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Saracchi (Copregi): 'Dove manca il gioco legale cresce l'illegalità'

24 febbraio 2022 - 08:58

Il rappresentante del Copregi illustra le attività di repressione del Comitato spiegando che l'anelasticità della domanda porta l'illegalità a coprire aree lasciate scoperte dal gioco pubblico.

Scritto da Daniele Duso

"Il problema dell’illegalità non deve essere più inquadrato in un approccio statico di gioco illegale, ma in un approccio dinamico di illegalità nel gioco". Così Stefano Saracchi, avvocato, direttore giochi ADM e membro del Copregi - Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori, nel suo intervento in audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico, tenutasi oggi, 24 febbraio.

Un intervento molto tecnico, il suo, che collegandosi alla precedente audizione del procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, introduce una serie di elementi che danno l’idea della stretta relazione esistente tra l’attività del Copregi e la lotta alla criminalità organizzata.

"Il Copregi, presieduto dal presidente dell'Agenzia accise, dogane e monopoli, Marcello Minenna, ha istituto di fondazione normativa, previsto dal Dl 78 del 2009 art. 15ter, che in maniera precisa identifica le competenze del Comitato stesso. Altre norme hanno attribuito ulteriori poteri al Comitato, in particolare una che applichiamo quotidianamente, che consiste nell’articolo 29 del dl 124 del 2019”, spiega Saracchi - presentando elementi concreti relativi all’operatività di Adm e del Copregi - “affida la possibilità all’Agenzia di istituire un fondo di 100mila europer l’utilizzo di scommesse simulate per entrare nelle sale e nei punti gioco e verificare le eventuali anomalie. Una sorta di agente sotto copertura, con capacità di perfezionare interventi tecnici in situ”.
Dopo una breve presentazione del comitato, che "come si intuisce dall’acronimo Copregi, si occupa di prevenzione e repressione", Saracchi spiega che "il problema dell’illegalità non deve essere più inquadrato in un approccio statico di gioco illegale, ma in un approccio dinamico di illegalità nel gioco. Bisogna avere oggi il coraggio di comprendere e di ammettere che l’illegalità non è più un discrimine tra ciò che è autorizzato e ciò che non lo è, ormai anche nel gioco autorizzato si possono trovare elementi di illegalità".
"Le infiltrazioni all'interno del gioco autorizzato sono una minima parte, ma dobbiamo aver ben chiara la distinzione tra il fatto che le norme del diritto penale, molto invasive e pervasive nell'ambito di quello che è l'approccio repressivo di polizia giudiziaria, funzionano perché sono complete, e possono aiutarci a porre fine a questi fenomeni", prosegue Saracchi.
"La prevenzione si fa anche grazie alle norme del diritto pubblico e alle norme del diritto amministrativo. Approcciamo ad un fare antecedente alla prevenzione e alla repressione perché tutto ciò che è patologico deriva da dei vulnus normativi nell'ambito del diritto pubblico, quindi rivolgendoci alla Commissione gioco illegale, che si prefigge di individuare quelli che possono essere gli strumenti normativi del futuro, secondo noi è importante sottolineare da dove parte il nostro approccio metodologico".
In merito all'attuale regolamentazione del gioco Saracchi spiega che "si è venuta a creare una stratificazione normativa bicompetenza, con lo Stato che è chiamato dalla Costituzione a legiferare in materia di sicurezza pubblica, e le Regioni che sono competenti su salute e sanità. Questo ha creato una stratificazione normativa regione per regione che ha portato talvolta alla cosiddetta espulsione del gioco dal territorio. Cosa che comporta che, se la domanda di gioco è una domanda anelastica, che varia di poco al variare dell'offerta, è ovvio che quell'offerta verrà esercita dalla criminalità, con un giro d'affari notevole".
