Manovra d’autunno: prime ipotesi tra tagli, spending review e uno sguardo ai giochi
Sarà una finanziaria non inferiore ai 24-25 miliardi e come sempre sarà caccia alle risorse: anche se per i calcoli si attendono dati delle imposte, ma già si guarda al gioco pubblico. Ecco tutte le tappe.
Troppo presto per parlare di contenuti, pensando alla prossima Manovra di Bilancio: anche se i tempi sono già maturi per iniziare a fare i conti. Già sapendo che quella che si andrà a delineare nel prossimo autunno si annuncia una manovra decisamente impegnativa per il Governo di Giorgia Meloni. Anche se i calcoli si faranno a inizio settembre, non appena saranno disponibili i dati aggiornati del Mef sull’autoliquidazione delle imposte: poi entro il 20 settembre si dovrà mettere a punto il piano pluriennale di spesa da inviare a Bruxelles, che sarà poi approvato nel pacchetto di autunno del semestre europeo, insieme alle raccomandazioni sul deficit. Ed è a quel punto che potrà essere deciso l’importo definitivo della manovra - ovvero a ridosso della stesura preliminare – anche se si parla già di una legge di Bilancio non inferiore ai 24 miliardi. Facendo già partire la caccia alle risorse.
Tra i capitoli di maggiore interesse per l'esecutivo c'è quello delle spese fiscali, volendo avviare una razionalizzazione all’interno delle attuali 626 agevolazioni che sono state concesse nel tempo: e nonostante i tentativi di riduzione portati avanti di recente, continua a crescere la platea, provocando una perdita di gettito che supera i 105 miliardi. Per questo il governo vorrebbe attuare una prima revisione, senza intervenire sulle detrazioni fiscali più rilevanti che hanno un impatto diretto per attenuare la progressività del prelievo, come le detrazioni per figli, le spese mediche, per la casa. Secondo quando riporta IlSole24ore, l'ipotesi potrebbe essere di un taglio di circa un miliardo, ma il lavoro di ricognizione è soltanto agli inizi. E anche se il governo potrà probabilmente contare sul buon andamento delle entrate, (in attesa anche di verificare sul campo quanto sarà incassato dal concordato preventivo biennale e dalla quinta rata della rottamazione) appare certo che dovrà essere attuata una forte spending review per poter garantire i saldi finali della manovra. Finora si è ipotizzato che nel 2025 la spending review a carico dei ministeri non dovrà essere inferiore ai 2,5 miliardi. Ma si dovrà osare di più, tenendo conto che l’impatto delle misure finanziate per il solo 2024 che attendono di essere confermate nel prossimo anno sarà superiore ai 18 miliardi. Anche perché in agenda ci sarebbe anche l’intenzione di estendere gli sgravi fiscali anche ai ceti medi con redditi fino a 50mila euro, che era uno degli obiettivi annunciato dal viceministro alle Finanze Maurizio Leo. Bisogna tuttavia ricordare che con la procedura di infrazione in corso, e alla luce dell’impegno prescritto dalle nuove regole di bilancio, non ci sarà spazio per nuovo deficit. E il governo dovrà quindi eseguire un taglia e cuci imbastito su garanzie convincenti.
Tutto questo mentre l'Italia ha registrato un nuovo primato, ma in negativo: quello del debito pubblico, che ha raggiunto un nuovo record portandosi a un passo dai 3mila miliardi di euro Entrate. Quasi a compensare la buona notizia appena diffusa del buon andamento delle entrate tributarie che hanno registrato un +9,9 percento sull’anno scorso, a 42 miliardi.
Una ripresa difficile (anche per il gioco)
Ecco quindi che la ripresa dei lavori dopo la pausa agostana si annuncia particolarmente impegnativa per l'esecutivo, che dovrà recuperare nuove e ulteriori risorse, per raggiungere gli obiettivi prefissati. Uno scenario, questo, che normalmente preoccupa il comparto del gioco pubblico, abituato a svolgere una funzione di vero e proprio “bancomat” per lo Stato. Anche se negli ultimi anni, va detto, si è raggiunto – e, probabilmente, anche superato – il limite della sostenibilità economica, al punto che non sembra più possibile introdurre altri rincari dal punto di vista della tassazione: arrivando così all'esecuzione di vari giochi di prestigio mirati a fare cassa, come quelli delle anticipazioni delle gare per il rinnovo delle concessioni, come già accaduto più volte, anche negli ultimi mesi. Ma a proposito di concessioni: tra i punti praticamente certi della manovra, per quanto riguarda i giochi, sembra esserci laproroga delle concessioni per il gioco terrestre (apparecchi, scommesse e bingo), che pur non consentendo allo Stato di rilanciare spostando l'asticella più in alto in termini di requisiti economici per la partecipazione (come del resto accadrà senz'altro quando di potranno finalmente effettuare le gare), garantisce comunque delle entrate certe attraverso le commissioni (tutt'altro che banali) richieste agli attuali concessionari per proseguire con i lavori, trattandosi di proroghe a titolo oneroso. Sempre se non ci si voglia inventare anche qui qualche altro artificio o anticipo di qualche termine: anche se il campo di gioco in questo caso è già fin troppo complesso e ricco di insidie, tra la ricerca di una sintesi con gli enti locali ancora da individuare e lo sviluppo tecnologico del settore ancora da impostare. Ad oggi, infatti, bisogna ancora definire quale sarà la futura generazione di apparecchi da intrattenimento che saranno oggetto della concessione, tenendo conto che la legge impone l'evoluzione verso nuove macchine da gioco “da remoto”, di cui non si conosce ancora l'entità. Per una sfida nella sfida, che in questo caso dovrà essere disputata dal regolatore: in parallelo al tavolo di lavoro con le Regioni, da quale si dovrà uscire con una base di nuove regole da adottare, in termini di distribuzione del gioco e non solo di risorse. Sul piatto, infatti, come noto, c'è la razionalizzazione della rete distributiva degli apparecchi, insieme alla destinazione di risorse agli enti locali: altro tema particolarmente delicato, quest'ultimo, soprattutto in tempi di legge di bilancio. Anche se la legge delega ha già precisato che gli obiettivi inseriti in essa (compreso, dunque, il riordino del gioco pubblico) dovranno essere raggiunti a invarianza di gettito.
