Il Parlamento europeo approva una risoluzione che riconosce il valore delle industrie dei videogiochi e degli esport e suggerisce lo sviluppo di una strategia comunitaria a lungo termine per sostenere e finanziare questi settori.
Sono stati ben 560 i voti a favore della risoluzione, con 34 contrari e 16 astenuti, ma al di là di questi numeri, la risoluzione approvata oggi, 10 novembre, dall'organo legislativo dell'Unione europea, seppur non vincolante, potrebbe costituire un punto di svolta in particolare per il settore degli esports.
Una risoluzione per la riuscita della quale hanno sicuramente influito anche alcune vicende italiane degli ultimi mesi. I sequestri di alcune sale Lan operati dall'Agenzia accise, dogane e monopoli la scorsa primavera, infatti, hanno portato l'europarlamentare Marco Zanni (Identità e democrazia) a presentare alla Commissione europe una interrogazione sulla regolamentazione degli esports, alla quale ha recentemente risposto il commissario per il mercato interno Thierry Breton.
Il Parlamento europeo, nei 38 punti chiave della risoluzione, riconosce infatti il valore che gli esport, e più in generale l'industria dei videogiochi, offrono economicamente e culturalmente in Europa.
I legislatori dell'Ue decideranno ora in che modo mettere in atto la risoluzione del Parlamento, che delina la strategia dell'Ue sul futuro degli esport e dei videogiochi. In linea di massima c'è da dire che le risoluzioni del Parlamento vengono seguite quasi alla lettera, al massimo con qualche aggiustamento che va a completare quando indicato dal Parlamento.
Se ciò accadesse anche in tale occasione si avrebbe, come si legge nella risoluzione, "l'accesso ai talenti e ai finanziamenti", con l'Ue chiamata ad "affrontare la carenza di competenze digitali e fornire un'infrastruttura affidabile e connettività, oltre a garantire che le parti interessate siano coinvolte nel processo". Parole che, da sole, bastano a sottolineare il fatto che il successo dell'approvazione della risoluzione è una grande conquista per le industrie europee dei videogiochi e degli esports, sia in termini di legittimità che finanziaria.
Sino a ora il sostegno all'industria videoludica era arrivato a livello nazionale, e lo stesso, anche se in misura molto minore e ancora più disomogenea, vale per gli esports, ma dice la risoluzione, "gli incentivi nazionali e il sostegno allo sviluppo locale di videogiochi, comprese le Pmi, dovrebbero essere incoraggiati e agevolati attraverso le norme dell'Ue in materia di aiuti di Stato come il regolamento generale di esenzione per categoria". Ci sono stati anche finanziamenti europei, tramite i programmi Europa creativa e Orizzonte Europa, ma la stessa risoluzione li definisce insufficienti.
A livello comunitario la risoluzione "invita la Commissione, in tale contesto, a mappare e definire l'industria europea dei videogiochi e a prendere in considerazione la creazione di un'etichetta di "videogioco europeo""
Viene ribadito anche l'aspetto importante della differenza tra esports e sport, che per l'Ue rimangono settori diversi in considerazione del fatto che i titoli videoludici sui quali si sviluppano competizioni esportive sono pur sempre di proprietà di entità private con diritti di proprietà intellettuale.
La risoluzione sottolinea tuttavia sia il valore commerciale che il potenziale di crescita e innovazione nei settori degli esports e dei giochi.
E in uno dei passaggi fondamentali del documento si chiede alla Commissione di sviluppare una carta per promuovere i valori europei nelle competizioni di esports, prendere in considerazione la creazione di un visto per gli esportivi a livello di Schengen e promuovere i benefici degli esports per l'istruzione e il benessere.