Scendendo più nel dettaglio il direttore gioco Adm spiega che "il legislatore del 2009 è stato molto saggio nell'identificare prevenzione e repressione, perché la criminalità non si concentra solo nella capacità di raccogliere l'offerta di gioco mancante da parte dello Stato, ma si inserisce anche nel gioco legale per avviare attività di riciclaggio. Il Dl 231 del 2007 all'art. 3 comma 6 prevede che gli operatori del gioco pubblico debbano comportarsi come gli intermediari finanziari, segnalando eventuali operazioni sospette, rischiando pesanti sanzioni in caso contrario. Questo per dire che il mondo del gioco pubblico è una delle porte d'ingresso principali per il riciclaggio di denaro, evidenza statistica e non più probabilistica. Basti pensare che alcune monete del gioco pubblico sono servite a coprire la latitanza di Matteo Messina Denaro".
La stratificazione normativa accennata in precedenza, continua Saracchi, "ha consentito l'obbligatorietà di un'intesa sull'approccio normativo per quanto riguarda i punti scommessa e i punti gioco. L'intesa, raggiunta nel 2017, è rappresentata in sette punti principali, i primi tre dei quali identificavano il sistema di gioco del futuro. Proprio questi primi tre punti ancora non si capisce se sono vigenti e cogenti". Sarebbe utile capirlo visto che "siamo in dirittura d'arrivo per le proroghe di concessione e tecniche, al 30 giugno di quest'anno abbiamo un problema di autorizzazioni e concessioni", e l'imprecisione legata ai primi tre punti dell'intesa (per mancanza del decreto ministeriale di recepimento) comporta che non si sa ancora in che modo dovranno essere svolte le gare. Capire questo ci permetterebbe di comprendere qual è lo sviluppo fisico sul territorio, consentendoci di mettere in atto azioni di prevenzione".
Si tratta di "un settore delicato, ma anche rilevante anche dal punto di vista macroeconomico: nel 2020 la raccolta sul gioco pubblico (ossia l'importo scommesso) è pari a 90 miliardi di euro sul territorio della Repubblica, nel 2021 sono stati 110 miliardi di euro circa. Se l’introito erariale si aggira attorno al 15 e il 20 percento in base ai diversi giochi, ricaviamo una cifra media di circa 15 miliardi che entrano nelle casse dello Stato".
Continuando la sua disamina e parlando di diritti, Saracchi spiega che, ad esempio, "il gioco a distanza (Gad) prevede 40 diritti da poter mettere in concessione per legge, con base d’asta da 2 milioni e mezzo a diritto. Questo corroborato al fatto che solo nei primi due mesi del 2021 abbiamo chiuso 150 siti illegali, oltre ai 200 chiusi nel 2020, immaginiamo che porre a terra, nell'ambito dell'online, 40 diritti, è un numero molto limitato che comunque lascia spazio all'illegalità. C’è una sproporzione enorme e molto evidente, Adm suggerisce di intervenire con un ampiamento di questi diritti, non solo per ridurre l’illegalità, ma proprio per toglierla. Riuscire a censire tutti i concessionari in maniera più chiara e più incisiva" è fondamentale poiché "nel momento in cui li abbiamo censiti non ci sarà repressione, ma prevenzione. Questo perché una volta che li abbiamo censiti in maniera chiara e incisiva, noi riusciamo a capire punto per punto, inserendo i dati nei nostri sistemi e facendolo valutare al nostro gruppo Analisi scommesse, e non ci sarà più repressione ma ci sarà prevenzione".
"Se dobbiamo mantenere ristretta la concessione del gioco in senso pratico", continua Saracchi, "dovremo fare tanta repressione, se invece la allarghiamo noi possiamo fare tanta prevenzione, ecco perché abbiamo voluto con questa relazione, rappresentare le relazioni tra diritto pubblico, diritto amministrativo (prevenzione e vigilanza) e repressione, che è l’intervento ex post, l’intervento operativo di diritto penale. Attualmente il comitato, per come stanno le cose oggi, si occupa solo di repressione".

