“Giocavo a poker, mangiavo al ristorante, andavo a giocare”. Pare in qualche bisca della Sicilia, a casa in piena latitanza, e forse anche al casino anche se Venezia ha smentito a tempo debito le dichiarazioni, spesso fuorvianti e assai fantasiose, di Salvatore Baiardo tra Report e Non è l’Arena.
Da una parte le condizioni di salute sempre più gravi, stando alla denuncia del suo legale e al ricovero delle scorse ore in ospedale, dall’altra le parole rilasciate ai magistrati di Palermo nel suo primo interrogatorio i cui verbali sono stati depositati oggi. Matteo Messina Denaro, 62 anni, considerato l’ultimo capomafia di Cosa Nostra è stato arrestato il 16 gennaio scorso (dopo una latitanza trentennale) all’esterno di una clinica privata del capoluogo siciliano dove si recava da qualche anno per sottoporsi alle chemioterapie dopo la diagnosi di tumore al colon e continua a far parlare di sé.
Il caso vuole che tra le tante parole depositate (anche in tono di sfida “mi avete preso perché ero malato”) nei titoli e tra le prime dichiarazioni sia stata riportata quella relativa al poker. Dal vivo ovviamente. Difficile che Messina Denaro si sia lasciato trecciare in qualche room online anche se gestiva sontuosi giri di betting online illegali e una skin di poker per farsi qualche partita non avrebbe faticato a trovarla.
Già lo scorso aprile erano usciti fuori tanti particolari. Tra questi anche la passione per il poker del capomafia. Addirittura nel covo si era scovata un'improbabile passione per i videogame di cui abbiamo parlato mesi fa.
La notizia emerse da una coppia di testimoni, marito e moglie, che hanno raccontato ai carabinieri delle loro serate passate a giocare a poker con il capo mafia.
Messina Denaro fu presentato loro da Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri, arrestati a marzo con l’accusa di aver favorito e protetto il latitante fornendogli cibo, vestiti e documenti falsi.
La coppia di testimoni ha dichiarato di aver conosciuto il boss con il falso nome e falsa professione del medico Franco Salsi. Presentatisi spontaneamente ai Carabinieri, i due hanno detto di non aver mai riconosciuto Matteo Messina Denaro, e hanno fornito alle autorità i dettagli delle serate passate a giocare sul tavolo verde. Difficile verificare il tutto.
Come detto Messina Denaro avrebbe gestito in latitanza anche una rete di scommesse online passando attraverso i prestanome e collaboratori Saro Allegra e Carlo Cattaneo.
Il match di indizi arriva con le dichiarazioni, da prendere sempre con le molle e tutte da verificare del pentito Salvatore Baiardo che aveva annunciato ai microfoni di Non è l’Arena che “Messina Denaro è malato, potrebbe consegnarsi”. E Giletti aveva commentato: “Conosco bene Baiardo. Ne ho studiato molto anche la psicologia. È un grande giocatore di poker. Quando hai a che fare con una persona come lui, sai che può essere abile a bluffare. Baiardo in altre occasioni è stato depistante ma in altre storie invece i suoi racconti coincidevano in modo perfetto”.
Alla fine Baiardo, sapendo o tirando a indovinare, ebbe ragione. Tuttavia non è chiaro se i giudici siano andati a fondo sulla vicenda o via siano elementi.
Di sicuro le sortite ai casinò in piena latitanza erano un po’ improbabili tanto che il Casino di Venezia smentì categoricamente di aver Messina Denaro ma anche i vari pseudonimi che poteva giocarsi.
A Campobello, invece, giocava con l’identità di Franco Salsi. E secondo alcune testimonianze giocava nei circoli della Sicilia fin dal lontano 1991. Bische, ovviamente, non certo i club di oggi che operano alla luce del sole e, seppur borderline, offrono trasparenza e sicurezza ai player. Che il poker home game poi fosse un passatempo è assolutamente plausibile ma non vi sono prove evidenti che ciò accadesse e in quali formati e per quanti soldi. Di sicuro il poker a 32 carte sarà stato il più amato dal boss che circolava indisturbato perché “se vuoi nascondere un albero piantalo in una foresta”.