Le prossime tappe verso la Manovra
Intanto, però, il calendario è già completamente delineato potendo già individuare tutte le tappe salienti che porteranno alla prossima Manovra con i vari traguardi – potenzialmente anche critici – per l'esecutivo: dalla presentazione della Nadef al giudizio della Ue sui conti pubblici italiani.
La prima scadenza è fissata al prossimo 27 settembre: data entro la quale il governo deve presentare la Nadef, la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def). Il documento aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica contenute nel Def di aprile (a partire dai dati su Pil, rapporto deficit-Pil e debito-Pil) che costituiscono la base degli obiettivi programmatici della Manovra. La nota va poi approvata con una risoluzione in ciascuna delle due Camere.
Entro il successivo 15 ottobre il governo dovrà poi trasmettere in Commissione europea e all'Eurogruppo il Documento programmatico di bilancio (Dpb), che registra saldi e misure contenute poi nel testo vero e proprio della legge di bilancio. Questo passaggio rappresenta l'avvio del confronto con Bruxelles, chiamata a vigilare sul rispetto da parte dei paesi dell’Unione dei vincoli previsti dai trattati comunitari.
Pochi giorno dopo la presentazione del Dpb, ovvero il 18 ottobre, arriverà invece il giudizio sui conti pubblici italiani delle agenzie di rating Fitch e Standard&Poor. Nella sua ultima analisi Fitch aveva confermato il rating “BBB” dell’Italia, outlook stabile, come pure S&P, che aveva confermato gli stessi dati.
Il 20 ottobre ci sarà poi la presentazione “ufficiale”, in Parlamento, del disegno di legge di bilancio da parte del governo: cioè la Manovra vera e propria. Un provvedimento che include la manovra triennale di finanza pubblica, con le tutte le misure, spiegate nel dettaglio. La prassi degli ultimi anni ha visto il governo approvare entro il 20 ottobre in Consiglio dei ministri il Ddl bilancio, anche se poi il testo vero e proprio è stato presentato alla Camera o al Senato a fine ottobre, se non il 1° novembre.
Tra le date più attese del governo, tuttavia, c'è quella del 30 ottobre, quando l'Istata comunicherà la stima preliminare del Pil nel terzo trimestre 2024. Questo dato permetterà di capire se sarà raggiungibile l’obiettivo del Pil 2024 (a +1 percento) previsto dal governo nel Def di aprile. Una cifra che era stata giudicata ottimistica e non condivisa, se pur di pochi decimali, dai principali previsori interni e internazionali. Ma che il dato Istat del secontro trimestre 2024 aveva reso non così irraggiungibile. Mentre un Pil all’1 percento nel 2024 avrebbe un effetto di trascinamento positivo anche per il 2025, garantendo alla Manovra 2025 maggiori margini di spesa. C'è da augurarselo.
A inizio novembre, poi, la Commissione Ue presenterà le sue previsioni economiche d’autunno. Questo sarà un passaggio fondamentale: Bruxelles verificherà il rispetto dei vincoli di bilancio dell’Italia in base ai nuovi paramenti che aggiornerà in questa occasione su Pil, rapporto deficit-Pil e rapporto debito-Pil, mentre il 22 novembre arriverà il giudizio sui conti pubblici italiani della agenzie di rating Moody’s, che nell’ultima analisi del debito italiano aveva lasciato invariato il giudizio.
Entro il 30 novembre, infine, la Commissione Ue dovrà esprimere un primo parere sulla legge di bilancio italiana (e su quella di tutti gli altri Stati membri), per verificare l’aderenza agli impegni presi sul fronte dei vincoli di finanza pubblica. La Commissione, come già avvenuto in passato, potrebbe anche limitarsi a dare un primo parere entro fine novembre, per poi dare un giudizio definitivo sulla manovra nella primavera 2025. Sulla base di tutto questo, si dovrà arrivare, come ogni anno, a dare l’ok definitivo alla Manovra entro e non oltre il 31 dicembre 2024, dopo il passaggio alle camere. Quest’anno la discussione del disegno di legge di Bilancio inizierà dalla Camera dei Deputati. Se dovesse essere rispettata la prassi degli anni passati, sarà solo Montecitorio ad avere la possibilità di modificare il testo della Manovra. Il Ddl di bilancio così corretto ritornerebbe al Senato a ridosso di Natale (o tra Natale e Capodanno) “blindato” per ricevere l’ok definitivo. E c'è già chi scommette sulla (ennesima) fiducia. La manovra quindi diventerà legge per entrare in vigore il 1° gennaio 2025.
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