Vertice governo-regioni su riaperture: dopo Pasqua il disgelo
Il premier Mario Draghi punta su collaborazione regioni per far ripartire il paese (e, si spera, anche i giochi)
Per superare la pandemia c'è bisogno dell'unità. Lo sa bene Mario Draghi il quale, non a caso, punta sulla risoluzione del conflitto tra e con le Regioni italiane per affrontare una partita già altamente complessa come quella delle pandemia e della ripartenza. Per questa ragione, il presidente del Consiglio sarà oggi all’incontro con i governatori guidati da Stefano Bonaccini, i ministri Mariastella Gelmini e Roberto Speranza, il commissario Francesco Paolo Figliuolo e il presidente della Protezione civile, Francesco Curcio.
Il premier si è dato la missione di superare il conflitto con gli enti locali e ricucire lo strappo che si era aperto - o comunque, allargato - dopo il suo intervento al Senato, quando ha bacchettato quei territori che hanno condotto campagne vaccinali discutibili, trascuranzo gli aziani o fasce più deboli. Draghi vuole correre sui vaccini e il primo passo della nuova strategia è quello di innescare una "concorrenza virtuosa" tra le Regioni, le quali a loro volta chiedono al governo più dosi e un calendario preciso delle forniture in arrivo.
La partita, quindi, è duplice. Da qui la necessità di un nuovo e ulteriore confronto tra le parti, che si farà oggi, per dare un aggiornamento del piano vaccinale e affrontare le criticità rappresentate dai territori. Ma si parlerà anche - e soprattutto - delle misure del decreto che dal 7 al 30 aprile terrà l’Italia nella morsa delle restrizioni. Nella speranza generale che possa trattarsi dell'ultimo provvedimento restrittivo, magari seguito da un allentamento generale delle limitazioni e da un progressivo ritorno alla normalità, che passa per la riapertura delle attività.
Se la Lega punta a una verifica di metà aprile per allentare la stretta, tuttavia, molti presidenti di Regione invocano prudenza. E anche chi prima chiedeva di riaprire, ora sembra frenare. "Non si può allentare adesso a costo di dover richiudere a maggio", avverte il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza Stato-Regioni, Stefano Bonaccini.
La prima cosa da fare, infatti, è organizzare la campagna vaccinale massiva, sull'intera Penisola e solo dopo si potranno determinare le aperture. Con il gioco pubblico che è tra i settori in maggiore attesa, poiché tra quelli più colpiti in assoluto dal lockdown e ormai allo stremo.
Nonostante le rassicurazioni del sottosegretario all'economia Claudio Durigon, gli addetti ai lavori continuano a vivere nella preoccupazione di non poter rialzare a breve la saracinesca, prima del raggiungimento di unavvicinamento alla vera "immunità di gregge": anche se l'ipotesi di una ripartenza a maggio sembra essere oggi plausibile. Anche se il comparto continua a chiedere la ripartenza fin da subito, almeno in zona gialla. Un punto, questo, sul quale non sembra esserci ancora un dibattito (non sul tavolo tra governo e regioni, almeno), anche se la richiesta continua ad apparire più che sensata, tenendo conto dei criteri di sicurezza vigenti e applicati in tutti gli altri settori, anche quelli ritenuti più a rischio rispetto al gioco, che continua a scontare soltanto il profilo di "non essenzialità" affibbiato dal Cts e da qualche tribunale. In attesa di una valutazione concreta da parte dell'esecutivo, che prima o poi dovrà pur arrivare.
IL PROGRAMMA DEL GOVERNO - Il programma di lavoro che si sono dati governo e Regioni prevede - dopo l'incontro di oggi, lunedì 29 marzo - una verifica delle misure che avverrà a metà mese, quando si riunirà la cabina di regia che valuterà l’andamento della curva dei contagi. Se, in base alla verifica sui dati, la situazione dovesse migliorare il governo potrebbe prendere in considerazione alcune riaperture: per l'attuazione di quei "cambiamenti in corso" possibili di cui ha parlato il premier nella conferenza stampa di venerdì 26 marzo.
La linea del premier, dunque, non cambia: guardare i numeri, che devono essere i più precisi e puntuali possibili, quindi affidabili, per poter prendere decisioni su dati sempre aggiornati. Il timore dell’ala definita “rigorista”, che come noto è capitanata dal ministro della Salute Roberto Speranza (ma che il premier condivide pienamente), è che con eventuali numeri fuori controllo possano compromettere la campagna vaccinale. Quindi non si può sprecare tutto adesso, facendo passi falsi: ma ciò non significa che bisogna tenere tutto chiuso a oltranza: il premier è dunque pronto a modificare il nuovo decreto anche in corsa, se la situazione lo consentirà.
LE FASCE GIALLE DA MAGGIO - Intanto, secondo quanto emerge da Palazzo Chigi, è noto che il nuovo decreto rinnoverà di fatto tutte le misure attualmente in vigore e confermerà il sistema delle fasce ma per tutto aprile non ci saranno regioni in giallo. Quindi, tornando al caso dei giochi, anche in caso di "concessione" della possibilità di riaprire in zona gialla, ciò non potrà avvenire (almeno) prima di maggio. Nel frattempo, dunque, i locali di gioco rimangono chiusi, mentre per bar e ristoranti varranno, quindi, le regole imposte dalla fascia arancione e rossa: vietato consumare cibi e bevande all’interno dei locali e nelle loro adiacenze. Consentita solo la vendita con asporto di cibi e bevande dalle 5 alle 22 (fino alle 18 per bar senza cucina). Se la situazione dovesse migliorare, però, bar e ristoranti potrebbero riprendere ad accogliere clienti almeno a pranzo (come accade in zona gialla).
CINEMA, TEATRI E GIOCHI - La cancellazione della fascia gialla fino al 30 aprile ha fatto saltare a data da destinarsi la riapertura di cinema e teatri che era stata prevista per il 27 marzo. L’ipotesi al vaglio del governo è ora quella di riaprire le sale nelle zone con minori contagi con gli spettacoli che sarebbero svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi. Una serie di misure che, se avallate, potrebbero spianare la strada anche a quei settori, come il gioco pubblico, rimasti in lockdown prolungato come le sedi dello spettacolo. Visto che a quel punto, riaprendo i cinema sulla base di criteri di sicurezza ritenuti idonei, non si potrebbero ritenere quegli stessi principi validi anche per una sala da gioco.