, in particolare, su quello di sua più diretta competenza: i rischi legati al proliferare dell'illegalità. Se ne è parlato nell'audizione, da parte del comitato, dei rappresentanti di Acadi, e proprio da quanto è stato ascoltato in quell'occasione parte la riflessione di Lattanzio.
Perché da un lato, come ormai stiamo acquisendo da vari settori, le chiusure di attività lecite portano a un prosperare di quelle illecite, perché la domanda di gioco non va diminuendo, anzi aumenta, l'offerta diminuisce, quindi qualcuno si infila in questa offerta. Dall'altro c'è la possibilità che le stesse imprese, in enormi difficoltà economiche, che sono state a lungo chiuse, rischiano di essere prese, direttamente o tramite prestanome, in gestione da parte di appartenenti al mondo criminale. Quindi l'attacco illegale a questo settore avviene su due fronti”.
“Non entro nel merito della riforma del settore, che pure tanti stakeholder citano e auspicano, credo che tutti i settori in generale, alla luce del cambio di scenario globale legato al lockdown, debbano essere riletti e ripensati, ma non è questo il mio focus del mio lavoro in Antimafia. Come si dovrebbe agire è molto difficile da dire, sicuramente si deve cercare di dare anche a questa categoria, in particolare per le problematiche legate al tema della legalità, una qualche forma di certezza e di chiarezza. Io auspico che si possa arrivare a una definizione della situazione minima per la quale gli esercizi possono riaprire e di una definizione condivisa dei protocolli. È del tutto auspicabile che il Comitato tecnico scientifico, nella sua forma rinnovata, possa valutare dei protocolli sulle riaperture e laddove li dovesse trovare adeguati, indicare quando sarà possibile la riapertura, oppure, qualora non li dovesse trovare adeguati, spiegare per quali motivi non lo sono. Sono certo che in qual caso i concessionari e tutta la filiera si adopererebbero per ripensare quelle stesse caratteristiche che poi porterebbero alle aperture”.
“Sono tanti i soggetti in campo: c'è il legislatore che deve avere un controllo completo, totale e certo della filiera, ci sono le associazioni di categoria che devono contribuire, ma questo vale in tutti i settori, con un controllo molto forte e con una sensibilizzazione lungo tutto l'iter, non solo per l'accesso al settore quindi con dei controlli sistematici, costanti, di mantenimento della performance etica che questi soggetti sono tenuti ad avere, ma soprattutto è importante l'attività di segnalazione, con il ruolo fondamentale che il mondo del gioco svolge come presidio di legalità attraverso le segnalazioni di operazioni sospette che non sono delle azioni ma qualcosa che va a rovinare, ad alternare il mercato. Oltre a questa attività di controllo, di monitoraggio, di denuncia e di segnalazione è anche importantissima l'attività che stanno conducendo in maniera eccellente la magistratura e le forze di polizia, individuando le zone grigie di contatto tra mondo criminale e mondo delle scommesse illecite, attraverso l'apertura di punti giochi non autorizzati sul territorio nazionale”.
“Conosco bene il lavoro della presidente Bindi, a questa domanda dovrebbe rispondere rispondere Nicola Morra in quanto presidente di commissione. Io nel mio comitato sicuramente andrò avanti su questo tema perché ha una diretta attinenza con quanto sta succedendo con la pandemia da Covid-19. Il mio approccio è che non si può fare finta che nulla sia cambiato. Non si può pensare che l'approccio, del tutto ideologico in passato e in alcuni partiti anche nel presente, al tema delle scommesse e del gioco legale in concessione rimanga identico a ciò che succedeva prima della pandemia e del lockdown. Tutto è cambiato a livello globale e molto deve cambiare anche su questo tema. Non parlo, questo scrivetelo in maniera chiara, di semplificare le regole. Anzi, parlo di protocolli ancora più rigidi, ma che diano garanzie rispetto a un settore che deve essere trattato, in fase emergenziale e post emergenziale, alla stregua di altri settori e che non deve subire discriminazioni ideologiche di alcun tipo. Nel mio comitato andrò avanti in questa direzione. Nella relazione intermedia che ho depositato in commissione Antimafia ho fatto un piccolo focus sul gioco, che diventerà oggetto di discussione anche nella plenaria. Credo sia indispensabile ragionare e e coinvolgere gli attori del settore, lasciando da parte gli approcci ideologici perché non è più tempo e perché con questi non si riesce a fare alcun passo avanti. Ci sono varie emergenze: i lavoratori che stanno perdendo il lavoro, l'aggressione mafiosa sugli esercizi commerciali con le conseguenze anche dal punto di vista della concorrenza, in quanto quando la mafia entra in un settore altera tutto quanto, lo rende marcio e lo conquista in toto”.
Il settore del gioco pubblico è stato messo in ginocchio dal duplice lockdown: quali misure potrebbero e dovrebbero essere messe in campo per garantirne la sopravvivenza?
“Il settore è stato messo in ginocchio, io non mi occupo di ristori, non mi voglio occupare tanto di questo aspetto ma voglio dare delle indicazioni che siano attinenti al tema della legalità e del contrasto alle mafie. Quindi è normale che questo settore debba essere supportato, ma mi interessa di più quell'aspetto”.
“Voglio mantenere un profilo molto tecnico: mi interessa lavorare perché venga affrontato in maniera non ideologica questo tema, quello della legalità e del contrasto alle mafie. Se poi questo porta a un'evidenza congiunta, tramite le audizioni e il lavoro con le parti in causa, di richiesta di modifica e di lavoro sull'intero settore sarò ben lieto di farmene portavoce e di lavorare alla costituzione dei tavoli, ma senza invasioni di campo e sempre mantenendo un focus molto chiaro sui temi di competenza della commissione Antimafia”.