Super Mario Draghi favorito nelle quote del toto-Quirinale: tra incognite e sorprese
Draghi favorito alla successione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica ma le seconde e terze linee nascondo tante soprese.
Il favorito, manco a dirlo, è sempre lui, super Mario Draghi, mr. “wahatever it takes”. La quota è 1.90 e ha il 30 percento di probabilità di finire al Quirinale ed essere il nuovo presidente della Repubblica. Poi, però, sotto, si scatena una giungla di nomi, idee, alleanze, trattative e “operazioni scoiattolo”, tanto che, gli stessi giornalisti quirinalisti, si affrettano spesso a glissare le domande sui pronostici perché, si sa, nelle urne del Parlamento può succedere di tutto.
Si parte il 24 gennaio per l’elezione del successore di Sergio Matterella alla presidenza della Repubblica Italiana.
Piccola premessa: le quote che presentiamo sono puramente indicative e non sono giocabili in Italia dove le s scommesse sulla politica sono vietate. Si pensa che possano influenzare il voto. Ma le elezioni del Presidente della Repubblica non coinvolgono il popolo, come noto. E, in più, assistiamo puntualmente ad un balletto di sondaggi (spesso poco affidabili) che invece influenzano in maniera profonda l’opinione pubblica rinforzando o indebolendo il partito di turno in base alle percentuali che vengono presentate.
Detto questo passiamo all’analisi delle elezioni del Quirinale tramite il betting. Draghi, insomma, sembra favoritissimo. Ma una regola non scritta vuole che “chi entra Papa esce cardinale” e anche il capo dello Stato rispecchia questo antico adagio. Quasi mai il primo nome tra i “quirinabili” finisce sul Colle. Per Draghi c’è anche il problema di Palazzo Chigi: lui non parla del suo futuro per rispetto del presidente Mattarella, ma bisognerebbe capire anche cosa si siano detti i due quando Super Mario è stato nominato a capo del governo. Era già nel “pacchetto” firmato l’avvicendamento sul Colle tra i due?
Molti partiti vogliono che Draghi rimanda a Palazzo Chigi per concludere il mandato fino al 2023 e finire il lavoro sul Pnrr. E qui si innestano tutti i "peones”, il gruppo misto e una buona parte di parlamentari grillini che potrebbero essere imprevedibili nelle urne. Un’intervista ad un parlamentare a 5Stelle rimasto anonimo, ha rivelato proprio questa possibilità. Senza contare che il gruppo guidato da fuori da Giuseppe Conte e spezzato in molte correnti ed è ancora più imprevedibile. C’è poi il ruolo di Italia Viva che può risultare sempre decisivo.
Sarà alla fine una presidentessa per i prossimi sette anni? Marta Cartabia, attuale guardasigilli, è seconda a 2.50 con il 23 percento di possibilità di essere eletta. In molti hanno indicato questa possibilità e altri nomi sono Maria Elisabetta Alberti Casellati ad una ricca quota 10.50 col 5 percento solo di odds. Più indietro Anna Finocchiaro a 27, Paola Severino a 32 e poi la Bindi e la Bonino a quota 40 con Letizia Moratti.
E Silvio Berlusconi? L’operazione “scoiattolo” è in atto e il centro destra vuole insistere e rimanere compatto, magari con l’aiuto di quei parlamentari peones di prima. I rapporti tra B e Draghi sono ottimi: fu il primo a piazzare alla Banca Centrale il secondo e la soluzione permetterebbe a Draghi di finire il lavoro. Ma Silvio è osteggiato da molti e dalla Sinistra. E’ qui che potrebbe spaccarsi il fronte anche se molti ricordano che tutti gli ultimi presidenti della Repubblica non sono saliti al Colle senza spaccature tra destra, centro e sinistra.
Una certa forza in queste situazioni dell’area mancina del Parlamento lascia pensare ad alcuni nomi come quello di Paolo Gentiloni, bancato a 7 e come Pier Ferdinando Casini a quota 5. Ma quest’ultimo non convince e forse anche Gentiloni può dare ancora molto in Europa. Casini, notizie di oggi, non avrebbe l’appoggio di un gruppo molto importante come quello della Lega. Per questo vediamo molto meglio Gianni Letta a quota 22.00 sopra a Marcello Pera a 23.00. Letta sembra quel personaggio equilibrato e istituzionalmente pronto ed esperto e molto vicino al centrodestra ma anche “digeribile” dal centrosinistra.