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Marino (comm. gioco Senato): “Certezza diritto per concessionari di Stato”

18 luglio 2022 - 09:57

Il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul gioco illegali e sulle disfunzioni del gioco pubblico, Mauro Maria Marino (Italia Viva) ribadisce la necessità di una riforma del settore.

Scritto da Amr

Un anno di attività. È il compleanno che si appresta a festeggiare la commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico, istituita a Palazzo Madama nell'estate del 2021 e da allora presieduta dal senatore di Italia Viva Mauro Maria Marino. Una commissione che in quest'arco di tempo, caratterizzato da altre emergenze planetarie tra pandemia e guerra (e ora la nuova crisi di governo in Italia), ha svolto puntualmente e con cadenza quasi settimanale il suo lavoro, avviando un ciclo di audizioni tuttora in corso.

Ma lasciamo allo stesso Marino, nell'intervista pubblicata sul numero di Gioconews di luglio e agosto 2022, il compito di tracciare un primissimo bilancio dell'attività, e di anticipare come la commissione intende muoversi nei prossimi mesi.

“Il bilancio è sicuramente positivo, anche se finora limitato a una fotografia dell'esistente sotto il profilo istituzionale, in questo senso sono infatti andate le audizioni svolte fin qui. Ora ci dovrà essere un confronto anche con gli operatori ma era necessario fare questa profilatura perché sinora mancavano dei dati condivisi. Era giusto che ci fosse una base comune, accettata da tutti, per poi passare al secondo step, nel trattare un tema, quello del gioco, sinora affrontato in maniera frammentata e articolata. Nei prossimi mesi sicuramente arriverà una relazione finalizzata a delineare il quadro dell'esistente, ma a dare anche risposte e proposte in funzione di quanto emerso in questa prima fase.

Stiamo lavorando assieme per creare una bozza che poi discuteremo con i commissari. Tutto ciò si interfaccia con il complesso problema della necessità di un'accelerazione dell'opera di riforma, un'esigenza ormai fortissima alla quale con il nostro lavoro intendiamo dare un contributo. Il rischio è infatti che i concessionari vengano considerati come un qualcusa da cui attingere, basti pensare all'aumento della tassazione a loro carico finalizzata a coprire gli interventi sulla scuola, ma che andando di provvedimento in provvedimento manchi una visione di insieme. E questo non va bene, soprattutto nei confronti di coloro che vogliono fare investimenti seri. Non può andare bene la logica del 'di anno in anno', o anche del 'di due anni in due anni': per questo è fondamentale accelerare sulla base di dati che, essendo stilati da una commissione composita, hanno dunque il vantaggio di essere oggettivamente condivisi. Stiamo dunque lavorando per una visione allargata della materia, anche sotto i profili altrettanto fondamentali delle anomalie del sistema e dell'illegalità”.

Qual è dunque il contributo che la commissione può dare nell'opera di riordino e dell'affrontare le principali criticità del settore del gioco?

“Il contributo è significativo. Siamo qui per spingere il Governo ad agire sulla base di una piattaforma condivisa a articolata. La necessità della riforma è ormai percepita come urgenza da parte di tutti, soprattutto, ripeto, da coloro che vogliono fare investimenti seri nel settore, sviluppando le proprie capacità imprenditoriali e supportando al tempo stesso lo Stato”.

Parliamo dunque della legge delega di riordino dell'offerta del gioco, e soprattutto del fatto che sta tardando ad arrivare in consiglio dei ministri. Quali sono i motivi di tale ritardo, a suo modo di vedere, e quali sono i problemi che esso provoca?

“Le cause non le conosco ma su questo tema avremo un momento di confronto con il sottosegretario all'Economia con delega al gioco, Federico Freni, che ho sollecitato ottenendo la sua disponibilità con spirito collaborativo. In quella sede ci sarà la possibilità di capire che cosa sta bloccando il riordino. Voglio comunque cogliere anche l'aspetto positivo di questo ritardo, che consente alla commissione di dare un contributo ancora più significativo alla partita. C'è però intanto il rischio dell'anarchia normativa, e di una stratificazione normativa che sta diventando di difficile gestione. Ancora, c'è un problema di coordinamento tra norme di livello comunale, regionale e nazionale. Ciò comporta, per fare il migliore esempio, che sono state fatte delle leggi regionali sul gioco che però non vengono applicate o la cui entrata in vigore viene posticipata. Studi di settore evidenziano inoltre che se non si mette in ordine il settore, lo Stato avrà difficoltà a fare le gare per il rinnovo delle concessioni, in quanto non si potranno capire i punti di messa a terra della gara stessa”.

La legislatura sta volgendo al termine. Si riuscirà a completare l'iter della legge delega al Governo sulla riforma del gioco?

“Noi ci impegneremo in tal senso, ma ci dovrà essere grande collaborazione da parte di tutti, in primis per quanto riguarda la dialettiva tra Parlamento e Governo. Poi ci sono altri aspetti ai quali fare grande attenzione, per esempio quello sanitario, o anche la tutela delle fasce deboli e dei giovani. Perciò occorre una visione complessiva, di semplificazione della stratificazione, con un occhio attento a tutto quanto emergerà della relazione che redigeremo”.

Cosa devono aspettarsi gli operatori di gioco nei prossimi mesi, dopo che il Ddl Pnrr ha prorogato le concessioni per le scommesse al 30 giugno 2024 e che anche quelle di slot e Vlt sono in scadenza, prorogata, al 30 giugno del prossimo anno?

“Si devono aspettare la certezza del diritto, in quanto sono concessionari dello Stato. Agiscono in nome e per conto dello Stato”.

Il settore del gioco lamenta da tempo di essere oggetto di discriminazioni bancarie. A livello governativo e/o parlamentare si può intervenire in qualche modo?

“Noi abbiamo affrontato questo tema a latere dell'audizione da parte della commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario (di cui Marino è componente Ndr) del direttore generale dell'Associazione Bancaria Italiana (Abi), Giovanni Sabatini. Intendo sicuramente portare questo tema anche all'attenzione della commissione parlamentare di inchiesta sul gioco: la possibilità di operare è una conditio sine qua non per qualsiasi operatore, ma devono dire che ho già riscontrato la disponibilità dell'Abi e sono fiducioso che sedendoci attorno a un tavolo si possano trovare delle soluzioni”.

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