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Trento, no del consiglio a proroga entrata in vigore del distanziometro

29 luglio 2022 - 08:40

Il consiglio provinciale di Trento respinge l'emendamento Cia (FdI) che chiedeva di posticipare l'entrata in vigore del distanziometro per il gioco: i commenti politici.

Scritto da Anna Maria Rengo

Il consiglio provinciale di Trento ha respinto l'emendamento all'articolo 22 dell'Assestamento di bilancio presentato dal consigliere di Fratelli d'Italia Claudio Cia con il quale si chiedeva di posticipare l'entrata in vigore del distanziometro di 300 metri previsto dalla legge del 2015.

Si avvicina infatti la data del 12 agosto, data dopo la quale le sale da gioco, ai sensi della legge provinciale 13 del 2015 che aveva concesso sette anni di tempo per adeguarsi, dovranno rispettare il distanziometro di 300 metri dai luoghi sensibili, come scuole, centri anziani o giovanili o luoghi di culto.

Il consigliere, che è anche presidente della quarta commissione, aveva infatti presentato un emendamento che prevedeva che "nel comma 1 dell'articolo 14 della legge provinciale 22 luglio 2015, n. 13, le parole 'entro sette anni dalla data in vigore di questa legge' sono sostituite dalle seguenti: 'entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del testo unico in materia di prevenzione e trattamento del gioco d'azzardo patologico' e le parole 'medesima data' sono sostituite dalle seguenti 'dalla data di entrata in vigore di questa legge'".

IL DIBATTITO IN AULA - Breve in dibattito in Aula che ha preceduto il voto contrario all'emendamento Cia (visto l'esito della votazione, il consigliere Giorgio Leonardi ha ritirato quello analogo che aveva presentato da parte sua).

"Si tratta di un emendamento di buon senso - ha spiegato in Aula Cia - e che parte dalla consapevolezza che a Roma si sta lavorando sul testo unico per governare il fenomeno del gioco. Quello che chiediamo è che ci si attenga alle indicazioni date dal sottosegretario Federico Freni, che peraltro è della Lega, e che invita Province e Regioni a un approccio laico a questo tema. Il gioco va regolato e semmai sanzionato, ma non vietato".

Cia ha anche ricordato la concomitante manifestazione in piazza dei lavoratori del settore: "In questi anni abbiamo sentito parlare a sproposito del gioco, un'attività lavorativa legale che è stata demonizzata. Chi sta manifestando ricorda che il loro è un lavoro legale. Magari può essere figo andare contro il gioco ma vorrei ricordare che ciò che dobbiamo temere è il gioco illegale e invece lo favoriamo andando a impedire le attività che alla luce del sole esercitano questa professione".

Cia ha dunque concluso chiedendo: "Chi ha interesse a portare il gioco illegale in Trentino?".

Di tenore decisamente opposto l'intervento del consigliere Paolo Zanella (Futura 2018): "Nessuno studio dice che in casi analoghi aumenta il gioco illegale o che si passa all'online. C'erano sette anni per organizzarsi e ora chi vorrà potrà ugualmente andare a giocare legalmente, nelle periferie. Questo non è proibizionismo, ma regolamentazione".

Il no all'emendamento Cia, per quanto deluda le attese degli operatori, non arriva inaspettato. Già ieri 28 luglio in consiglio provinciale aveva approvato, con il solo voto contrario di Fratelli d'Italia e di Forza Italia, un ordine del giorno presentato dal Partito autonomista trentino tirolese, con il quale il consiglio provinciale impegnava la giunta a dare rigorosa applicazione alla legge del 2015.

LO SCONCERTO DI DE BERTOLDI - Un primo commento arriva dal senatore di Trento di Fratelli d'Italia Andrea de Bertoldi: "Mi stupisce profondamente quanto è successo in Trentino. La linea politica espressa dalla Lega viene smentita dal presidente Fugatti, che ha spiazzato appunto il suo rappresentante nel governo con delega al gioco, il sottosegretario Federico Freni. Ciò va inoltre contro la linea della commissione d'inchiesta sul gioco che sta lavorando per ostacolare il più possibile il gioco illegale e quello online, che crea maggiore ludopatia. Cercherò di capire meglio nelle pieghe dei lavori del consiglio che cosa è successo ma certo, un Fugatti in linea con Bonaccini non me l'aspettavo!".

LA DELUSIONE DI CIA - Da parte sua, Cia sottolinea in una nota che "alla fine la proroga non c’è stata. In un dibattito sostanzialmente inesistente e avvelenato dalla demagogia l’Aula ha deciso per la chiusura di numerose sale gioco in Trentino, sulla pelle di decine e decine di lavoratori che hanno sempre operato nel pieno della legalità e che fra qualche giorno dovranno cercarsi un nuovo lavoro in un contesto drammatico di iperinflazione galoppante. Intendiamoci, il gioco in Italia è legale e lo Stato esercita il monopolio in materia di giochi e scommesse. Una politica seria ha dunque il compito di governare il fenomeno e non di demonizzarlo a prescindere".

Certamente, "la ludopatia è una piaga sociale che deve essere combattuta, ma davvero pensiamo che il problema si risolverà favorendo il gioco online e 'ghettizzando' i giocatori fuori dai centri abitati? Negli ultimi 3 anni il gioco sul web ha avuto una crescita spaventosa, passando dal 33 al 61 percento, un processo alimentato dalla pandemia ovviamente. Web su cui una componente significativa del gioco è illegale, incontrollabile e gestita dalla criminalità organizzata. Qual è la logica di chiudere le sale gioco se non quella di favorire, ancora una volta il web rispetto agli esercizi fisici? Esercizi che danno lavoro e che generano 40 milioni annui di gettito erariale per la PaT.

Chiuderli significa semplicemente rinunciare a quel gettito ma mantenere il costo legato al contrasto e alla cura della ludopatia. La legge del 2015 aveva certamente un fondamento razionale, rimuovendo schiere di slot machine da bar e tabaccai vicino a scuole e chiese, ma per quale motivo vi è questo accanimento acritico anche contro le sale gioco? Ciò pare a maggior ragione incomprensibile in un contesto in cui a livello nazionale si sta lavorando a un testo unico per la regolamentazione del gioco. C’è la concreta possibilità che le sale che oggi chiudiamo mandando a casa decine di lavoratori per compiacere le ‘facce belle’ di certa politica siano fatte riaprire da Roma fra qualche mese".

Cia stigmatizza inoltre "la logica di coloro che da un lato chiedono l’immediata chiusura di gran parte delle sale gioco in provincia per ragioni etiche e di salute, e dall’altro vorrebbero liberalizzare le droghe, alimentando ben più pericolose dipendenze che già ora presentano spese elevatissime a carico del nostro sistema sanitario. Si dice di non volere il proibizionismo, ma solo di tenere lontano il gioco dai luoghi sensibili. Va da sé che in una città come Trento, in cui vi sono svariate chiese concentrate nelle zone centrali, il risultato sarà quello di spostare il gioco verso le periferie, dove i problemi sociali sono molto più gravi e la possibilità di cadere nell’abisso della ludopatia molto superiore. In sostanza si vogliono ghettizzare i giocatori, favorendo il sorgere di case gioco nelle periferie con meno controlli, dove consumare alcol fino a tarda notte e dove possono girare indisturbati strozzini pronti a prestare soldi a chi gioca. L’obiettivo, in fondo, non è quello di risolvere il problema, ma di nascondere la polvere sotto il tappeto".

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