Entrando più nello specifico Saracchi spiega che "così come esiste il Durc per gli operatori edilizi, allo stesso modo noi abbiamo il Durf, documento unico di regolarità fiscale, che nasce con l'art. 30 della legge 124 del 2019 e statuisce che non possono essere titolari e condurre esercizi commerciali di gioco operatori economici che hanno commesso violazioni accertate agli obblighi di pagamento di imposte e tasse o contributi evidenziali. Possiamo controllare ogni singolo inadempimento e, nel caso, avviare un procedimento di decadenza anche dove venga accertata una violazione nell’ambito fiscale".

Continuando a esaminare le norme del diritto penale Saracchi aggiunge che "sono storiche ma quanto mai oggi attuali, come la 401 del 1989 che istituisce le frodi in competizioni sportive, per cui sono previste pene quali la reclusione. Non sempre il match-fixing è connesso alla criminalità organizzata, ma nella maggior parte dei casi lo è. Parliamo ora di intermediazione del gioco, di quelle norme che vanno a colpire chi fa esercizio del gioco illegale e non ha una concessione, per questa è prevista una reclusione da 3 a 6 anni e una multa sino a 50mila euro. Dal 2019 possiamo agire attraverso la confisca dei beni e anche per equivalente”, sottolinea ancora nell'illustrare l'esempio, per evidenziare il peso delle pene decise dal legislatore. "Dal 2019 possiamo peraltro agire con la confisca di beni e del provento", aggiunge.

"Bisogna allargare le maglie del gioco legale il più possibile, comunque nell’ambito di applicazione delle norme, solo così possiamo sapere tutto, dalla scommessa di un euro a quella da 1 milione di euro. Awp e Vlt, interventi nuovamente problematici rispetto alla connessione della rete sul settore del gioco per previsione del pagamento delle vincite sulle singole macchine. Evidente che dobbiamo intervenire rendendo randomico e casuale il pagamento rispetto alle macchine che non hanno una predizione, come il Totocalcio, altrimenti dobbiamo combattere il fenomeno con la repressione e non la prevenzione".

L’infiltrazione c'è, ed ecco perché l'approccio di questa relazione è trifasico. Vi segnalo l’importanza di portare il diritto pubblico e amministrativo ad essere strutturato sul territorio da evitare la repressione, e la prevenzione va sempre fatta. Bisogna concentrarsi in una direzione delle norme del diritto pubblico e di prevenzione ancora prima di ricordarci che esistono norme di repressione e di diritto penale”, sottolinea in chiusura.

LE DOMANDE DEI SENATORI – All'audizione di Saracchi è poi seguita la presentazione di alcune domande da parte dei membri della commissione, alcune in forma orale, altre in forma scritta. A fare la parte del leone è il senatore Giovanni Endrizzi (Movimento cinque stelle) che ha chiesto chiarimenti sui dati riportati nel Libro blu 2020 dell'Agenzia accise, dogane e monopoli in merito al numero degli esercizi in attività e dei controlli. “Il procuratore nazionale Antimafia Cafiero De Raho ha detto che è necessaria una certa frequenza nei controlli: bene, nel 2020 ci sono stati 10.500 controlli su circa 5mila punti di offerta. Se i dati sono corretti avremo un controllo ogni 12 anni. Quindi, abbiamo forse bisogno di maggiori strumenti?
Poi, il numero di accertamenti nel 2020 si è ridotto di molto; è vero, ci sono stati 5 mesi di chiusura per la pandemia, con una riduzione dell'attività del 40 percento, ma i controlli si sono ridotti del 60 percento. Non ne capisco il motivo, considerando che era stato adombrato un aumento dell'illegalità. Quanto ai siti inibiti, nel 2020 ne sono stati bloccati meno di un terzo rispetto a quelli del 2019, anche qui non ne comprendo il motivo”.
Dopo Endrizzi, tocca al collega di Movimento Arnaldo Lomuti, che fa riferimento alla visita dei vertici di Adm al Centro di sicurezza informatica di Lottomatica, circa una settimana fa. “A tal proposito, chiedo quali illeciti sono stati constatati e se ci sono da parte dei concessionari attività di contrasto alla ludopatia”.
Altri temi verranno approfonditi in una seduta successiva, forse secretata, con un nuovo intervento di Saracchi.

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