Cellulare distrutto per chi gioca ai videogame a scuola.
Accade in Cina, in una scuola media di Lishui, nella provincia dello Zhejiang.
Come riporta, in Italia, il sito Orizzontescuola, gli studenti della scuola media ogni mattina devono consegnare i propri cellulari al momento del loro ingresso nell’istituto, con i dispositivi che vengono custoditi dall'amministrazione scolastica al sicuro, in una cassaforte, e restituiti solo al termine delle lezioni.
Fin qui nulla di strano, dato che fatti analoghi accadono, a macchia di leopardo, anche in Italia.
Ma nella scuola cinese sono andati oltre, e la pena per gli studenti che trasgrediscono alla regola si dimostra essere severissima. Se infatti uno studente non consegna il telefono all'entrata e in seguito viene sorpreso con il dispositivo in mano, il personale della scuola provvede a confiscare il telefono portandolo nelle mani del preside.
Il preside, organizzando una cerimonia pubblica che probabilmente ha l'intento di allontanare altri studenti dalla trasgressione, provvedere a distruggere il dispositivo (anche se non è dato sapere in quale modo).
Come riporta il portale italiano specializzato in notizie relative alla scuola, che tuttavia non cita la fonte, il preside della scuola cinese avrebbe dichiarato che questa misura è stata adottata per migliorare la concentrazione degli studenti e per evitare che vengano distratti dai videogiochi e dai social media.
Neanche a dirlo la regola imposta dalla scuola, in particolare quella relativa ai casi più estremi, ha suscitato reazioni opposte tra i genitori dei ragazzi: se alcuni concordano con la scuola trovando che la distruzione del cellulare del proprio figlio sia un modo efficace per educare i ragazzi all’autodisciplina e per evitare che perdano tempo prezioso con social e videogiochi, altri genitori considerano la distruzione del cellulare una soluzione troppo dura, crudele e magari controproducente.
Al momento, conclude il sito italiano, non si conoscono casi di altre scuole che abbiano adottato soluzioni simili. Ne si trovano, in rete, altre informazioni, per capire il numero di cellulari che siano già stati distrutti dalla furia dell'istituzione scolastica.
Di certo ci sono state altre operazioni, come quella dell’Anhui Suzhou Institute of Technology, nella provincia orientale cinese di Anhui, che ha rimosso le prese di corrente dai dormitori, per evitare che gli studenti passassero la notte a giocare o bighellonare sui social. A poco sono servite le proteste studentesche, anche con atti di vandalismo documentati da alcuni video in rete.
E non mancano i casi che confermano il, motivato, cattivo rapporto tra il mondo della scuola e quello dei cellulari. Una problematica che in Cina viene affrontata con preoccupazione, da tempo, anche a livello statale.
Le autorità affermano di voler proteggere la vista dei giovani, migliorare la loro concentrazione e prevenire la dipendenza da Internet e già nel 2021 le scuole venivano incoraggiate a trovare altri modi che non fossero i cellulari con i quali i genitori potessero comunicare con i bambini durante la giornata scolastica.
Secondo l'ente statale China Internet Network Information Center la stragrande maggioranza dei bambini e degli adolescenti in Cina accede a Internet tramite il proprio smartphone: una recente statistica parla del 74 percento dei minori di 18 anni.
Così anche nell'agosto scorso, infatti, l’autorità di regolamentazione del cyberspazio del Paese ha annunciato una proposta inviata ai principali produttori di cellulari, di inserire una “modalità limitata” nei dispositivi, in modo da limitare l’utilizzo da parte dei minori di 18 anni a un massimo di due ore al giorno.
Una richiesta la cui presentazione è stata accelerata dopo la diffusione sui sociale cinesi del video di un ragazzo di 13 anni che, nel Guangxi, minacciava suo padre con una mannaia dopo che questi gli aveva portato via il telefono perché ci passava troppo tempo sopra. L’incidente, per milioni di cinesi, è diventato un esempio estremo dei pericoli della dipendenza dallo schermo che affligge i giovani cinesi.
Il governo del presidente Xi Jinping ha ripetutamente affermato che i giovani sono cruciali per lo sviluppo della Cina e le autorità hanno già introdotto misure per regolamentare la dipendenza giovanile dalla tecnologia, come limitare il tempo in cui i bambini possono giocare ai videogiochi.
La decisione del governo ha portato a un crollo delle azioni per i più grandi produttori di smarphone mondiali, soprattutto quelli legati al mercato cinese, così come è stato per i produttori di videogame quando un funzionario cinese (poi costretto alle dimissioni) annunciò una nuova stretta al mercato, anche se qualcuno, come Tencent, si era già posto il problema diversi anni fa.
Motivo per cui continua il tira e molla, e il diffile compito per il governo cinese, con da una parte l'esigenza di tutelare i più giovani, e dall'altra quella di tutelare una delle industrie più importanti del Paese.